Enriqueta Martì
Enriqueta Martì

Enriqueta Martì nacque in un sobborgo di Barcellona nel 1868 da una famiglia povera: il padre era alcolizzato e spendeva tutto il denaro che la madre di Enriqueta guadagnava come donna delle pulizie. A 16 anni, Enriqueta decise di averne abbastanza di quella vita, e cambiò città, dove iniziò a lavorare prima come domestica, quindi come nutrice. Tuttavia il denaro non era mai sufficiente, e iniziò a prostituirsi nel quartiere del porto di Santa Madrona.  All’età di 28 anni conobbe e sposò un pittore di poco successo, Joan Pujalò, ma il matrimonio finì dopo dieci anni quando Joan lasciò Enriqueta, non sopportando più che la moglie frequentasse bordelli e posti malfamati. Forse, però, Joan aveva visto dentro a Enriqueta, scoprendo un lato della donna davvero aberrante.

Mentre infatti di giorno Enriqueta mendicava per le strade di Barcellona, offrendo il suo corpo per pochi spiccioli, di sera frequentava teatri e locali alla moda, fermandosi spesso a confabulare con personaggi ambigui… probabilmente è in questo frangente che la donna scopre quanto possa essere redditizia la prostituzione minorile… la donna infatti adesca diversi bambini, tra piccoli senzatetto, orfani e mendicanti, e li offre a facoltosi signori che possono pagare, e pagano bene, per farne degli schiavi su cui sfogare ogni tipo di perversione.

Che fine facciano i bambini, una volta sfruttati, non è un mistero…e difatti nell’ultimo anno sono stati segnalati molti minori scomparsi… e del resto il porto di Barcellona non è poi molto lontano dalla casa di Enriqueta. In seguito, quando fu arrestata per prostituzione minorile, si scoprì che faceva prostituire vari bambini dai 3 ai 14 anni. Tuttavia non venne mai condannata, perchè le sue amicizie altolocate la fecero uscire dal carcere senza che avesse scontato nemmeno un giorno di prigionia.

Il 10 febbraio 1912, sfuggendo per un attimo al controllo della madre, una bambina di 5 anni, Teresita Guitart Congost, sparisce. La sua scomparsa si somma alle numerosi sparizioni di bambini avvenute negli ultimi anni a Barcellona. Tutti hanno pensato all’azione di un serial killer, e le indagini si fanno più serrate che mai, finchè il 17 febbraio 1912 una donna, Claudia Elías, si accorge di una bambina che guarda i passanti dalla finestra di una casa, sita di fronte alla sua, in Calle Poniente. La bambina assomiglia in tutto e per tutto a Teresita, ma prima che Claudia abbia il tempo di prendere il ritaglio di giornale che riporta la fotografia della bambina scomparsa, una mano tira via con forza la bambina dalla finestra, e le tende vengono tirate davanti alla finestra. La mano appartiene a Enriqueta, e Claudia, insospettita, informa il marito su quanto ha visto. Sanno bene che Enriqueta non ha figli, e Claudia si vanta di conoscere tutti gli abitanti di Calle Poniente. Sa per certo che lì vive solo Enriqueta, dunque non capisce chi possa essere quella bambina così simile alla scomparsa Teresita.
Il marito si rivolge alla polizia per denunciare l’accaduto, ma la polizia è abbastanza titubante: sanno infatti che in quella casa vive Enriqueta Martì, una donna facoltosa, con diversi appartamenti disseminati per tutta Barcellona, che si guadagna da vivere facendo la prostituta e, nell’ultimo tempo, esercitando la “professione” di fattucchiera: tutti sanno che la donna prepara pozioni miracolose in grado di guarire ogni male, e la sua clientela è molto vasta.
In molti hanno cercato di capire in che modo e con quegli ingredienti Enriqueta prepari le sue creme, ma la donna si è sempre rifiutata di svelare il suo segreto.

