L’Italia non ha nulla da invidiare alle più importanti e note aree vulcaniche mondiali. Così come non abbiamo nulla da invidiare alle zone sismiche più e tristemente note.
Anche in Italia abbiamo aree drammaticamente sismiche, come gli ultimi avvenimenti hanno dimostrato, così come possediamo alcuni dei vulcani più pericolosi che la storia ricordi.


I VULCANI ESTINTI IN ITALIA

Colli euganei: ex vulcani

In generale, il nostro territorio conta diverse decine di vulcani cosiddetti estinti, che cioè hanno eruttato oltre 10mila anni fa. Tra questi ci sono i vulcani Salina, Amiata, Vulsini, Cimini, Vico, Sabatini, le Isole Pontine, Roccamonfina e Vulture, ma anche i Colli euganei qui nel Veneto, che per la loro forma ricordano chiaramente la loro origine vulcanica. E non dimentichiamo che ai piedi dei colli sorgono le cittadine di Abano e Montegrotto terme, famose per l’acqua termale e i fanghi, che, guarda caso, sono proprio di origine vulcanica. Quindi, è vero che gli Euganei dei vulcani hanno solo la forma, ma nelle viscere della terra sono attivi più che mai, e basta fare un giro per i molti alberghi di Abano e Montegrotto per farsene un’idea.

Campi Flegrei

VULCANI QUIESCENTI
Ci sono poi i vulcani quiescenti, che hanno dato eruzioni negli ultimi 10mila anni ma che attualmente si trovano in una fase di riposo. Secondo una definizione più rigorosa, si considerano quiescenti i vulcani il cui tempo di riposo attuale è inferiore al più lungo periodo di riposo registrato in precedenza. Si trovano in questa situazione: Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Lipari, Vulcano, Panarea, Isola Ferdinandea e Pantelleria.

Tra questi, Vulcano e Campi Flegrei hanno una frequenza eruttiva molto bassa e si trovano in condizioni di condotto ostruito, il che vuol dire che nel caso di una nuova eruzione, questa potrebbe essere di portata davvero devastante. Non tutti i vulcani quiescenti presentano però lo stesso livello di rischio, sia per la pericolosità dei fenomeni attesi, sia per la diversa entità della popolazione esposta. Inoltre alcuni presentano fenomeni di vulcanismo secondario – come degassamento dal suolo, fumarole – che nell’ordinario possono indurre a situazioni di rischio.

VESUVIO: UN CASO A PARTE
Questo è il caso del Vesuvio, che come abbiamo visto, sebbene dal 1944, anno della sua ultima eruzione, si trovi in stato di quiescenza caratterizzato solo da attività fumarolica e bassa sismicità, e sebbene ad oggi non si registrino fenomeni precursori indicativi di una possibile ripresa a breve termine dell’attività eruttiva, ciononostante resta sorvegliato speciale, 24 ore su 24, dalla rete di monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano, sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Questo perchè una sua eruzione, con caratteristiche altamente distruttive come è nelle previsioni possa verificarsi, metterebbe letteralmente in ginocchio non solo la Campania ma lo stesso sistema nazionale e, di conseguenza, l’intera Unione europea. (Read more: http://pensierospensierato.blogspot.com/2012/07/vesuvio-mostro-pronto-esplodere.html#ixzz21Y2zXJM8).


Stromboli

I VULCANI ATTIVI: ETNA E STROMBOLI
Infine, si definiscono attivi i vulcani che hanno dato eruzioni negli ultimi anni. Si tratta dei vulcani Etna e Stromboli che eruttano frequentemente e che, per le condizioni di attività a condotto aperto, presentano una pericolosità ridotta ed a breve termine.

Oltre a questi vulcani però ce ne sono di sommersi, i cosiddetti vulcani sottomarini, e l’attività vulcanica in Italia è concentrata anche nelle zone sommerse del Mar Tirreno e del Canale di Sicilia.

Alcuni vulcani sottomarini sono ancora attivi, altri ormai estinti rappresentano delle vere e proprie montagne sottomarine. Oltre ai più noti Marsili, Vavilov e Magnaghi, vanno ricordati i vulcani sottomarini Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete e i numerosi apparati vulcanici nel Canale di Sicilia.

