Oggi fa un caldo, ma così caldo che mi sudano anche le narici a star ferma. Non ho voglia di mettermi a scrivere di fantasmi: pure loro con sto caldo se ne stanno ben rintanati e stanno facendo lo “sciopero delle apparizioni” causa troppo caldo. Non ho voglia nemmeno di mettermi a cercare qualche notizia riguardante terremoti, vulcani, tsunami e compagnia bella.

Oggi però m’è venuta l’ispirazione di parlare di qualcosa di davvero interessante, un luogo davvero bello, che vale la pena visitare, non solo perchè è immerso nel verde ed è un’autentica oasi di tranquillità e benessere, ma anche perchè è un luogo miracoloso.
Oggi vi porto al Santuario di Monteortone. Abano Terme. Padova.

Sui Colli Euganei, in periferia di Abano Terme, si trova un famoso santuario mariano, che da oltre cinque secoli è luogo di convergenza della fede cristiana delle popolazioni limitrofe venete-euganee: è il santuario della Madonna della Salute di Monteortone.

Pietro Falco, uomo d’arme, reduce da molte battaglie, a seguito di ferite riportate che gli rendevano faticosa l’articolazione degli arti inferiori, si recò a Monteortone su consiglio di amici e di medici in cerca di salute o, almeno, di un po’ di ristoro. Uomo timorato di Dio, era solito ritirarsi in preghiera presso un boschetto sotto quel colle che per la sua rotondità può aver dato nome al borgo sottostante: Monteortone. La cura, da tempo iniziata, non dava alcun risultato. Non volle disperare. Si rivolse a Dio con fede. Dentro il boschetto, folto di verde, pieno del canto degli uccelli, gorgogliava l’acqua di una sorgente tiepida, ignorata e trascurata dagli abitanti del luogo. Qui Pietro si ritirò a pregare e la meditazione si tramutò in estasi: come scesa dal monte, una nube luminosa coprì il boschetto e lasciò apparire la bianca figura della Vergine che così parlò a Pietro:

“Va’, Pietro, e in questo fonte lavati che recupererai la sanità. Risanato, cerca nel fondo delle acque, perché sepolto tra i sassi troverai un quadretto con la mia immagine. Manifesta a tutti, con la grazia ricevuta, il quadro ritrovato, dichiarando che questo luogo silvestre è sotto la mia protezione e che bramo per l’avvenire sia qui riverito il nome del mio santissimo Figlio e il mio. A conferma di quanto andrai loro dicendo, prendi un ramo d’ulivo di questo monte , simbolo di pace per il popolo padovano e di riconciliazione con Dio che, alle mie preghiere, perdonando i loro errori, si compiace sollevarli dal flagello presente (della peste). Prendi pure un ramo di quercia, simbolo di stabile e perpetua custodia che io voglio avere di questo luogo. Il ramo di quercia, cingendotene il capo, si seccherà, per rinverdire toccandoti con esso il fianco. Il ramo di ulivo posto sul fianco si seccherà per rinverdire quando con esso di cingerai il capo”.

Pietro ubbidì e nel bagno le sue membra ripresero vigore e agilità. Recuperata così la salute, si ricordò delle promesse della Madonna. Frugò fra i sassi della fonte e, con non minore meraviglia scoprì il quadro, per niente rovinato dall’acqua termale, riproducente la Madre di Dio in atteggiamento squisitamente materno, con alla destra S. Cristoforo martire e alla sinistra S. Antonio Abate. Era il maggio del 1428.

La notizia si divulgò presto tra i paesi del vasto circondario euganeo e fu un accorrere continuo di curiosi e di fedeli, di sani e di malati, di contadini e di nobili. Ludovico Buzzaccarino, nobile padovano, ritirato sul vicino colle S. Daniele per sfuggire dalla peste scoppiata in forma epidemica in città, volle accertarsi del fatto. Fu talmente impressionato dalla prodigiosità degli eventi che, dopo devota e prolungata venerazione alla sacra immagine, si fece subito tutore e consigliere di Pietro. Fece infatti collocare il quadro sopra un frassino perché fosse visibile a tutti. All’indomani egli stesso accompagnò Pietro Falco in città perché annunciasse ai rettori di Padova quanto la Vergine gli aveva rivelato. 

In più, i due ramoscelli di cui la Madonna aveva parlato cambiarono prodigiosamente stato, uno si seccò e l’altro rinverdì, e in quello finì anche la peste che imperversava nella regione.

Non ci fu più ombra di dubbio: la Madonna aveva compiuto il miracolo, e Ludovico Buzzaccarino venne personalmente incaricato di prendere cura del luogo e di provvedere alla custodia della fonte. Al principio fu costruito un oratorio, l’attuale sacello che contiene la sacra immagine, dietro l’inferriata dell’altare maggiore. Poi fu eretto il santuario, che per cinque secoli ha visto arrivare pellegrini da tutta Europa per pregare e chiedere la grazia. La basilica è stata dichiarata monumento nazionale: si presenta a croce latina, tre navate con abside e un campanile risalente al secolo XV. Sulla sinistra si trova un antico convento di proprietà dei Padri Salesiani oggi adibito a casa di spiritualità.

E la fonte? Essa è meta di continui pellegrinaggi da parte di tanti fedeli che vanno a chiedere la grazia. Una volta infatti il Santuario era meta di pellegrinaggi solo da parte delle parrocchie limitrofe, ma da qualche tempo la sua fama si sta estendendo anche fuori regione, grazie anche alle virtù riconosciute alle acque termali che sgorgano dalla fonte posta sotto la basilica. Si tratta di una sorgente alla quale chiunque può bagnarsi o attingere dell’acqua da portare a casa, da usare per inumidire un panno da appoggiare sulla parte malata e pregare affinchè avvenga il miracolo. Un po’ come avviene per l’acqua miracolosa di Lourdes.

Cosa farebbe, esattamente, quest’acqua? C’è in particolare una testimonanza che vale la pena citare: una donna narra di aver attinto l’acqua calda che usciva dalla fonte sotto il Santuario, di averne riempito una bottiglietta e di averla portata a casa per curare sua madre gravemente malata di tumore allo stomaco. Una volta tornata a casa, la donna avrebbe inumidito un fazzoletto e l’avrebbe appoggiato sullo stomaco della malata. A contatto con la pelle, quel panno è diventato bollente, un calore intenso, durato una quindicina di minuti. Dopo poco la donna ha smesso di lamentarsi dal dolore, e in seguito dalle visite mediche e dalle ecografie fatte emerge che il male si è fermato».

Guarigione miracolosa? Su questo, come su molte altre cose, la Chiesa prudentemente non si esprime, ma per chi crede, e ha fede, una visita al Santuario è quasi d’obbligo.
Si sa che l’acqua termale faccia miracoli, ma in questo caso, aggiungici la fede, aggiungici un luogo di per sé splendido, e sembra effettivamente che, nella pace di quei luoghi, ogni problema svanisca. Provare per credere!

Il Santuario della parrocchia di “S. Maria Assunta” si trova in via Santuario 63, 35031 Monteortone (Abano Terme) – Padova.

FONTE: www.monteortone.it

 

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2 pensiero su “L’acqua miracolosa di Monteortone”

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