Quando percorro una strada, qualsiasi strada, ciò che osservo con più attenzione è se, ai bordi della stessa, ci sono mazzi di fiori che ricordano che, in quel punto, è morto qualcuno.

Ci sono numerosissime strade, purtroppo, che recano questo simbolo, e ogni volta per me è un profondo dolore vedere quei fiori che ricordano tante vite spezzate.

Una delle cose cui penso più frequentemente è se, lungo quella strada, ci siano anche gli spiriti delle persone che lì hanno perso la vita, perchè sono convinta che quando una persona muore improvvisamente, senza quasi rendersene conto, il suo spirito, e dunque il suo fantasma, resti nel luogo in cui quella persona ha perso la vita…proprio perchè lo spirito non è stato in grado di comprendere che la vita non esiste più. 

Ne aveva parlato tempo fa il caro amico Edu nel suo IlmondodiEdu, e rimando al suo post per farvi un’idea di cosa sto parlando.Una volta ho trovato un video su internet che riprendeva un incidente stradale, e nei pressi di quell’incidente, si poteva vedere quello che sembra il fantasma della persona morta. Realtà o fantasia? A voi il giudizio.Però oggi voglio raccontarvi qualcosa che fa riferimento a una mia diretta esperienza. Diretta non nel senso che l’ho vissuta io in prima persona, ma che mi è stata raccontata. All’inizio mi sembrava più che altro una storiella, una boutade, ma poi, gironzolando in internet, ho scoperto che una storia molto simile circola da parecchio tempo sui siti che trattano di fantasmi e affini.

Si racconta che, lungo una strada appena fuori Vicenza, tra le provincie di Padova e Vicenza per l’esattezza, sia possibile fare un incontro abbastanza sconvolgente. Nulla a che vedere con la storia del fantasma di san Pelagio, che pure avevo trattato sul blog tempo addietro. Però la storia è abbastanza curiosa.


La strada in questione è una strada abbastanza stretta, che ad un certo punto compie una curva stretta e molto pericolosa, perchè questa curva dà su una casa…una casa che adesso è chiusa ma che un tempo era splendida. La casa in questione, sempre che le cose non siano cambiate nel frattempo, ha, nella parte inferiore, una lapide con una fotografia sbiadita di una ragazza, di cui ricordo solo il nome: Anna.


Anna perse la vita in un incidente stradale proprio in corrispondenza di quella casa, di quella curva, quando l’auto sulla quale viaggiava, a causa della pioggia o forse dell’alta velocità, uscì di strada e si schiantò proprio addosso alla parete della casa. Il fatto accadde alla fine degli anni ’70.


Se ne riparlò quando un giornale locale diede notizia dell’avvistamento del fantasma di quella ragazza, morta tragicamente dieci anni prima. Ma andiamo con ordine.


Una notte di febbraio, un giovane stava viaggiando con la sua auto, percorrendo quella strada, quand’ecco in corrispondenza della curva maledetta vide una ragazza con un piumino rosso (qui forse c’è qualche analogia con il fantasma di Melissa, la ragazza dell’autostrada di San Pelagio), che sostava in corrispondenza della casa, sulla curva. 


Il ragazzo subito fermò la macchina e si sporse dal finestrino, chiedendo alla ragazza se le servisse qualcosa. Lei gli rispose che la sua auto aveva avuto un incidente e che, senza veicolo, era impossibilitata a tornare a casa. Il giovane allora si offrì volontario per riaccompagnarla a casa, tanto più che la ragazza viveva a poca distanza da dove si trovavano in quel momento.


Durante il tragitto, la ragazza non parlò quasi mai, sebbene il giovane tentasse più volte di instaurare una conversazione. Visto però che la ragazza non voleva saperne di parlare, il giovane capì che era inutile tentare di smuoverla, e continuò a guidare come se nulla fosse, desideroso forse di riaccompagnare a casa un’ospite tanto taciturno. Alla fine, la ragazza fece cenno al giovane di fermarsi, poichè erano arrivati a destinazione.

Il ragazzo così lasciò la ragazza davanti alla casa che lei gli aveva indicato, e ripartì, non prima però di aver controllato, nello specchietto retrovisore, se la ragazza fosse realmente entrata in casa.
Non vedendola più dietro di sè, si rincuorò e riprese la marcia.

Una volta giunto a casa, però, si accorse che la ragazza aveva lasciato il suo piumino nei sedili posteriori della macchina, e quindi decise di riportarglielo. Con lui si mise in viaggio anche il fratello.


