Oggi ho deciso di presentarvi la prima parte del post al quale sto lavorando da mesi. Ci addentriamo ad affrontare una tematica molto complessa, presentando uno dei casi più controversi mai avvenuti, su questa tematica. Il processo alle streghe di Salem.

Il villaggio di Salem, nel Massachusetts, nel 1642 era una piccola comunità rurale, formata da emigranti provenienti dal nucleo principale di Salem, la città vera e propria, che oggi corrisponderebbe all’odierna Danvers. La gente di Salem, come tutti coloro che abitavano nel Massachusetts, erano persone semplici, molto religiose, definiti da Cotton Mather, uno dei primi e più famosi ministri della colonia, come un popolo scelto da Dio perchè colonizzasse quei territori che una volta erano del diavolo. E difatti il loro unico scopo era quello di combattere il diavolo che si presentava in ogni forma: chiacchiere, invidie, cattive frequentazioni, adulteri e chi più ne ha più ne metta.

1692, inizia la storia

La storia ha inizio nel 1692, quando Salem usciva da una situazione decisamente non facile: si erano infatti verificati numerosi periodi di siccità alternati a inondazioni, molto bestiame era morto, a causa della siccità, e poi si erano verificate invasioni di cavallette che avevano distrutto tutti i raccolti: una vera piaga, per gente abituata a vivere dei frutti della terra. La gente era così piombata nella miseria più totale, e aveva imputato quel disastro a una sola persona: il diavolo. C’era sicuramente lui dietro le disgrazie che avevano colpito Salem, e la siccità, le cavallette, la moria del bestiame, le inondazioni, simili ad alcune delle piaghe d’Egitto, erano sicuramente una punizione divina per quanto a Salem stava accadendo. Mancava solo la pioggia di fuoco dal cielo… e anche quella arrivò, quando nel 1691 un enorme incendio scoppiò a Boston distruggendo quasi tutta la città.

Poco dopo questa tragedia, Port Royal, in Giamaica, venne distrutto completamente da un terremoto, che provocò oltre duemila vittime. La cosa strana è che la maggior parte delle vittime erano parenti e amici dei coloni del Massachusetts… e così la gente iniziò a porsi delle domande: possibile che tutto quello che stava accadendo fosse opera del diavolo? E così, tra un sospetto e un’illazione, nel 1692 la gente iniziò a cercare qualcuno a cui addossare la colpa delle disgrazie che stavano accadendo.

La casa di Jonathan Corwin a Salem

Salem, a dirla tutta, aveva una certa fama come villaggio “litigioso”: diversi erano i gruppi rivali che avevano il desiderio di controllare il paese, e prima che la caccia alle streghe iniziasse, i due ministri di culto più importanti erano stati allontanati, dopo che erano venuti alle mani nella piazza del paese. Al loro posto era stato nominato il reverendo Samuel Parris, che aveva un passato non proprio limpido.

Parris aveva intessuto relazioni commerciali nelle Indie Occidentali, e al suo ritorno dall’isola di Barbados aveva portato, oltre a un bel gruzzoletto, anche due schiavi: John Indian e la moglie Tituba. In particolare Tituba era al centro delle attenzioni di tutti: per metà caraibica e per metà africana, aveva una bellezza davvero affascinante, e oltre a essere bella era anche intelligente. Tuttavia, le sue conoscenze si estendevano a campi non molto “ortodossi”. Aveva imparato i fondamenti dell’obeah, la magia delle Indie Occidentali, e la donna aveva iniziato subito a insegnare i trucchi che conosceva alle donne di casa Parris. Elizabeth, figlia di Samuel Parris, era una bambina tranquilla, e da subito ottenne l’amicizia di Tituba, che la preferiva alla cugina Abigail Williams, più vecchia di due anni, che era maliziosa, poco sincera e soprattutto opportunista.

