La Morte (Tarocchi Visconti)

Riprendo oggi a parlare dei “segnai” della morte, cioè quelle manifestazioni che la credenza popolare vorrebbe attribuire a prossimi lutti.

Il segnal di cui voglio parlare oggi, che rientra nella serie dei fenomeni uditivi, è qualcosa di angosciante: la risata della morte.

Si racconta, infatti, che uno dei fenomeni più angoscianti che un essere umano può provare sia proprio udire una risata sinistra riecheggiare nella notte, e subito la mentalità popolana la riferisce con una certa sicurezza alla morte.

Ma cos’è esattamente questa risata della morte?

Le fonti la chiamano anche “mort che grigna“. Si direbbe una specie di risata satanica che assomiglia tanto al nitrito di un cavallo.
Non è “il morto che ride” (sulla Smorfia napoletana è il numero 30), ma qualcosa di molto più spaventoso, e certo di allegro questo fenomeno non ha nulla.

Ho trovato un bel racconto di questo fenomeno nel libro I segnai di Veronica Zanoner Piccoliori.
Il protagonista di questo racconto è un ragazzino che ode per ben tre volte questa risata.
Il ragazzino si trova in casa, e osserva la casa del suo vecchio mestro di scuola, che è ammalato da tempo. Il ragazzino sta pensando a lui, ripercorrendo con la mente gli insegnamenti che l’uomo gli ha impartito mentre frequentava la scuola, quando vide  

“come un lampo proveniente dalla sua casa e, come se qualcuno si fosse affacciato alla finestra gridando, mi giunse fortissima una sghignazzata che mi fece rabbrividire e istantaneamente volgere la testa dall’altra parte, da dove immediatamente me ne giunse un’altra altrettanto stridula e beffarda”.

Questa ultima risata sembrava provenire dalla casa di un giovane malato di tubercolosi, da cui si udivano provenire lamenti e colpi di tosse. E come se non bastasse, una terza risata si udì, forte e chiara, proveniente questa volta dalle scale di casa.

A questo punto, il giovanetto si ritirò spaventato in casa, senza fare parola con nessuno di quanto era avvenuto. Il giorno seguente, il ragazzino partì presto e andò, secondo abitubine, nel paese vicino per comprare generi alimentari. Tornò solo verso notte, e qui la prima brutta sorpresa: la sua vecchia nonna, già gravemente malata, era improvvisamente peggiorata. Il ragazzino le si avvicinò con una scodella di latte, per darle da mangiare, ma la vecchia fece uno strano gesto: scoprì per tre volte i denti con le labbra (o meglio, scoprì le gengive chè denti non ne aveva più), come se sorridesse, e fatto questo, spirò.
Così la risata della morte,

“quella che avevo udita per prima, ma la più vicina, fuori sul pianerottolo di casa, era già stata soddisfatta”.

Di lì a qualche giorno anche il povero tubercolitico mise fine alle sue sofferenze. E la seconda risata della morte era stata soddisfatta.

E la terza?

“il mio anziano e buon maestro si spense nel corso dell’estate. Dalla finestra della sua camera mi era arrivato, qualche mese prima della morte, l’annuncio della sua prossima fine, con quela bieca, inumana sghignazzata: la prima che udii, ma la più lontana”.

Ecco dunque come gioca la Morte che ride: più ride in lontananza, più lontano è il decesso; più è vicina, più prossima è la fine.

In corsivo e centrate le parti prese dal libro succitato.

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4 pensiero su “I "segnai" della morte: la morte che ride”
  1. Bel raccontino…ma forse non è la morte a ridere, ma qualche anima malvagia felice di vedere morire le persone…..la morte non è così crudele…fa solo il suo mestiere.
    Un grande abbraccio Angie

    1. vero, la morte agisce e basta, senza guardare in faccia nesssuno, ricchi o poveri, belli o brutti, simpatici o antipatici…lei fa quel che deve, e basta 🙂

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