13 dicembre 1990. Questa data ai più farà venire in mente la festa di Santa Lucia, o il “giorno più corto che vi sia”.
Ad altri, invece, farà tornare la memoria alle ore 01:24 quando un disastroso terremoto di intensità del VII-VIII grado della scala Mercalli, e una magnitudo momento di 5,7, con una durata di circa 45 secondi, scosse un’ampia parte della Sicilia orientale.

A questo primo sisma seguì un’altra forte scossa di assestamento il giorno 16. in provincia di Siracusa.  Il terremoto provocò 17 morti, centinaia di feriti e 15.000 senzatetto.
Il sisma è stato polemicamente definito il “Terremoto dei Silenzi“, poiché sarebbe stata comunicata ufficialmente un’intensità inferiore alla reale per non contraddire la classificazione effettuata a priori della zona.

Ma il 13 dicembre 1990 è anche la data di un evento avvenuto a nord, in provincia di Padova.
Lo ricordo benissimo, a quell’epoca avevo solo 8 anni ma il ricordo di quella serata è ancora ben vivido nella mia mente…

LA RAPINA AL TRENO: 13 DICEMBRE 1990

Erano passate da poco le 18, ricordo che ero seduta tranquilla in studio, a fare i compiti per scuola e mia mamma stava stirando. E sentiamo una, due, tre ambulanze che corrono come pazze lungo la strada che si trova a poca distanza da casa mia. E poi altre sirene. Una dietro l’altra. Ci siamo subito chieste cosa stessa accadendo, ricordo che mia mamma scese anche in strada per vedere, temendo ci fosse stato un terribile incidente a poca distanza. E le ambulanze e le auto della polizia continuavano a passare.

Ma non si capiva granchè.

Solo all’ora di cena il telegiornale di Rai3 diede la notizia. Era esplosa una bomba, un treno era stato assaltato dai banditi.

Sono le 18.15, il diretto 2628 Venezia-Milano corre veloce verso Padova, nei dieci vagoni viaggiano pendolari, studenti e operai. Mancano una decina di chilometri alla stazione di Padova, il treno deve ancora transitare sul ponte sul fiume Brenta, quando improvvisamente il treno si ferma in aperta campagna, proprio poco distante da casa mia.  Due passeggeri di quel treno l’hanno bloccato con il segnale di allarme, segnalando un ostacolo sui binari. Sui binari, ci sono quattro banditi, un commando in assetto da guerra, ben deciso a svaligiare il vagone blindato delle Poste che viaggia in testa al treno.

Il vagone sventrato dalla bomba

Partono due raffiche di Kalashnikov, colpi di fucile a pompa, poi la lamiera del vagone viene sfondata da una granata anticarro sparata da un fucile. I due banditi che viaggiano mescolati ai passeggeri del diretto Venezia-Milano raggiungono il vagone blindato delle Poste, vogliono la cassaforte che lì è contenuta ma sono fermati dai proiettili degli agenti della Polfer che sono intervenuti dopo essere stati allertati in seguito alla frenata del treno.

I colpi partono, ma i rapinatori con i giubbotti antiproiettile scappano sulla scarpata, corrono lungo l’argine del Brenta, vi si gettano dentro, affrontano le acque gelide (siamo come detto a metà dicembre) ma non vogliono mollare quel bottino miliardario: nel frattempo una carica di tritolo piazzata sui binari esplode. A farla esplodere sono stati i quattro banditi che avevano arrestato il treno in mezzo alla campagna.

Crisina Pavesi, la vittima del treno di Santa Lucia

Il vagone si squarcia, quand’ecco, incredibile scherzo del destino, dall’ altra parte arriva l’Espresso 2882 che da Bologna va a Venezia: il tremendo scoppio manda in frantumi uno dei vagoni, quello che si trovava a transitare proprio mentre il tritolo esplodeva.
I vetri saltano, le lamiere del treno si piegano, reintrando nel vagaone, schizzano come schegge impazzite: Cristina Pavesi, 22 anni, di Conegliano, studentessa di Lettere a Venezia che tornava a casa dopo aver concordato con il suo docente la tesi di laurea, è dilaniata dalle schegge e morirà poco dopo, sull’ambulanza. Altre tredici persone sono state ricoverate in ospedale.

L’ assalto dura otto infiniti minuti. I banditi fanno in tempo a mettere le mani sul bottino, arraffano 135 milioni. Poi scappano ma si fanno tradire dalla parlata veneta e vengono arrestati. Sono tutti affiliati alla famosa Banda del Brenta, quella capitanata da Felice Maniero, il boss della Mala del Brenta, appunto.
Si scoprirà più tardi che i banditi in realtà non cercavano il denaro contenuto nel carro postale, quanto piuttosto un carico d’oro dal valore ben più elevato del 135 milioni di lire rubati. Però l’oro aveva viaggiato sul treno Venezia-Milano il giorno prima.

Perchè questo preambolo?

Perchè la zona in cui avvenne il fatto, a ridosso del ponte sul Brenta che qui vedete ritratto, è una zona in cui da sempre succedono fatti strani.

Nessun treno fantasma, ma alcuni fantasmi…

IL FANTASMA DELLA DONNA SENZA VOLTO
Ho sentito spesso le persone parlare di un fantasma di una donna che si vedrebbe apparire, da qualche anno, proprio lungo la linea ferroviaria. Chi l’ha vista la descrive come una figura alta, con una luce molto forte che le avvolge la testa e che rende impossibile il suo riconoscimento. Sembra quasi che il fantasma brilli di luce propria. Alcuni hanno detto che sia proprio il fantasma di Cristina che ancora si aggira da queste parti, ma su questo io non ci metterei la mano sul fuoco.