Chiacchiere da focolare…

Ben presto Tituba divenne la confidente delle due ragazzine, che si facevano raccontare storie di magia antica, e spesso si facevano leggere il futuro. Così la cucina di casa Parris divenne meta di molte altre ragazze, che saputa della dote di Tituba, volevano conoscere cosa il futuro riservasse loro. Così, la cucina dei Parris si arricchì di nuove ascoltatrici. Il loro nomi erano Mary Walcott e Susanna Sheldon, che vivevano vicino alla parrocchia; Ann Putnam, dodicenne che aveva una madre nevrotica; Mercy Lewis, domestica in casa Putnam; Sarah Churchill, domestica che serviva nella casa del possidente terriero George Jacobs; Elizabeth Hubbard, nipote della moglie del medico del villaggio, dottor Griggs; e infine Mary Warren, domestica di John ed Elizabeth Proctor.

All’inizio le riunioni del gruppetto delle dodici ragazze, che avevano tutte un’età inferiore ai vent’anni, proseguirono tranquillamente. La monotonia della vita quotidiana di Salem, improntata alla preghiera, ai digiuni, alla penitenza, veniva finalmente rotto grazie a quella serva di colore, che insegnava loro qualcosa di proibito come la magia e prediceva il futuro… tuttavia, specie sulle ragazze che avevano una personalità un po’ più fragile, il fascino del vietato e del proibito iniziarono a farsi sentire in maniera negativa, agendo in particolare sul loro sistema nervoso. Le cose che vedevano o sentivano da quella serva, e la continua ricerca di stratagemmi per evitare di far sapere all’esterno cosa avveniva in casa Parris portò molte di queste ragazze ad ammalarsi e a comportarsi in modo strano.

…e stranezze inspiegabili

Elizabeth Parris, che era la più giovane del gruppo, spesso cadeva in trance, e rimaneva per ore intere a fissare il vuoto, per poi scoppiare in grida disperate e cadere per terra. Abigail si comportava allo stesso modo, rantolando ed emettendo suoni gutturali, poi abbaiava come un cane e camminava carponi. Samuel Parris, preoccupato per quanto stava accadendo in casa sua, iniziò a sottoporre le bambine a preghiere per implorare la loro guarigione, ma non appena il reverendo si avvicinava loro e iniziava a pregare, Abigail si tappava le orecchie ed Elizabeth gridava e gettava in terra la Bibbia.

Vedendo che la preghiera falliva miseramente, Parris chiamò il dottor Griggs che tentò, senza esito, di curare le bambine somministrando loro varie medicine. Vedendo che nè fede nè medicina avevano avuto alcun beneficio sulle bambine, la sentenza fu una sola: maleficio. E quando poi anche le altre ragazzine della combriccola iniziarono a manifestare gli stessi sintomi delle due ragazzine di casa Parris la situazione si fece decisamente preoccupante, sebbene molta gente deridesse le ragazzine per il loro comportamento.

Mary Walcott e Susanna Sheldon ebbero continue convulsioni, Ann Putnam si muoveva come un animale, Mary Warren iniziò a muoversi in modo inconsueto. Di fronte all’ennesimo attacco, John Proctor trovò una soluzione: mise Mary Warren al filatoio e le disse che se avesse avuto un altro attacco l’avrebbe legata. Mary guarì.

Di fronte alla guarigione di Mary Warren, la gente iniziò a tranquillizzarsi, e pensò che la strana malattia di cui avevano sofferto le ragazzine fosse finalmente passata… ma il solo a non credere in una guarigione era Samuel Parris. Il reverendo chiese aiuto all’esterno, perchè aveva capito che nessuno del villaggio poteva aiutare quelle nove ragazzine. E a Salem arrivarono una decina di ministri del culto, con il solo scopo di pregare con le ragazze. All’inizio esse ascoltarono tranquillamente, ma presto cominciarono ad agitarsi ogni volta che veniva nominato il nome di Dio. Alla fine le nove ragazzine si contorcevano sul pavimento, con urla disumane… E fu allora che Parris si ricordò della schiava Tituba, e di come nelle Indie Occidentali spesso avesse sentito parlare di “obeah” e “voodoo”… possibile che la sua schiava c’entrasse con quello che stava accadendo a Salem?