Allora ci si potrebbe chiedere: cosa succede se questi vulcani si risvegliano?

COME SI RISVEGLIA UN VULCANO SOTTOMARINO?

Sono stati resi noti i segnali che indicherebbero il risveglio di un vulcano sottomarino: la scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, si deve a tre studi coordinati da tre ricercatori americani e potrebbe dare un importante contributo per prevedere le eruzioni sottomarine che rappresentano la stragrande maggioranza del vulcanismo della Terra.

I lavori coordinati da Chadwick William, Robert Dziak entrambi della Oregon State University e da David Caress dell’Istituto di Ricerca Monterey Bay Aquarium, si basano sul monitoraggio del vulcano sottomarino Axial Seamount, situato nell’Oceano Pacifico, a largo delle coste degli Stati Uniti, prima e dopo l’eruzione nel mese di aprile 2011. Questa eruzione era stata prevista con successo dagli stessi autori che avevano individuato un arco di tempo durante il quale poteva avvenire e ora i lavori descrivono i segnali precursori del “risveglio” del vulcano. Per monitorare l’Axial Seamount, uno dei vulcani sottomarini piu’ attivi del mondo, i ricercatori hanno usato un robot sommergibile per analizzare il fondale marino, sensori di pressione per misurare l’innalzamento e l’abbassamento del fondale, strumenti per registrare i piccoli terremoti generati dal magma che si muove nella crosta terrestre.

Come prima cosa, è stato documentato un aumento graduale del fondo del mare di quasi 20 centimetri in un periodo di diversi mesi, seguito da un brusco sollevamento di 7 centimetri avvenuto in meno di un’ora prima della comparsa dell’eruzione.

Durante l’eruzione, durata sei giorni, che ha fatto svuotare il serbatoio di magma, il fondale marino si è poi come “sgonfiato”, abbassandosi di due metri.

Questi movimenti del suolo, sottolineano gli esperti, indicano il riempimento graduale del serbatoio del magma sotto la superficie e il successivo svuotamento.

Nelle due ore prima dell’eruzione, i ricercatori, hanno inoltre registrato uno sciame intenso di terremoti.

La cosa più interessante è che con questi studi, è la prima volta in assoluto che si dimostra la correlazione tra sismicità, deformazione del fondo marino e l’intrusione di magma in un vulcano sottomarino, con un successiva eruzione vulcanica.
Gli strumenti – ha rilevato Dziakhanno registrato i segnali di migliaia di piccoli terremoti in pochi minuti, generati dal magma che sale infiltrandosi nelle crepe della crosta e che ci hanno permesso di tracciare chiaramente la risalita del magma“.

FONTE: meteoweb.eu

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5 pensiero su “Vulcani emersi e sommersi: prevenire le eruzioni?”
  1. Qualunque notizia su questi fenomeni è bene accetta, e presumo sia attentamente studiata dagli addetti al settore.
    Certo, per come siamo circondati qui da noi, non c’è da stare molto allegri…
    Ciao.

    1. Siamo costantemente in pericolo…i vulcani possono provocare i terremoti, ma il terremoto si sa può anche essere autonomo….
      Chissà se esistono soluzioni….nei casi peggiori.
      L’articolo è molto interessante, in fondo viviamo nella beata incoscienza…
      sapere quanto ci potrebbe aiutare secondo te?
      Un abbraccio
      Angie

    2. Cara Angie, creco che la conoscenza possa servire, se non altro, a farci stare un po’ più tranquilli…sapere che dobbiamo morire non mi preoccupa, ma sapere i vari modi in cui è possibile morire mi aiuterebbe se non altro a capire meglio cosa mi aspetta. ma poi è tutto relativo, non so se sia meglio restare in una beata ignoranza o in una paurosa conoscenza. Il sapere rende forse più tranquilli, ma l’ignoranza rende spensierati…o forse non è così…boh…tu che dici?

    3. Caro Gattonero, in efftti la situaiuzone no è affatto rosea, su vari fronti…speriamo solo che non succeda nulla di grave, queste ricerche servono solo a metterci in guardia da quello che potrebbe accadere o sono solo la punta di un gigantesco iceberg? cosa c’è davvero sotto?

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