Aggie

black_aggieAugust St. Gaudens, uno scultore americano della fine del 1800, nel corso della sua vita scolpì alcune delle opere più famose in America, tra cui alcune statue di bronzo dedicate agli eroi americani e statisti come Lincoln e Sherman.

Una delle sue più famose creazioni è stato il memoriale per Marian Adams, la moglie di Henry Adams, scrittore e storico statunitense. Marian, chiamata “Clover” dai suoi amici, era caduta in una depressione profonda dopo la morte di suo padre nel 1885. Nel dicembre dello stesso anno, si suicidò bevendo potassio. Henry Adams, immerso nella sua disperazione e alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo a uscirne, decise di partire per il Giappone, nel giugno 1886, accompagnato da un amico, l’artista John La Farge. Quando tornò dal suo viaggio, decise di sostituire la semplice lapide che aveva ordinato per la sua amata “Clover” al Rock Creek Cemetery di Washington con un memoriale più elaborato.

Conoscendo bene la fama di August St. Gaudens, e avendo già visto molte delle sue opere, gli chiese di creare qualcosa di speciale. E St. Gaudens si mise all’opera. Ci lavorò per ben 4 anni, ma l’opera che riuscì a produrre venne definita uno dei più potenti ed espressivi pezzi della storia dell’arte americana.

Venne collocata nel cimitero nel 1891 e, dal momento che Adams non le diede mai un nome, venne conosciuta con il nome di “Adams Memorial” e successivamente con il nome più popolare di “dolore”. Le storie di questo soprannome variano: alcune leggende dicono che la statua è stata soprannominata così da S. Gaudens stesso, mentre altri dicono che il nome fu coniato addiruttura da Mark Twain, che ha visto il memoriale nel 1906.

Henry Adams era un uomo riservato, e si rifiutò sempre di parlare del suicidio della moglie e della statua che le aveva fatto costruire. Questo, unito al nome con cui la statua veniva normalmente chiamata, contribuì a creare attorno alla statua un alone di mistero, accresciuto dal fatto che l’uomo, seccato per la fama che il monumento funebre stava avendo tra la gente, aveva costruito attorno a essa una barriera di alberi e cespugli, rendendola di fatto irriconoscibile.

Anche solo il fatto di essere in grado di trovare la statua, nascosta nel cimitero, divenne una sfida per la gente, e la tomba ben presto divenne un sito popolare fra i curiosi, che si scambiavano le prcise coordinate della sua ubicazione dapprima tramite passaparola, poi scrivendole su guide e riviste specializzate. La tomba, per il suo essere così enigmatica e affascinante, divenne ben presto così famosa da essere ben presto copiata da uno scultore di nome Eduard L. A. Pausch, che nei primi anni del 1900 creò una copia non autorizzata della statua originale.

Ed è qui che inizia la storia della famigerata “Black Aggie“.

Black Aggie, una statua maledetta

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Black Aggie a Druid Ridge

Pochi mesi dopo che la statua di St. Gaudens aveva trovato la sua collocazione sulla tomba di “Clover”, a Henry Adams fu riferito che da qualche parte esisteva un calco non autorizzato della sua statua: che fosse stata realizzata una copia ne era prova una misteriosa colata che era stata rinvenuta sulla testa della sua statua.

Fatto sta che Pausch realizzò la sua copia di “dolore”, e la fece così bella che nel 1905 il generale Felix Agnus l’acquistò per la sua tomba di famiglia al cimitero di Druid Ridge, forse proprio dopo averla ammirata sulla tomba di Marian Adams. La prima persona che venne sepolta nella tomba di Agnus fu la madre del generale.

