Olga-Chardymova
Olga Chardymova poco prima di sparire

La storia che vi voglio raccontare oggi ricorda, per certi aspetti, la vicenda di Carl Tanzler, l’uomo che imbalsamò il cadavere della propria amata, e la tenne con sè, per esorcizzare la paura della morte e la paura di perderla per sempre. Un personaggio simile a Carl, ma dei nostri giorni, si chiama Anatoly Moskvin, un russo, ossessionato dalla morte.

Siamo in Russia, anno 2002, e un pomeriggio sparisce una ragazzina di appena 11 anni, Olga Chardymova, che aveva approfittato dell’assenza in casa dei genitori per andare a far visita alla nonna, che vive a pochi isolati di distanza. Olga però dalla nonna non arriverà mai, e quando la sera i genitori, tornati a casa e non trovandola, lanciano l’allarme, la polizia si mette subito sulle sue tracce, e la trova, morta, a poca distanza da casa.

Olga è stata uccisa a sprangate da un tossicodipendente, che l’ha ammazzata solo per rubarle gli orecchini d’oro, così da garantirsi la dose quotidiana di cocaina.

Anatoly Moskvin
Anatoly Moskvin

Olga viene sepolta, e presto sulla sua tomba iniziarono ad apparire strani biglietti dove le si augurava buon compleanno o le si augurava di iniziare bene il nuovo anno scolastico. I genitori sono spaventati: chi è che lascia questi messaggi sulla tomba della figlia, parlando di lei come se fosse ancora viva? E non è tutto: ad un certo punto, il tono di quei biglietti s’inasprisce, da messaggi dolci e gentili si passa alle minacce, e in particolare ce n’è una che fa accapponare la pelle alla mamma di Olga: l’anonimo mittente impone di costruire un monumento per Olga, oppure si poteva dire addio al suo corpo.

La polizia intensifica le indagini, vengono sentite molte persone, visionati i filmati delle telecamere, e finalmente, nel 2011, arriva la svolta, quando viene individuato un uomo che è stato ripreso più e più volte mentre posa sulla tomba di Olga i suoi biglietti. L’uomo si chiama Anatoly Moskvin, e viene arrestato per minacce. Ma quel che gli inquirenti non sanno, è di aver appena scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora. La madre di Olga, infatti, ha uno strano presentimento: chiede che la tomba della sua piccola venga aperta, e come sospetta, nella bara non c’è nessun corpicino. Anatoly viene messo sotto torchio, l’uomo non dice una parola, così gli inquirenti si recano a casa sua, e trovano il finimondo.

Il macabro ritrovamento nell’appartamento di Anatoly Moskvin

Quando la polizia fece irruzione nell’appartamento di Anatoly Moskvin, la scena che si presentò fu sconvolgente. Un odore nauseabondo coglie i poliziotti di sorpresa. L’intero appartamento è disseminato di corpi di bambini dai 3 ai 12 anni, tutti in parte mummificati: in tutto ci sono 28 cadaveri.

I corpi sono vestiti con abitini da festa, alcuni addirittura in maschera, per occultarne l’avanzato stato di decomposizione. Uno di essi è vestito da orsetto di pelouche. Anatoly Moskvin aveva disposto quei macabri feticci su sedie e sul divano, come se le povere salme stessero partecipando a una festa di compleanno. Macabre bambole umane con cui evidentemente Anatoly si diverte a giocare. Se non fosse che la soluzione del mistero è molto lontana, ed è tutto fuorché ciò che sembra. Anche perchè la cosa più sconvolgente è che Anatoly è esattamente il classico degli insospettabili, apparentemente. Storico, molto apprezzato nel suo ambiente per la sua estrema genialità: parlava 13 lingue diverse ed era estremamente colto.
E allora, cosa l’aveva reso un mostro?

Quando si scava nella sua vita, ecco che emergono altri particolari agghiaccianti: Anatoly ha subito abusi sessuali in tenera età, da piccolo è stato costretto dai genitori a baciare per l’ultima volta il volto di una sua amica morta precocemente, e questi episodi portarono l’uomo a sviluppare una forma di ossessione nei confronti della morte, che si sviluppò e crebbe col tempo, andando ad aumentare la sua morbosità.

L’uomo aveva il desiderio di adottare una bambina, ma non riuscì mai a realizzare questo desiderio in quanto non era né fidanzato né sposato. Aveva paura delle relazioni con l’altro sesso, non si sentiva in grado di toccare il corpo nudo di una donna, figuriamoci di generare una vita…

Olga Chardymova viva e…bambola

Anatoly Moskvin però voleva una bambina a tutti i costi, voleva curarla, proteggerla, e decise di procurarsene una… visitando tutte le tombe nel raggio di 20 miglia dalla sua abitazione. Il suo era un modo per rendere omaggio alle piccole salme: credeva di essere l’unico a dare loro affetto e protezione.

Il motivo per cui esumò le salme era per prendersi cura di quelle bambine, in un modo in cui solo lui sarebbe stato in grado di fare… secondo la mente di Anatoly, infatti, quelle piccole erano morte perchè i genitori non si erano preoccupate di loro quando erano in vita, e ora che erano morte, giacevano sotto terra, dimenticate da tutti, ed era suo specifico compito far sì che quelle bambine si sentissero non più da sole e abbandonate.

Anatoly Moskvin è stato rinchiuso in una clinica psichiatrica, dopo essere stato dichiarato incapace di intendere e di volere. Il suo caso è considerato irreversibile, e per questo, probabilmente, Anatoly resterà per sempre confinato nell’istituto psichiatrico dove tutt’oggi è internato.

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2 pensiero su “La casa delle bambole di Anatoly Moskvin”

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