mandy the doll
Mandy

Se vi dicessi “bambola maledetta”, a cosa pensereste? Immagino che la mente di tutti correrebbe alla famigerata Annabelle, protagonista indiscussa di due film; oppure potreste citarmi Chucky, o ancora il bambolotto Robert che vuole che la gente gli chieda il permesso per scattargli foto, pena terribili incidenti… O ancora mi potreste citare le tante inquietanti bambole che hanno dato il nome addirittura a un’isola, L’isola delle bambole, appunto… Ma se vi nominassi Mandy, sapreste che stiamo parlando di una bambola che, in confronto, farebbe sembrare Annabelle un agnellino?

La bambola Mandy venne donata al Quesnel&District Museum, in British Columbia, Canada, nel 1991. Il museo raccoglie tutta la storia di Quesnel e dintorni, tra documenti, fotografie, oggetti e molto altro. Quasi immediatamente dopo il suo arrivo al museo, Mandy diede l’impressione di essere una bambola piuttosto raccapricciante, e molti tra quelli che si trovavano ad averci a che fare provavano un forte senso di disagio, soprattutto quando attorno a lei vennero a verificarsi delle attività… inspiegabili.

Una strana bambola

ImmagineLa storia di Mandy ebbe inizio quando il curatore del Quesnel&District Museum ricevette un pacco, contenente un oggetto che sarebbe dovuto confluire nell’archivio del museo. Davanti ai suoi occhi, una bambola antica, vecchia di almeno 90 anni. La donna che l’aveva portata al museo per affidarla al curatore disse che era una bambola speciale: stava letteralmente invecchiando, era fragile e per preservarla dalle attenzioni di sua figlia voleva trovasse adeguato riparo al Museo. La bambola, di nome Mandy, era appartenuta alla nonna della donna, ma piuttosto che essere triste per doversene separare, la donna sembrava ansiosa di liberarsene.

Il curatore prese tra le mani la bambola e si sentì immediatamente a disagio. Aveva la sensazione che la bambola avesse un aspetto incredibilmente inquietante. I suoi vestiti erano piuttosto vecchi e sbiaditi, le parti morbide e imbottite del suo corpo erano strappate in alcuni punti, ma la cosa più inquietante era il volto della bambola, che era dipinto in modo così realistico da sembrare vero.
Aveva gli occhi di vetro, ma la fronte era incrinata, facendo sì che l’occhio sporgesse leggermente, come se stesse osservando attentamente gli astanti.

Mandy venne portata nel laboratorio del museo per essere sottoposta a manutenzione prima di poter essere esposta. La bambola venne racchiusa in un sacchetto di plastica, per verificare se gli insetti lo avessero infestato. Tuttavia, quella bambola dall’aspetto così realistico, collocata in una normalissima busta di plastica, contribuiva a creare disagio nello staff del museo quando la guardavano. 
Poi, coloro che lavoravano nel laboratorio in prossimità della bambola giurarono di aver sentito il sacchetto frusciare, come se la bambola si fosse spostata all’interno, e non erano gli insetti a causare il movimento: la bambola aveva cambiato posizione.

Una bambola infestata

ImmagineUna volta che l’analisi iniziale della bambola venne finalmente completata, arrivò il tempo di fotografarla, un processo richiesto perché tutti i manufatti del museo dovevano essere sottoposti a inventario. Mandy venne fotografata (la foto che vedete qui di fianco è proprio quella relativa al suo primo shooting fotografico) e poi lasciata in laboratorio durante la notte. La mattina dopo, quando il personale rientrò nel laboratorio, scoprirono che qualcuno si si era introdotto, durante la notte, lasciando il laboratorio nel caos più totale: gli oggetti più piccoli erano stati lanciati ovunque nella stanza e giacevano disseminati sul pavimento, mentre gli oggetti più grandi e pesanti apparivano appena sospinti.