Nel 1906, la vedova di Augustus St. Gaudens era venuta a sapere della copia che si trovava nel cimitero di Druid Ridge, e aveva subito inviato una lettera a Henry Adams per informarlo del fatto. Dal punto di vista giuridico, non si poteva far nulla per il furto del disegno, così la vedova di St. Gaudens si era recata direttamente a Baltimora per osservare di persona la tomba degli Agnus, e si era trovata a osservare una statua quasi identica, tranne che per il nome di “Agnus” inciso sulla base e per il colore della pietra in cui era stata scolpita, di un colore grigio anonimo e non di granito rosa come l’originale.

Di fronte a simile sfregio, la signora St. Gaudens dichiarò che il generale Agnus “doveva essere proprio un barbaro per copiare un’opera d’arte in questo modo”. Agnus rispose affermando di essere rimasto vittima di mercanti d’arte senza scrupoli. Allora la vedova dell’artista gli chiese di rinunciare alla scultura e di denunciare i trafficanti d’arte: Agnus denunciò i trafficanti (e vinse oltre 4500 dollari), ma si rifiutò di liberarsi della copia della statua.

La moglie del generale, Annie, morì nel 1922 e nel 1925, Felix la seguì. Furono sepolti anche loro ai piedi di “Aggie” … e così nacque la leggenda di Black Aggie: se infatti di giorno la statua sembrava del tutto normale, di notte i suoi occhi brillavano di rosso. Gli strani avvenimenti vennero trattati perfino dal giornale locale, e tutti si chiedevano cosa ci fosse di vero nella leggenda di Black Aggie.

La leggenda di Black Aggie

Si diceva che in certe notti i morti uscissero dalle loro tombe per radunarsi intorno alla statua, e che le persone colpite dal suo sguardo rimanessero cieche. La statua sembrava colpire anche le donne incinta: quando queste calpestavano l’ombra di Black Aggie, di lì a poco abortivano, e il loro feto nasceva cieco.

Aggie
Aggie

La statua e il suo mistero divennero materia di studio anche per il college locale, che decise di includere Black Aggie tra i riti di iniziazione dei nuovi entrati: ai candidati veniva infatti ordinato di trascorrere la notte seduti sulle ginocchia di Black Aggie. La leggenda narra che una volta la statua prese vita, e schiacciò una matricola nella sua potente stretta. Un’altra volta, il guardiano del cimitero sentì urlare, e giunto davanti a Black Aggie scoprì un giovane morto ai suoi piedi…forse per un attacco cardiaco, anche se la leggenda dice che a ucciderlo fosse stata prioprio la statua.

Nel 1962, la statua venne trovata senza un braccio: tagliato durante la notte. Il braccio venne poi ritrovato nel bagagliaio della macchina di un lavoratore di lamiere, che raccontò di come Black Aggie si fosse tagliata da sola il braccio, in preda al dolore, e di come glielo avesse affidato. Nessuno gli credette e l’uomo finì in prigione. Il braccio venne riattaccato a Black Aggie, ma la storia che aveva raccontato l’uomo venne evidentemente presa per vera da molte persone, tant’è vero che quasi ogni sera, il cimitero di Druid Ridge era preso di mira da molte persone, che si appostavano davanti alla statua in attesa di vederla muovere, parlare…

Nel 1950, un uomo di nome Frank si recò a Baltimora assieme a due amici, e in un pub conobbe tre ragazze del posto, che gli raccontarono la leggenda di Black Aggie e di una curiosa usanza, che prevedeva di infilare tra le dita della statua delle monetine. Il gruppetto si recò allora al cimitero di Druid Ridge, e cercò la statua di Black Aggie. Frank e i suoi amici si avvicinarono alla statua per osservarla più da vicino, senza però trovare alcuna moneta tra le sue mani. Tuttavia quella sera, come notò Frank, lo sguardo della statua era più beffardo del solito… L’amico di Frank, Freddy, pensò che sarebbe stato divertente spegnere la sigaretta in mano ad Aggie, e nonostante i suoi amici gli dicessero di non burlarsi della statua, l’uomo non li ascoltò. Nello scendere dal piedistallo, Freddy colpì con la nuca il braccio della statua. Una decina di anni più tardi, Freddy venne trovato in una discarica nel South Carolina, colpito alla testa. Alla nuca.

