Mi ero ripromessa di non parlare più del terremoto, però, mentre purtroppo l’Ingv segnla un aumento delle scosse in Emilia (alle 9:17 di stamattina ce n’è stata una con epicentro Bondeno, Ferrara, magnitudo 3), su La Repubblica di oggi lunedì 2 luglio ho trovato un articolo davvero interessante, firmato da Elena Dusi, che voglio riproporre, perchè in certo qual modo riprende e amplia notevolmente qualcosa di cui io stessa avevo parlato qualche tempo fa, quando accennai della possibile correlazione tra terremoti e aumento della temperatura nei luoghi in cui poco tempo dopo si sarebbe verificata una scossa.

Avevo già accennato come, proprio in corrispondenza della prima scossa del 20 maggio, si fosse segnalato un certo incremento della temperatura atmosferica. Avevo anche segnalato che i contadini dei luoghi colpiti dal sisma emiliano avessero segnalato come, nei giorni immediatamente precedenti il sisma, l’acqua dei loro pozzi si era dapprima scaldata in maniera incredibile, e poi il livello dell’acqua si fosse abbassato notevolmente.


ANOMALIE IN NATURA POSSONO ANNUNCIARE UN TERREMOTO?
Oggi ecco questo pezzo, che ripropongo perchè ricco di testimonianze dirette di persone che si sono trovate faccia a faccia con il terremoto.

 ACQUA CALDA E SPORCA NEI POZZI «Il giorno prima del terremoto ho preso l´acqua dal pozzo per innaffiare l´orto. Era bruttissima, tutta torbida» racconta un contadino di via Taddia a Renazzo. «Me ne sono accorto lavando la betoniera» aggiunge un operaio a Camposanto. «Da fine aprile l´acqua era diventata calda. Ho avvertito anche il Comune, ma senza drammatizzare. E così nessuno è venuto». A Medolla, in via Modena, un altro agricoltore indica con il dito il suo campo di mais e racconta: «Subito prima della scossa iniziale le piante hanno cominciato a crescere in modo impressionante. Sono triplicate in altezza nel giro di tre giorni. Poi all´improvviso sono morte tutte». 

E in molti dei paesi terremotati i ricercatori dell´Ingv hanno raccolto testimonianze di una variazione del livello dei pozzi d´acqua. «Alcuni sono saliti perfino di un metro e mezzo o due» dice Fedora Quattrocchi, dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), che ha interrogato gli abitanti delle campagne emiliane sui segnali della natura che hanno preceduto o accompagnato lo sciame sismico iniziato un mese fa. «Segno che nel sottosuolo si stava verificando una compressione delle faglie, la stessa che ha fatto sollevare il terreno di 15 centimetri a Mirandola, come osservato dai satelliti».

«Prima o durante un sisma, a volte notiamo cambiamenti del livello dell´acqua dei pozzi, comportamenti anomali degli animali, emissioni gassose dal sottosuolo. Purtroppo però le nostre osservazioni non sono abbastanza sistematiche da permetterci di fare previsioni» spiega.

Parlando di emissioni gassose, la memoria corre necessariamente a Giuliani e ai suoi studi sul Radon e sulle anomalie registrate. Tuttavia, le emissioni del gas radon di cui tanto si parlò nel 2009 dopo il terremoto dell´Aquila non sarebbero state di nessun aiuto in Emilia Romagna, il cui sottosuolo è infatti privo di elementi di origine vulcanica. Cionostante, però, sono stati riscontrati dei livelli abnormi di altri gas nel territorio emiliano, gas che si sarebbero liberati dalle fratture delle rocce.

Nella foto INGV, i topi morti di Medolla

IL SUOLO HA LA FEBBRE!
A Medolla, zona già nota per le sue “terre calde”, la temperatura del terreno ha raggiunto i 50 gradi subito dopo la prima scossa del 20 maggio. La terre calde di Medolla infatti sono un fenomeno noto, già individuato tra il 2006 ed il 2008 quando Ers chiese approfondimenti all’INGV sui terreni in ottica stoccaggio gas.
I dati raccolti non serviranno a prevedere i terremoti, ma sono importanti per capire cosa sta succedendo e le temperature elevate sono un elemento importante di conoscenza: se i gradi salgono allora si va ad ipotizzare e ad accertare se si sono aperte nuove fratture.  «I contadini – spiega Quattrocchi – hanno visto crescere il mais a ritmi impressionanti per alcuni giorni prima del sisma. Poi le piante sono morte e sul terreno si sono creati dei cerchi privi di vegetazione. In quella zona, alcuni giorni dopo la prima scossa, abbiamo misurato emissioni di metano fino a cento volte superiori alla norma». Il fatto che si sia liberato questo gas è stato riscontrato anche per la strana moria di pesci nei canali e nei laghi di tutta l´area colpita dallo sciame. A soffrire sono stati soprattutto persici e pescigatto, che vivono vicino al fondale.

ANCHE GLI ANIMALI “SENTONO” IL TERREMOTO

Ma non solo pesci: la risalita di gas nocivi dal sottosuolo e il calore anomalo del terreno sono probabilmente all´origine anche della moria di topi, come testimoniano le foto scattate dall’INGV e disponibili su Flickr.

 Inoltre, prosegue l’articolo, altre testimonianze curiose: al ristorante “Al 50” di Finale Emilia il proprietario ha visto scappare le tartarughe dal laghetto poco prima del sisma (del 20 maggio, ore 4:04, magnitudo 5.9). Un contadino di Medolla (epicentro della scossa di 5.8, 29 maggio, ore 9:00) ha raccontato impressionato: «Tre giorni prima della scossa del 20 maggio tutte le galline hanno smesso improvvisamente di fare uova. Non mi era mai successo prima».

