Ieri notte, seconda puntata del must del momento, Masterpiece, il programma di Rai3 in onda la domenica sera dalle ore 23.30.

Insomma, un nuovo reality per aspiranti scrittori, una sorta di ribaltamento del pirandelliano “sei personaggi in cerca d’autore”, perchè qui non sono i personaggi a cercare l’autore, ma gli autori in cerca di personaggi (credibili) da proporre agli affamati del reality, a quelli cresciuti a Masterchef, a xfactor, ad Amici, a Io canto o Ballando con le stelle, o a quella miriade di reality di puro e semplice intrattenimento, del tipo Isola dei Famosi, Uomini e donne, Grande fratello e via discorrendo.


La vita è un reality, su questo non ci piove, e lo dimostrano questi programmi, in cui la gente viene rivestita di ruoli che spesso non le appartengono, e gettati nella mischia.

Ci hanno abituati a programmi di ogni genere, dei quali si diceva che erano “di bassa levatura morale”, “diseducativi”, “una farsa e una finzione” ed ecco Masterpiece, il primo talent show nato con l’obiettivo di scovare nuovi talenti in campo letterario, aspiranti scrittori che lottano tra loro per realizzare il sogno della loro vita, pubblicare il loro romanzo con una importante casa editrice.

Come se solo chi va in tv può pubblicare un libro, come se Amazon, Youcanprint o Lampidistampa fossero siti del futuro. Pubblicare un libro non è proprio una passeggiata, certo, ma non è impossibile, e anche se una casa editrice rifiuta il tuo testo non è certo detto che questo rimanga un inedito, lo si può sempre pubblicare con le case editrici piccole, online, e poi trasmetterlo attraverso siti adatti a questo scopo.

La cosa che più mi fa ridere è che, di Masterpiece, si dice che sia nato dalla passione per la letteratura e dalla voglia di coniugare cultura e intrattenimento, come si dice nel sito della RAI.  Tra i quasi cinquemila dattiloscritti arrivati in redazione, per un totale di oltre settecentomila pagine lette e centinaia di persone provinate, quelli della Rai sono convinti che si nasconda il vincitore e…la nuova promessa letteraria italiana.

Mi sembra francamente un’assurdità, il messaggio che si vuol far passare è forse quello che solo la tv può darti l’occasione della vita?

Altri blogger hanno dedicato un post a questo culturalreality: Marco Siena, che ha ben delineato in un dialogo molto simpatico la sua impresisone sul programma e il suo giudizio su chi l’ha fatto e su chi vi partecipa, Hell in due diversi momenti, con la sua “storia del cesso” e poi su quello dedicato proprio alla trasmissione, Paolo su Vite di Carta, in cui dice chiaramente che potevamo farne a meno…e molti altri.

Insomma, ovunque io legga, solenne bocciatura. E neppure a me piace, per nulla, proprio perchè so quanto sia faticoso mettere insieme qualche migliaio di battute, spenderci soldi e soprattutto tempo…e poi buttarsi nella mischia televisiva in cui non si ha mai la certezza dei criteri con cui si viene scelti…e gettare in pasto la propria vita a chi ti guarda.

Non si capisce bene con quali criteri vengano scelte le storie che confluiranno su Masterpiece…forse, anche qui vige la regola di ogni reality, la legge del Kleenex.

La sapete, vero? Quanti più Kleenex (fazzolettini di carta) si consumano per un personaggio, tanto più quel personaggio farà strada.

Quanto potrebbe “vendere” una storia come quella che sto per presentavi?

Quando sono nata, nella pancia di mia madre eravamo in due, io e mio fratello gemello. Ma sono nata prima io, mio fratello è nato morto ed è morto a causa di una complicazione cardiaca, la stessa che mi porto appresso io, la stessa che mi costringe a vivere, anzi, a sopravvivere, con 4 pastiglie al giorno finchè avrò vita.