Samuel Parris iniziò a osservare la donna, e quando un giorno la vide prendere qualcosa sepolto sotto la cenere del camino e darla da mangiare al cane, in un attimo le fu addosso, e le chiese cosa stesse facendo. Tituba rispose candidamente che aveva preparato una torta, e fu allora che Parris si rese conto che la donna aveva realizzato la “torta della strega”, un impasto di farina di segale e urina di bambino che veniva data da mangiare a un cane: si credeva che se il cane avesse cominciato a tremare dopo aver mangiato la torta, il bambino la cui urina era stata utilizzata sarebbe guarito. Quando poi Tituba confessò che aveva preparato la torta per guarire la sua amata Elizabeth, Parris fece frustare la donna finchè questa confessò di aver appreso quelle arti magiche nel suo paese, ma negò categoricamente di essere una strega. Parris allora interrogò la figlia su che rapporti avesse con la schiava, e la piccola scoppiò in lacrime, raccontando al padre tutto quanto era avvenuto nella cucina di casa Parris. Parris interrogò anche le altre ragazze, e tutte ammisero le loro colpe.

La storia sarebbe forse finita qua, con l’allontanamento di Tituba, se Parris non avesse posto un’ulteriore domanda: “Chi, oltre a Tituba, è coinvolto in questa storia?”. Fu Abigail a rispondere: Sarah Good, una vagabonda di scarsa reputazione, che viveva di espedienti, fumava la pipa ed era disprezzata da tutti. E Sarah Osborne. Donna malata, moderatamente pazza e considerata immorale, per essersi sposata tre volte. 

Inizia il processo

Il giorno dopo due magistrati di Salem Town, John Hathorne e Jonathan Corwin, entrarono a Salem per iniziare gli interrogatori alle tre donne. Il processo ebbe luogo nella Casa delle Adunanze di Salem Village, dove solitamente avvenivano le riunioni della congregazione.

La prima a essere interrogata fu Sarah Good, che negò di aver mai praticato la stregoneria; allora Hathorne ordinò alle bambine di guardare bene in faccia la donna che stava loro davanti, e di dire se fosse lei che le tormentava. Le nove ragazzine la guardarono, e riconobbero in Sarah Good la persona che le tormentava a distanza. Poi caddero in preda alle convulsioni, urlando che lo spirito di Sarah Good le stava morsicando e torturando. La folla che riempiva la sala osservava sgomenta ciò che stava accadendo davanti ai loro occhi, convinta che dietro a tutto ci fosse il diavolo. Era infatti credenza comune che questi attacchi avvenissero proprio per volere, e per mano, del diavolo, che poteva assumere la forma fisica di una qualsiasi persona, e poteva farlo solo col permesso della persona in cui egli si “incarnava”.

Subito dopo venne fatta comparire Sarah Osborne, che negò immediatamente di aver mai tormentato le ragazze. Ma le nove accusatrici l’accusarono di falso, e subito dopo iniziarono a lamentarsi e contorcersi, gridando dal dolore. Hathorne chiese alla Osborne perchè stesse facesse ciò, e la donna di nuovo negò ogni addebito, così come negò che ci fosse qualche altra presenza che agisse attraverso di lei. Suppose che, se anche dovesse esserci il diavolo dietro a tutto quello che stava accadendo, di certo il maligno assumeva le sue sembianze senza che lei lo sapesse, ma la corte non considerò la sua risposta, e fece rinchiudere la donna in prigione. Sarah Osborne vi morì appena due mesi dopo.

 
Alla fine sul banco degli imputati salì l’accusata n. 1, Tituba, e la sua apparizione venne accolta da reazioni violente da parte delle ragazze accusatrici, che erano più che altro terrorizzate dalle punizioni che avrebbero subito qualora la donna avesse rivelato cosa accadeva durante gli incontri nella cucina dei Parris.
Ma Tituba aveva bene a mente il trattamento riservatole dal padrone: quando aveva negato di essere una strega era stata picchiata, quando aveva “confessato”, la punizione era cessata. E sul banco degli imputati fece esattamente la stessa cosa. 

Iniziando a raccontare la “sua” verità…

 

continua

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2 pensiero su “Il processo alle streghe di Salem: prima parte”
    1. grazie zio Nick! sì, era un post che stavo scrivendo da un bel po’, cercare notizie su Salem è davvero complicato, ci sono miriadi di testi da leggere…e alla fine, per fortuna, sono riuscita a trovare quello che cercavo…e altro materiale che mi servirà per almeno una mezza dozzina di altri post 🙂
      credo che più avanti inizierò a postare con molta più regolarità 🙂

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