Nessuno di questi segnali ovviamente sarebbe stato sufficiente a prevedere il terremoto, e tantomeno a lanciare un allarme di evacuazione per la popolazione. «Ma forse – sottolinea Quattrocchi – converrebbe studiare con più costanza i precursori geochimici dei terremoti, per capire se esistono delle regolarità. Una rete di stazioni di monitoraggio ci aiuterebbe a seguire i parametri del terreno per tempi lunghi, insieme a quelli di spostamento delle placche».

SEGNALI NELLA STORIA
La storia dell´analisi dei precursori chimici, della temperatura del terreno e dell´acqua non inizia ovviamente oggi. I segnali che precedono la scossa furono notati per la prima volta in un sisma del 1966 a Tashkent. E in coincidenza con il grande sisma di Kobe del 1995 furono notate emissioni anomale di radon, mentre l´acqua minerale che si imbottiglia nella zona si arricchì di cloruri e solfati, i pesci morirono nei fiumi e l´acqua dei pozzi diventò nera. I sostenitori della ricerca sui precursori citano l´esempio del grande terremoto cinese del 1975. Allora il cambiamento del livello dei pozzi d´acqua e di alcuni terreni, unito al nervosismo degli animali e a uno sciame di piccole scosse anticipatrici portarono all´evacuazione della regione dell´Haicheng e al salvataggio di 120mila persone. Ma da allora nessun´altra previsione si è più rivelata esatta. L´anno dopo la Cina è stata presa alla sprovvista da un altro sisma devastante. E in Giappone, dove la rete di stazioni di monitoraggio geochimico invece esiste, a prevedere un terremoto non è ancora riuscito nessuno. Da allora l´illusione di poter fare previsioni misurando radon, metano, pozzi d´acqua o addirittura i segni di nervosismo degli animali ha inquinato una scienza purtroppo ancora immatura per essere applicata alla prevenzione.


STUDIARE LE EMISSIONI DI NEUTRONI PER PREVENIRE I TERREMOTI?
In più oggi Domenico Scilipoti, sulla base di quanto emerso dal convegno “Verso una rivoluzione energetica non inquinante“, organizzato presso la Sala della Mercede dal leader Mrn, presenta quella che potrebbe essere una vera e propria “Rivoluzione copernicana nell’ambito dei terremoti”, che si potrebbero prevedere, almeno secondo il professor Alberto Carpinteri, presidente dell’Istituto nazionale di ricerca metrologica. Come? Studiando le emissioni di neutroni che sarebbero un precursore sismico assieme a quelli già noti, come le emissioni acustiche ed elettromagnetiche“. Verità o fantascienza? Non si sa, ma si sa solo che la prevenzione è d’obbligo in una situazione sempre più insostenibile. FONTE: METEOWEB.EU

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9 pensiero su “Terremoti: ci sono dei segnali premonitori?”
  1. Tra i segnali è contemplata la presenza dei cambiamenti umorali della gente? no perchè prima della scossa eri intrattabile, e da qualche giorno lo sei ancora di più!

    1. Sì, tra i segnali è contemplata anche questo fenomeno, ma io non faccio testo, sono intrattabile di mio, evidentemente c’è qualcuno che con le sue postate su FB contribuisce a rendermi isterica. Sì lo so, non c’azzecca con Mr Hide, qui di identità credo ce ne siano più di 5, evidentemente la troppa Maria le ha fuso il cervello e deve pur in qualche modo far conscio il mondo che è ancora viva… Son troppo cattiva?

  2. Ho scoperto un altro infisso invaso dai tarli (le formiche alate, fuggite circa 13 ore prima della bottarella di quasi 4 grado da un infisso interno, da loro divorato). Potrei eliminarli da subito, ma voglio aspettare, seguendo con attenzione i loro movimenti. Se dovesse verificarsi una nuova fuga in massa, stavolta fotografo il branco e pubblico subito sul blog. Se dopo un tot di ore dovesse verificarsi una scossa percettibile, lo farò sapere. Se sopravvivo.

    1. 😀 i tarli in questo periodo stanno sfarfallando…credo che la fuga da te segnalata non dipendesse dal terremoto ma dal loro orologio biologico che li ha chiamati allo svolazzamento. Almeno credo…

  3. Interessante davvero questo articolo, i segnali esistono eccome e sono tanti forse troppi, spesso sottovalutati…inquietanti segnali…quelli che riporti sono inquietanti…e avrebbero dovuto allarmare…
    Ciao un abbraccio
    Angie

    1. Ciao Angie,grazie, io mi sto appassionando davvero a questi fenomeni, e stanno slatando fuori tanti di quei dati che non immagini…un abbraccio forte a te!

  4. Beh molto interessante davvero. Prevederli è impossibile ma qualche segnale in comune è possibile che ce l’abbiamo. Resta comunque il fatto che il miglior metodo che abbiamo per evitare morti è quello di costruire strutture anti sismiche. Vedi i giapponesi che resistono ai terremoti 9.1 o.O

    1. Ciao, e benvenuto! In effetti il solo modo per evitare catastrofi sarebbe quello di construire a regola d’arte strutture antisismiche che siano VERE strutture antisismiche, ma purtroppo siamo ancora molto molto indietro, e quel che è peggio è che la gente non si rende conto che siamo in un paese ad alto rischio sismico…se ne renderanno conto solo quando avverrà una tragedia ancora più grande di quelle già capitate.

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