Oggi mi son posta una domanda: cosa mi rende davvero felice?

Ho pensato alle fossette sulle guance di mio nipote (in realtà sarebbe mio cugino, ma visti i 28 anni di differenza che ci separano mi sento più zia che cugina); ho pensato agli occhi smeraldo di Nerone, quando mi guardava e miagolava per attirare la mia attenzione. Ho pensato ai tramonti e alle albe e alla luna e alle stelle. Ho pensato ai sorrisi di chi ti fa star bene solo con uno sguardo; ho pensato a persone un po’ semi-pagliaccio, semi-dio, semi-supereroe e semi-mona che nella loro miscellaneità sono…senza parole… come la luna qui a fianco… Ho pensato a tante cose, e ho finito per pensare ai miei adorati fantasmi.

La storia-leggenda del fantasma di suor Maddalena che rivela il luogo della sua sepoltura, di cui avevo parlato qualche tempo fa, mi ha fatto venire in mente un’altra leggenda molto simile che si tramanda da molto tempo nel territorio della terraferma Veneziana.

La storia è ambientata ai primi del 1800 e riguarda un uomo, soprannominato “El Salvadego” (trad. dal dialetto: il selvaggio) che viveva e lavorava a Venezia. Ex carcerato, El Salvadego era conosciuto nelle zone limitrofe come un attaccabrighe che aveva la sua unica passione nel coltivare un fazzoletto di terreno delimitato da una staccionata.

Una notte, un certo Menego stava tornando a casa dopo aver passato la notte in osteria, quando vide qualcuno seduto sullo steccato che delimitava la proprietà del Salvadego. Convinto che si trattasse di uno spettro, il Menego se la diede a gambe.

Antefatto: El Salvadego, avezzo come abbiamo visto a entrare e uscire dal carcere, nuovamente condannato e in procinto di rientrare in carcere, appena qualche tempo prima aveva affidato il suo appezzamento a un amico, ex carcerato come lui, tal Giuseppe detto “Bepi”, evitando così che il terreno finisse in mano ai creditori. Pochi mesi prima che Menego vedesse lo spettro, El Salvadego era stato visto discutere animatamente con Bepi, a causa del suo stesso appezzamento di terreno che l’amico non aveva più alcuna intenzione di restituirgli. Dopo quella discussione, El Salvadego non si vide più nei paraggi, ma nessuno ci badò più di tanto anche perchè Bepi aveva affermato che l’amico si era imbarcato per la Grecia, e lui stesso era stato al porto a vederlo salpare.

Tutto sembrava esser rientrato nella normalità, quando le autorità austriache, che in quel periodo avevano occupato la città, misero un annuncio in cui si prometteva una ricompensa per l’eventuale ritrovamento del corpo del Salvadego.
Subito tutti i sospetti si concentrarono su Bepi, anche perchè era stato visto indossare alcuni abiti che era noto fossero appartenuti al Salvadego. Messo alle strette dagli ufficiali, Bepi accusò tre persone diverse dell’assassinio del Salvadego. Disse che aveva lui stesso assistito al terribile assassinio, ma quella versione non fece altro che aggravare ulteriormente la sua posizione, accrescendo i sospetti su di lui, e alla fine venne arrestato.

Fu allora che il Menego vide il fantasma, e corse subito a raccontare l’accaduto alla gendarmeria, perchè, giurò, quel fantasma aveva tutte le sembianze del povero Salvadego il cui corpo ancora non si trovava. Per rendere più convincente la sua ricostruzione, affermò e giurò che il fantasma aveva perfino “il naso storto e spaccato”, ed effettivamente El Salvadego aveva questa evidente malformazione, causata dal calcio di un cavallo che gli aveva rotto il setto nasale.

La polizia si recò così al recinto, e nel punto in cui il Menego aveva affermato di aver visto il fantasma, venne ritrovato il corpo del Salvadego, massacrato di botte e quindi sepolto, alla buona, in quella stretta fossa.

A questo punto gli indizi erano schiaccianti, e il ritrovamento del cadavere costituiva a questo punto una prova così schiacciante che in men che non si dica Bepi fu giudicato colpevole di omicidio e condannato a morte. Poco prima dell’esecuzione, egli ammise di aver ucciso El Salvadego, aggiungendo però che si era trattato di una disgrazia avvenuta in maniera del tutto accidentale, in seguito a un litigio.

Ma El Salvadego aveva comunque ottenuto la sua vendetta, e con la morte di Bepi, giustizia era stata fatta.

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14 pensiero su “Il fantasma in cerca di vendetta”
  1. Il fantasma che si vendica del suo assassino è sempre inquietante… Io non potrei mai interessarmi approfonditamente a storie di fantasmi perché mi impressionano troppo.

    1. Ti svelerò una cosa, anche a me impressionano le storie di fantasmi (strano eh?) però oltre a impressionarmi mi elettrizzano terribilmente, e non riesco a fare a meno di raccontarne continuamente! 😀

  2. Ti leggo nel pensiero: “Ma quel gattaccio color antracite, dopo avermi invitato a tornare alle mie leggende, verrà a leggere?”. Ci sono.
    Quanto al racconto: meno male che non ho fatto il poliziotto, altrimenti sai quante nasate e quante persone innocenti avrei mandato a morte? Infatti, fino alla confessione di Bepi, in galera e alla forca avrei mandato il Menego; le indicazioni date erano troppo precise, per non essere da subito sospettabile.
    Vabbé, nella vita per fortuna ho fatto altro, e le mie nasate non hanno danneggiato altri che me stesso.
    Ciao, ottimo rientro, buon prosieguo.

    1. Ehehe gattonero, ci vuol “naso” per queste cose in effetti! Invito accettato e fantasmi-leggende rispolverati, almeno fino alla prossima stranezza da recuperare sul fronte terremoti & affini. Un abbraccione

  3. Siore e siori ci siamo, LadyGhost è tornata e ora che sei tornata tra noi non te ne andare più, ci sei mancata troppo! M.

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