Quel che è certo, è che negli anni molta gente ha purtroppo trovato la morte sul fiume Brenta, non solo lungo la linea ferroviaria, dove putroppo i suicidi sono stati tutt’altro che infrequenti, ma direttamente nel fiume.

C’è da dire che di per sè il fiume Brenta è un fiume assai profondo, e proprio nelle vicinanze del ponte ferroviario esso raggiunga una profondità davvero notevole, anche per la presenza, qualche metro risalendo il suo corso, di una buca assai profonda che veniva usata, qualche decennio fa, come luogo per cavarvi sabbia da costruzioni.

Mio padre mi ha raccontato più volte degli aneddoti su questa cava del fiume. Quando era poco più che adolescente, un’estate si recò al fiume con i fratelli e alcuni amici per osservare il Brenta che in quel periodo offriva uno spettacolo molto curioso: era praticamente in secca. C’era solo questa enorme buca, dalla quale un tempo si cavava sabbia, che era piena d’acqua. Mio papà ebbe voglia di provare a vedere fin dove riusciva ad entrarvi, e iniziò, lentamente, ad avanzare nell’acqua. Mi disse che non raggiunse nemmeno la metà della buca, poichè più avanti andava, più l’acqua si faceva fredda e la corrente forte, e lo risucchiava verso l’interno, nelle profondità.
Questo è dunque uno dei punti in cui la corrente del fiume si fa più forte, ed è dunque relativamente facile capire cosa può succedere se qualcuno si addentra troppo nelle sue profondità.
Forse, dunque, il fantasma di cui si parla si riferisce proprio a una delle tante vittime del fiume.

IL FANTASMA DELL’OPERAIO DEL PONTE
La seconda storia viene invece da mia nonna, che mi raccontò come, nel periodo in cui venne costruito il ponte della ferrovia (ora di ponti ce ne sono ben tre, uno della ferrovia “normale”, uno dell’alta velocità e uno della strada statale), un uomo vi trovò la morte proprio durante la costruzione.
Gli operai stavano costruendo il pilone centrale del ponte, aspirando l’acqua e riempiendo la cavità di sostegno del ponte con cemento e altro materiale, quand’ecco un operaio che era addetto proprio a questo compito, perse l’equilibrio e cadde giù nella voragine, finendo stritolato e ricoperto di cemento. Si dice che il suo corpo non sia mai stato ritrovato, ed è forse per questo che si dice che ogni tanto si sentano dei lamenti provenire dal ponte…ma io non li ho mai sentiti!

GLI ANNEGATI DEL FIUME
La depressione è una gran brutta malattia, e se non curata adeguatamente, porta spesso a compiere gesti sconsiderati. Un fiume, le sue acque profonde, spesso rappresentano un rimedio per queste persone che soffrono di depressione, che credono di trovare nelle profondità delle sue acque una soluzione a tutti i loro mali.
Non avete idea di quanta gente si sia suicidata nel Brenta, proprio su quel tratto dell’argine che vedete qui.
Tanta gente che lasciava i propri averi, e la speranza, sulla riva, scendeva lentamente nelle acque e si lasciava trasportare lontano…come detto, nele vicinanze del ponte della ferrovia il corso del Brenta si fa molto tumultuoso, si creano spesso dei gorghi davvero improssionanti, quel che va giù, come un semplice tronco di quelli che ho osservato spesso durante il periodo dell’alluvione nei giorni scorsi, difficilmente viene su, o se viene su lo fa diversi metri più a valle. Il fiume, lì, non perdona.
E pensate dunque cosa può accadere a chi vi si getta dentro, e non sa nuotare.
Non so se vi siano i fantasmi di questa gente morta suicida nel fiume. Di certo è un posto che ha conosciuto molte sventure e che ogni tanto libera qualche ricordo…non sempre positivo.

continua….
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7 pensiero su “Il treno fantasma…e il fantasma del treno”
  1. Un terribile ricordo… Mi chiedo se alla povera Ragazza poi venne attribuita una laurea per la sua memoria. Magari con una piccola cerimonia e una simbolica consegna del titolo di studio alle acque del fiume, lo spirito della povera ragazza forse potrà trovare un po di pace. Un saluto.

    1. Putroppo non che io sappia. So che le fu dedicata la sede dell’Informagiovani di Conegliano, paese da dove veniva, ma non so altro. E di sicuro non fu fatta nessuna cerimonia. Non credo nemmeno ci sia una lapide lungo la ferrovia per ricordarla…il che è davvero triste

  2. Recentemente una persona che conoscevo si è proprio suicidata gettandosi nel fiume Brenta, non nel punto che conosci tu.
    Il che è strano, il Brenta è un fiume ambivalente, scorre placido circondato dalla Ville Palladiane, durante la guerra ha praticamente nutrito la maggior parte della popolazione della riviera grazie ai suoi pesci e ai suoi , ormai quasi estinti gamberetti di fiume, eppure nasconde i suoi mostri e i suoi segreti…
    Attendo la seconda parte.

    1. Il Brenta è sempre stato un fiume particolare…il punto che più mni fa paura è quello in cui il suo corso si unisce con quello del Piovego che proviene da Noventa Padovana, dove il suo letto diventa larghissimo e le acque scorrono veloci…lì sì mi crea qualche apprensione 🙁 La seconda parte è in arrivo

  3. Una storia affascinante e terribile allo stesso tempo. Complimenti davvero un bel post che ha anche valore storico, a mio avviso.
    La buca del Brenta ha qualcosa da film horror
    ciao.

    1. Grazie Edu, sono contenta che ti sia piaciuto. Se non sbaglio tu hai sempre avuto una forte attrazione per i treni, per cui ti annuncio che sono in preparazione tre post su alcuni treni…particolari 😉

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