cameron house

Related imageNon so perchè, ma in questi giorni mi è tornata alla memoria la festa della donna, nonostante sia passata da diversi mesi e sia una festa – consumistica – che non ho mai sopportato. Tutto questo mi hanno fatto venire in mente una storia che avevo letto molto molto tempo fa, quando cercavo notizie sull’incendio dell’8 marzo, per il quale dovrebbe essere ricordata la “festa della donna”.
Dico “dovrebbe” perché in realtà si sa bene che questo tragico evento, avvenuto in realtà il 25 marzo 1911 nella fabbrica Triangle (e non l’8 marzo 1908 nell’inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons)in cui morirono 146 lavoratori (123 donne e 23 uomini), non è l’evento per cui è stata istituita questa festa.

Ma non voglio parlare della festa della donna, quanto di un ricordo che è affiorato mentre leggevo quei dati: ricordavo infatti di aver letto di un edificio che ospitava delle donne condannate a una vita misera, vendute come schiave del sesso… e di un incendio che distrusse quell’edificio, condannato a morte chi vi era intrappolato.

Il disastro

ImmagineSiamo nell’aprile 1906, l’anno che vide il grande terremoto di San Francisco, nella costa della California del Nord. Un terremoto che distrusse la maggior parte della città e provocò circa 3000 morti. Oltre 25mila edifici vennero distrutti, a causa dello scoppio della rete del gas, che alimentò gli incendi che nel frattempo erano divampati. Mentre San Francisco andava a fuoco, una donna, Donaldina Cameron si affaccendava attorno a un edificio, una casa che era un importante centro per l’aiuto di persone, soprattutto cinesi, ridotte in schiavitù, condannate a lavori massacranti e, spesso, costrette alla prostituzione. Quella che in seguito verrà conosciuta come Donaldina Cameron House.

Cameron House, una casa per accogliere

La cameron House, com’era

La casa, questa missione presbiteriana, stava aiutando a liberare queste donne maltrattate e schiavizzate. Ogni donna che veniva in qualche modo individuata veniva prelevata dalla situazione in cui si trovava, nascosta nella casa, educata e condotta a una vita migliore. In poche parole, salvata dalla schiavitù.

Mentre i fuochi imperversavano per San Francisco, anche la Missione incominciò ad andare in fiamme. La sovrintendente della casa, Donaldina Cameron, correva attraverso il fuoco, al fine di salvare il più possibile delle donne che erano sotto la sua tutela.
Tuttavia, un elemento alquanto sinistro aleggiava attorno all’edificio della Missione presbiteriana, un elemento, però, è bene dirlo, che ha più il sapore del leggendario che del reale…

La Missione Presbiteriana era stata costruita al numero 920 di Sacramento Street, e venne realizzata in modo tale da garantire la massima sicurezza per le donne che ospitava. Poteva infatti accadere, e purtroppo accadeva di frequente, che chi aveva ridotto in schiavitù le donne venisse a sapere che si trovavano alla Missione, e vi si recassero per averle indietro. Sotto la minaccia di ritorsioni, erano purtroppo molte le donne che, terrorizzate, rifiutavano la protezione della Missione e tornavano nelle mani dei loro aguzzini, per poi scomparire per sempre. Molte invece, fortunatamente, erano quelle che restavano nascoste alla Missione, avendo salva la vita.

Per garantire alle donne una via di fuga sicura nel caso di qualche “attacco” da parte dei vecchi datori di lavoro (che a tutti i costi volevano riottenere le loro schiave), la casa era stata dotata di molte sezioni segrete, passaggi, porte nascoste, vie di fuga in posti inimmaginabili… e anche l’ingresso all’edificio era stato nascosto, realizzato nel seminterrato, piuttosto che nel corpo principale dell’edificio.

Se questi stratagemmi erano una benedizione per coloro che erano nascosti all’interno, consentendo loro una via di fuga sicura dai trafficanti e dagli schiavisti del sesso, dopo il terremoto e nel corso degli incendi si dimostrarono una trappola mortale per molte donne, che proprio in quel seminterrato rimasero intrappolate, soffocando a morte, quando il fumo aveva riempito questo luogo sotterraneo di sicurezza.

Ed è a questo punto che entra in scena l’elemento paranormale della vicenda: dopo l’incendio, si è creduto che le persone intrappolate e morte soffocate nel seminterrato ancora indugiassero in quei luoghi: si udivano voci, lamenti, urla… si vedevano luci in lento movimento, di udivano passi e un continuo bussare alle pareti.

Appariva ormai chiaro che quel luogo era infestato… e l’intero sotterraneo venne a questo punto sigillato, vennero posti degli specifici amuleti per tenere a bada gli spiriti e tutto cadde nel silenzio…

O quasi.

Nel 1942 la casa venne intitolata a Donaldina Cameron, in ricordo dell’eroico gesto della donna che in quel disastroso 1906 era comunque riuscita a liberare migliaia di persone intrappolate nel sottosuolo della Missione…

Cinque anni più tardi, nel 1947, la casa è stata riutilizzata e trasformata in un centro di servizi sociali del quartiere, missione che continua anche ai giorni nostri, come luogo di aggregazione e di promozione di attività cristiane all’interno della comunità asiatica circostante…

ma le porte della cantina rimangono, ancora, saldamente sigillate.
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fonte: http://www.foundsf.org/index.php?title=Donaldina_Cameron_House
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