Ciò accadde ogni volta che Mandy veniva lasciata in una stanza da sola durante la notte. Il curatore del museo paragonò il disordine che puntualmente trovavano a ciò che accadrebbe se un bambino avesse fatto i capricci in una stanza. E più di qualcuno iniziò a chiedersi se quel caos non fosse davvero opera di Mandy, che manifestava in questo modo il suo disagio per essere lasciata sola e in una squallida busta di plastica.
Ma non era tutto: da quando Mandy era arrivata al Museo, si erano verificati altri strani avvenimenti: cibi che sparivano dai frigoriferi e venivano poi trovati, marciti, in qualche cassetto; oggetti che sparivano e ricomparivano; suoni di passi in corridoi deserti.

Quando i lavori su Mandy terminarono, la bambola fu finalmente esposta all’interno del museo, all’interno di una teca di vetro per proteggerla, e posizionata in un punto strategico: sarebbe stata la prima cosa che i visitatori avrebbero visto una volta entrati nel museo.
Eppure i visitatori si sentivano molto a disagio quando guardavano la bambola, sembrava quasi esserci qualcosa di sbagliato in essa. Qualcuno tentò anche si scattare foto a Mandy, per poi scoprire che o le fotografie erano misteriosamente scomparse, o erano sfocate o presentavano strane anomalie di luce.

Con il passare del tempo, si arrivò al punto che il disagio avvertito dai visitatori divenne così forte che la vetrinetta di Mandy venne spostata in luogo più appartato, all’interno del museo, e la gente disse di non provare più quella sensazione di disagio, quanto piuttosto di tristezza. Una medium, che aveva fatto visita più volte al museo ed era rimasto particolarmente colpito da Mandy, chiese al curatore di poter tenere la bambola con sè per qualche giorno, per studiarla.
“Leggendo” la bambola, la sensitiva avvertiva il dolore provocato da molti abusi… ma non era la bambola a soffrire, quanto piuttosto lo spirito che la abitava.
Da dove proveniva davvero Mandy? A chi era appartenuta? Era davvero della nonna della donna che la consegnò al Museo?

Origini di Mandy

ImmagineNon si sa da dove provenisse davvero Mandy. La donna che la portò al Museo disse che l’aveva sua nonna da tempo immemore, che era una bambola fabbricata in Germania e regalatale come regalo di compleanno, ma altro non seppe dire… così iniziarono a circolare strane leggende su questa bambola, grazie anche alla medium che per prima la studiò. La donna disse che la bambola era abitata dallo spirito di una bambina, che era morta, prigioniera, in uno scantinato. Non si sa perché la bambina fosse stata rinchiusa nello scantinato: forse per punizione, forse per un tragico scherzo del destino… Fatto sta che la bambina era morta in quello scantinato, assieme alla sua bambola, e lo spirito della piccola era entrato nel giocattolo.
Una storia orribile e senza dubbio una storia alla quale non si può credere… tuttavia esiste un legame tra alcuni aspetti dell’origine della bambola e la donna che l’aveva donata al museo. Quando gli strani eventi di cui abbiamo parlato iniziavano a manifestarsi al museo, il curatore decise di mandare a chiamare la precedente proprietaria della bambola. 
Fu qui che si apprese la verità: la donna non aveva donato la bambola al museo per paura che sua figlia la rompesse. Lei stessa l’aveva messa in una scatola di cartone e depositata in cantina, al riparo… Ma da un po’ di tempo, proprio da quando l’aveva riposta in cantina, la donna aveva iniziato a sentire un pianto di bambino proveniente proprio dalla cantina. Quando aveva indagato per trovare la fonte del suono, non aveva trovato nessuno lì, ma si era accorta che la finestra della cantina era stata aperta e aveva trovato la bambola Mandy sul pavimento.
E questo si era verificato più e più volte.
A questo punto aveva deciso di liberarsene e donarla al Museo Quesnel. E fin dalla prima notte in cui la bambola non era più nella sua casa, il pianto inspiegabile si era fermato…
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