La polizia fa irruzione nell’appartamento di Enriqueta, trovando due bambine: una, Angelita, disse di essere la figlia naturale di Enriqueta. L’altra bambina, invece, sembra più spaventata, si guarda intorno visibilmente nervosa. La polizia si accorge che la sua testa è stata rasata di fresco, ma, nonostante la rasatura, non c’è alcun dubbio che quella bambina sia proprio Teresita Guitart Congost.

La bimba viene subito riaffidata ai genitori, e in quel momento inizia a raccontare come sia stata attirata con l’inganno da Enriqueta, di come la donna l’avesse convinta di essere la sua matrigna e che fosse stata la sua stessa madre ad affidarla a lei. Non è mai stata minacciata o picchiata da Enriqueta, ha solo patito la fame, poiché la donna ha nutrito sempre sia lei che l’altra bambina con scarse razioni di pane raffermo e patate.

Quanto ad Angelita, la bambina non sapeva dire il suo cognome, e crebbero forti i sopetti che non si trattasse affatto della figlia naturale di Enriqueta, anche perchè il marito Joan disse di non aver più contatti con Enriqueta da diversi anni, e di essere più che certo che quella non fosse sua figlia. Alla fine Enriqueta crollò, e disse che quella era la figlia di sua cognata, e che gliel’aveva strappata appena nata, facendole credere che la bambina fosse nata morta.

Ma Angelita svelò molto di più: assieme a lei e Teresita, nella casa c’era un altro bambino, conosciuto semplicemente con il nome di Pepito. Un giorno Angelita vide Enriqueta trascinare il bambino in cucina, quindi sgozzarlo con un coltellaccio e raccogliere infine il suo sangue in una tinozza, per poi chiudere i vestiti insanguinati del bambino in un grosso sacco. Spaventata, la bambina era corsa in camera fingendo di dormire, per non fare la stessa fine del bambino.

Enriqueta negò ogni accusa, ma la polizia perquisì l’appartamento e trovò, oltre al sacco con i vestiti e il coltello di cui aveva parlato Angelita, anche un secondo sacco con delle ossa di piccole dimensioni… e per aggiungere un po’ di macabro in una storia già abbastanza inquietante, in cucina vennero trovate numerose bottiglie e svariati contenitori con resti umani: piccoli scheletri, ossa polverizzate, sangue coagulato, grasso umano trasformato in burro e ciocche di capelli. Era quello dunque il laboratorio per la preparazione degli intrugli miracolosi che Enriqueta propinava alla gente?

Quando anche negli altri appartamenti di cui disponeva Enriqueta vennero trovati i resti di altri bambini, parte sepolti in giardino, parte murati nelle pareti, la donna confessò tutto, mostrando alla polizia i suoi numerosi quaderni che contenevano annotazioni in codice, ricette per preparare pozioni magiche e intrugli.

Tra gli scritti di Enriqueta venne recuperata una lista di famiglie ricche di Barcellona, che si pensò fossero i clienti della vampira, e che contenevano delle annotazioni che si pensò fossero indizi sulle prestazioni sessuali fornite dai bambini. Tuttavia Enriqueta disse che quelli erano i nomi delle persone che le avevano ordinato più volte i medicamenti che preparava, e che erano all’oscuro degli ingredienti con cui quei prodotti erano realizzati. Non ci fu mai nessuna prova per incriminare quelle famiglie altolocate per sfruttamento della prostituzione minorile, anche perché tutti negarono le accuse.

Enriqueta venne subito incarcerata, in attesa di processo, ma l’opinione pubblica insorse, temendo che la donna, grazie alle sue conoscenze, se la sarebbe nuovamente cavata. Appena un anno dopo la sua carcerazione venne linciata dalle altre detenute, e finì sepolta in una fossa comune nel cimitero di Monjuic, a Barcellona. Così finisce la storia di Enriqueta Martì.

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