Quando avevo 4 anni il cuore mi si fermò, mi trasportarono d’urgenza all’ospedale, scoprirono che una valvola non funzionava, mi aprirono il petto, sistemarono il mio cuoricino, ricucirono e mi mandarono a casa. A 12 anni quando iniziai a frequentare le scuole medie i miei compagni mi prendevano pesantemente in giro perchè io ero quella che non poteva far ginnastica, altrimenti il cuore mi sarebbe scoppiato. Sedevo sulla panca, tutta sola, a guardare i miei compagni che giocavano e si divertivano, e di divertivano a tirarmi addosso il pallone perchè tanto io non lo potevo schivare, perchè ero quella sfigata della classe… ho vissuto gli anni delle scuole medie e del liceo in completa solitudine, perchè non potevo fare sport, appena correvo un po’ il cuore mi pareva esplodere nel petto, così ho fatto un’operazione chirurgica, mi hanno inserito una gabbietta di metallo per aiutare il muscolo a battere normalmente, ma adesso ho una cicatrice orrenda in mezzo al petto, e mi vergogno a mostrarmi nuda ai ragazzi…

Ma questo non è interessato, al marocchino che mi ha molestata, quando avevo 21 anni, ed ero di ritorno dall’Università. Mi ha spinto addosso a un muro, al buio, e ha fatto di me quel che voleva, prima che due poliziotti passassero e lo mettessero in fuga. Ma da allora il mio rapporto con il sesso non è più un rapporto, ma una fuga continua. Mi sono chiusa ancor più in me stessa, ho rifiutato tutto e tutti, ho iniziato a prendere antidepressivi e ansiolitici che, per un dosaggio sbagliato, mi hanno fatto entrare in coma. Sono stata in coma per due giorni e ho rischiato di morire. Ho cercato di avere una vita normale, a 28 anni ho provato a convivere con il mio compagno, sono rimasta incinta, ma ho avuto un aborto spontaneo e un’emorragia, mi hanno asportato d’urgenza l’utero, non posso più aver figli. Questa è la mia storia. Questa è la mia vita da sbattere in prima pagina su Masterpiece.

Che dite, potrebbe andare?

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4 pensiero su “Dopo Masterchef, ecco Masterpiece…a quando un Masterstrunz?”
  1. L’episodio citato si riferisce a un utente internet chiamato Angra, che inviò il manoscritto spacciandosi per una diciassettene cieca dalla nascita e con altre disgrazie. Poi una volta in vista di un incontro ufficiale con l’agente letterario, svelò di essere, se non sbaglio, un professionista quarantenne in salute e tutto l’interesse per il “bellissimo manoscritto” svanì, come l’immagine della ragazza diciassettenne.

    Ma è stato fatto anche di peggio, per smascherare il criterio di pubblicazione di molte illustri case editrici. Un altro internauta sostituì il proprio nome a una raccolta di racconti di Bukowski.
    E naturalmente Bukowski fu bocciato dai nostri illuminati talent scout perché “troppo maschilista”, “troppo falso”, perché aveva “uno stile troppo acerbo e poco scorrevole”. Tutto vero e confermato, con le scansioni delle mail di risposta degli editori. Mi rincresce di non potervi fornire il link.

    Questo per ribadire, se ce ne fosse bisogno, che i professionisti sono interessati a un certo tipo di scrittore, e non sono affatto infallibili come dicono di essere.

  2. Secondo me sì. Tempo fa un uomo mandò il suo manoscritto a una casa editrice spacciandosi per una ragazza cieca dalla nascita che aveva dettato il romanzo a un amico. Lo chiamarono perché il manoscritto “era interessante”. Quando ha rivelato di non essere né ragazza né cieca, di colpo il manoscritto è diventato assai meno interessante… (l’episodio è stato riportato da varie fonti su interneti, dovrebbe essere autentico).

  3. Santo cielo, complimenti, una storia terribile, in fondo, tutti noi nascondiamo con cura i nostri traumi, le nostre vicissitudini, invece vi sono persone che per catturare l’attenzione aggiungono pezzi di vita che non sono suoi, li catturano e li fanno propri, il problema? che nonostante le lacrime verseranno per quella persona, dopo un secondo lei sarà dimenticata. La gente ha la memoria corta e dopo aver pianto, qualcuno vuole ridere e immedesimarsi in altre storie magari a lieto fine, e vissero felici contenti e ricchi.
    Amica mia, e poi ci sarà sempre qualcuno che ha una storia ancora più triste da raccontare…..
    Hai perfettamente espresso il tuo pensiero e sono d’accordo con te..
    Un abbraccio Angie

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