La statua aveva forse predetto il futuro? Anche questa fama cominciò a circolare, e ben presto Pikesville (dove si trova Druid Ridge), località abbastanza remota e sconosciuta, divenne frequente meta di viaggi di numerose persone (adolescenti soprattutto) che lo visitano… e purtroppo lo vandalizzano: oltre al braccio rubato e poi riattaccato, la statua è stata ricoperta da svariati di nomi e messaggi, incisi sia sulla base di granito che sulla parete retristante. I custodi del cimitero hanno fatto di tutto per scoraggiare i visitatori, piantando degli arbusti spinosi intorno alla tomba, ma non sono mai riusciti a tenere lontano la gente, che ha continuato a recarsi in visita a Black Aggie… e a vandalizzarla, al punto che nel 1960, i danni subiti dalla statua erano così ingenti che fu chiesto agli ultimi discendenti di Agnus di donare Black Aggie al Maryland Institute of Art Museum.

Tuttavia, la donazione non ebbe mai luogo e la statua rimase al suo posto fino al 1967, quando la famiglia Agnus donò Black Aggie alla Smithsonian Institution.

Black Aggie, una statua dai mille misteri

E anche questa donazione divenne un enigma: i ricercatori che hanno tentato in ogni modo di rintracciare Black Aggie si sono trovati davanti al fatto che la Smithsonian sosteneva di non aver mai ricevuto la statua. Nonostante alcune persone ricordassero di averla vista in esposizione alla Galleria Nazionale per un breve periodo, i funzionari della Smithsonian Institution affermavano di non averla invece mai esposta. A questo punto si pensò che la statua fosse stata messa in un magazzino e che non fosse stata esposta a causa del suo passato e dell’eccessiva curiosità che avrebbe potuto provocare (ma come può un museo aver paura della curiosità della gente, se questa porta molti visitatori?). Un editorialista del Baltimore Sun ipotizzò allora che al museo non si volessero correre rischi, conoscendo il passato maledetto della statua…

Aggie nel palazzo della Corte Federale
Aggie nel palazzo della Corte Federale

Ed effettivamente andò proprio così: il personale della Smithsonian infatti aveva infatti donato Aggie al National Museum of American Art ed è questo il motivo per cui la statua non compare nei documenti, ma il museo non aveva alcun interesse nell’esporla, per cui Black Aggie fu messa in un deposito e mai esposta. Per anni, la Black Aggie è rimasta a impolverarsi in un ripostiglio, fino a poco tempo fa, quando Aggie è “resuscitata”!

Nel 1996, Shara Terjung, giovane scrittore di Baltimora, si interessò allo storia di Black Aggie e ne scrisse per un giornale locale. Affascinato dalle numerose leggende, decise di rintracciare la statua, e fu così che venne contattato dalla General Service Administration, che aveva finalmente individuato Aggie, nel luogo in cui ancora oggi è visibile, nel palazzo del Tribunale Federale di Washington, nel cortile posteriore della casa di Dolly Madison. E dove sembra stranamente immobile e innocua.

Al cimitero di Druid Ridge, nonostante Black Aggie non ci sia più, la gente continua il suo pellegrinaggio, per vedere almeno la base di granito in cui si trovava, che reca ancora pochissime tracce delle profanazioni passate. E la gente, dicono i guardiani del cimitero, continua a chiedere di lei, perchè la memoria di Black Aggie è dura a morire…

E, sebbene adesso l’erba cresca dove prima l’ombra di Aggie si allungava, la gente continua a credere che Black Aggie avesse davvero qualcosa di soprannaturale, che non se n’è mai andato…e mai se ne andrà.

 

 

fonte: http://www.prairieghosts.com/druidridge.html

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2 pensiero su “Black Aggie, la leggenda della statua maledetta”

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