Chiesa di san Nicolò

Quando si è in villeggiatura in un posto nuovo, una delle cose più belle che si possono fare è andar in cerca dei luoghi che ci possono parlare, in maniera caratteristica, di quel posto.
Credo non ci sia nulla di più bello, specialmente in un paese di montagna, che andar a visitare le chiese. I paesi di montagna infatti nascondono spesso degli autentici scrigni, che ci parlano, attraverso le pitture, gli affreschi, le statue in essi contenuti, del luogo in cui ci troviamo.

Non parlo delle grandi chiese dei nostri centri abitati. Quelle sono vere e proprie cattedrali, immensi caseggiati di cemento e vetro, che altro non trasmettono, secondo me, se non l’opulenza e lo sfarzo di chi le ha costruite. Sono edifici fatti per raccogliere molte persone, ma a me, che amo le cose piccole e delicate, non dicono poi molto, anzi mi trasmettono quasi un senso di ansia e gran poca pace interiore.

Provate invece a soffermarvi a osservare una di quelle chiesette dei paesi di montagna. Parlo sia a chi è credente sia a chi non lo è, perchè credo che una chiesa non vada considerata solo per ciò che contiene, ma per ciò che è. Un edificio che accoglie e protegge. Se infatti siete in montagna e un temporale vi sorprendesse lungo il cammino, credo che nessuno ci penserebbe due volte prima di infilarsi in una chiesa e cercar riparo dalle intemperie. E magari, seduto sui banchi, sovente scomodi di quelle chiesette di montagna,  e lasciando vagare lo sguardo benevolo su ciò che è intorno, si potrebbero scoprire veri e propri tesori.

 Una cosa simile mi è successa in Val di Fassa. Ho vagato e visitato numerose chiese della zona, praticamente tutte, trovando in ognuna qualcosa di davvero interessante e curioso.

Non parlo solo dell’insieme architettonico dei luoghi, ma anche di ciò che dentro quella chiesa si può respirare. Trovo infatti che le chiesette di montagna abbiano un loro odore caratteristico, impossibile da ritrovare in altre chiese che non siano, appunto, di montagna.
C’è un odore di cera di candele, di vecchio e di muffa, di fiori sempre freschi sugli altari (vi sfido a trovare una chiesa di montagna con fiori appassiti: in questi luoghi sono le pie – vecchie – donne dei luoghi a rifornire quotidianamente di fiori freschi gli altari della loro chiesa), di cera per mobili e uno strano odore, amarognolo, che si sente solo qui e che entra nel naso e si deposita sulla lingua, con un retrogusto amaro e dolciastro nello stesso tempo.

No, non sono diventata pazza nè fumo strane sostanze, ma vi assicuro che quest’odore si sente davvero, ma solo in questo tipo di chiese.
Forse è l’odore che emana dai vecchi dipinti alle pareti, dalle statue sugli altari, dai banchi su cui per tanti anni si sono succeduti i fedeli. Ma è un odore impossibile da non riconoscere.

Chiesa di San Nicolò, interno

Ebbene, un giorno mi sono lasciata condurre dal mio istinto in una di queste chiese, la piccola chiesetta di san Nicolò, situata nel paese di Meida, vicino Pozza di Fassa, e mi sono messa a osservare l’ambiente.

La chiesetta fu costruita originariamente alla fine del XV secolo, e aveva una struttura più piccola. La chiesa attuale, che è un ampliamento di quella chiesa preesistente, è in stile gotico e fu distrutta da un incendio nel 1905, che, oltre alla chiesa, distrusse anche la parte vecchia dell’abitato. Già l’anno seguente però, grazie alla solerzia e all’abilità dei Fassani, la chiesetta era al suo posto, pronta per essere venerata.

La statua della Madonna Nera

Al suo interno è conservata, tra l’altro, una bellissima statua della Madonna Nera. Ma non erano le statue nè gli altari che mi hanno colpita, quanto piuttosto la storia di questa chiesa.
All’interno, seduta sugli ultimi banchi, c’era infatti una signora anziana che aveva tutta l’aria di essere la custode della chiesa.

Quando ha visto che mi sedevo su un banco e osservavo la chiesetta, mi si è avvicinata e ha iniziato a raccontarmi qualcosa circa la storia della chiesa, le pitture in essa contenute, le sculture.

Ma io, come al solito, ero in cerca di qualcosa di particolare, di misterioso… e la signora mi ha subito accontentata, raccontandomi del miracolo di San Nicolò.

Nel 1845 il torrente che ancor oggi scorre accanto alla chiesa, il rio San Nicolò appunto, aveva danneggiato seriamente i prati e i campi delle frazioni di Favè e Meida, che si trovano ancor oggi lungo il corso del torrente. Nella foto qui in basso si può vedere la chiesa e il rio, che scorre, placido, a poca distanza da essa.
A un certo punto, il torrente, che aveva già distrutto anche numerose case, iniziò a minare pericolosamente anche la stabilità della chiesa di San Nicolò, che come avevamo detto all’inizio era più piccola dell’attuale.

Allora il vecchio parroco della chiesa corse a prendere la statua di San Nicolò, la posò vicino al torrente, nel punto in cui le fondamenta erano già state danneggiate, e pregò il Santo affinchè pensasse lui a risolvere il problema.

E subito, san Nicolò operò il prodigio. L’acqua del rio tornò nella sua sede naturale e da allora non è più successo che il Rio San Nicolò uscisse dai suoi argini e allagasse i paesi che si sviluppano lungo il suo corso.

Questa è una delle belle leggende che ho appreso lassù, ce ne sono molte altre che attendono solo di essere raccontate…e col tempo, lo farò, sempre qui su Pensierospensierato!

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4 pensiero su “Il miracolo di San Nicolò”
  1. Ho visitato anch’io quella chiesetta, ormai molti anni fa.
    Rileggendoti ho ricordato la storia e mi sono sentita “trasportare” su quei prati, accanto a quel torrente.
    Mi sono arrivati i profumi che hai così abilmente descritto ed il piacevole rumore dell’acqua…
    Grazie!

  2. Bene allora raccontane altre perchè questa mi è piaciuta molto.
    Esiste una simile in Campania, quando nel 1800 durante una delle eruzioni del Vesuvio gli abitanti di una frazione di Pompei posero una statua della madonna sul percorso della lava, a quanto raccontano le cronache la lava si fermò risparmiando la frazione.
    Ciao.

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