I due raggiunsero in breve tempo la casa dentro cui era entrata la ragazza, ma si meravigliarono non poco di vedere in che condizioni versava l’abitazione: il tetto rotto, le finestre chiuse e sprangate, la porta scardinata e sostituita da un muro di mattoni. Decisamente, quella casa non era abitata da molto tempo! Dove si era dunque rifugiata la strana ragazza che il giovane aveva riaccompagnato?


Il fratello del ragazzo prese il piumino della giovane e lo esaminò, controllandone le tasche, per verificare che non ci fossero oggetti che potessero in qualche modo rivelare l’identità della strana ragazza, ma la ricerca fu senza esito. Il giovane però si accorse di una cosa alquanto strana: quel piumino odorava di fumo. Non di fumo di sigarette, ma proprio di fumo di un incendio, e in alcuni punti, soprattutto nella parte inferiore, appariva sporco di una sostanza grigiastra che sembrava cenere.


I due videro una signora che passava di là e la fermarono, chiedendo spiegazioni su chi abitasse in quella casa e soprattutto sulla giovane che aveva smarrito il suo piumino.

La signora spiegò agli attoniti ragazzi che erano almeno 20 anni che quella casa era disabitata, da quando la famiglia che vi viveva l’aveva abbandonata dopo che la loro unica figlia era morta, in seguito a un tragico incidente stradale, nel quale la sua auto, dopo l’impatto, aveva preso fuoco. La gente che viveva vicino al luogo dell’impatto era subito accorsa, tentando di spegnere le fiamme che nel frattempo si erano sprigionate dal veicolo, ma quando finalmente l’incendio fu domato, per la povera ragazza non ci fu nulla da fare, perchè era morta soffocata dal fumo dell’incendio.

I due ragazzi chiesero alla donna come si chiamasse la ragazza morta nell’incidente: Anna, rispose lei, e spiegò ai due giovani dove si fosse verificata la tragedia. Si trattava proprio della casa davanti cui il ragazzo aveva visto per la prima volta la ragazza dal piumino rosso.


I due fratelli si precipitarono sul luogo, e cercarono qualche indizio…ed effettivamente, sul muro esterno della casa che si trovava proprio sulla curva maledetta, scorsero una lapide con una fotografia sbiadita, di una ragazza che, come dichiarava la lapide, si chiamava Anna, ed era morta proprio lì esattamente 30 anni prima. La cosa strana era che nella foto, la ragazza indossava proprio lo stesso piumino che aveva dimenticato in auto del giovane.


Si dice che altri automobilisti abbiano avuto modo di vedere il fantasma della ragazza col piumino rosso…sempre lì, sempre nello stesso punto, Anna sosta sul ciglio della strada, si ripresenta ogni anno, ogni anno sempre lo stesso giorno, la notte del giorno in cui perse la vita, tragicamente, nello schianto.


Che questa sia una storia o una leggenda non si sa…forse è semplicemente una “ripresa” di altri fatti più noti, come la storia del fantasma di Melissa o quello di Teresa Fidalgo…storia rimodernata e adattata al territorio in cui viene raccontata.


Del resto, storie di fantasmi che si possono incontrare lungo una strada ce ne sono tanti: a parte il già citato caso di Melissa di san Pelagio di cui mi sono occupata, ho parlato anche del fantasma di Forcella Mostaccin…e presto parlerò di altri due casi di “fantasmi stradali”…oltre che darvi conto di un “primato fantasmico”: la strada più infestata del mondo.

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5 pensiero su “Il fantasma torna sempre sul luogo del delitto”
  1. Me la ricordavo questa storia o leggenda.
    O forse è successo a me?
    Ho ricordi di avvenimenti mai accaduti.

    Aspetto ansioso la strada più infestata al mondo. 🙂

  2. Ciao, bel post.
    Dell’autostoppista fantasma si riportano testimonianze anche in Francia e in Inghilterra, anche questa è una leggenda metropolitana abbastanza diffusa.
    Però inquietante.

    1. Dunque quella di Teresa è una montatura, credimi sulla parola, ma vi sono tante altre testimonianze che non sono favole, casi di persone che sono riapparse sul luogo dell’incidente, perché poi non dovrebbe essere vero? Non hai idea della complessità del nostro essere, il fatto di perdere lo strato esterno, non significa che moriamo veramente…, queste persone sono messaggeri, che desiderano comunicare che nonostante siano morti a questa realtà, loro continuano a vivere…
      Le leggende metropolitane ci sono, questo è vero, ma vi sono anche questi messaggeri che appaiono e scompaiono.
      Un abbraccio
      Angie

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