Oggi è un giorno speciale!

Con questo, PensieroSpensierato tocca i 200 post!

E vogliamo festeggiare con un post speciale! Dopo il riuscito esperimento di Una notte con LadyGhost, ecco un altro post a 4 mani, scritto sempre da me con l’ausilio di Mathias, che in quest’avventura ho ben potuto definire come il mio “alter ego”.

Questa volta la tappa del mio “viaggio nel mistero” è stata Ferrara, e in particolare Palazzo dei Diamanti, un luogo misterioso e davvero strano, sia per la sua struttura, sia per lo strano segreto che racchiude al suo interno. Ma andiamo con ordine, e cominciamo la narrazione…a quattro mani.

Era una domenica mattina, e come di mia abitudine, mi sono concesso un giro in moto. Stavo giusto tornando a casa, quando dal terrazzo al terzo piano della casa dove vivo, vedo una femmina, alta, capelli al vento, che osserva e indica qualcosa da lassù. All’inizio non ci ho fatto molto caso, vivendo con mia sorella molto spesso lei si affacciava alla finestra, ma questa donna tutta vestita di nero, con i capelli lunghi, non mi sembrava di averla mai vista. Chi è? Che fa? Che vuole?

E infatti ero proprio io, giunta una mattina freddissima, a far visita a mio cugino in quel di Ferrara. E stavo appunto in terrazzo ad ammirare il panorama di tetti e tegole, una vista di Ferrara dall’alto che non avevo mai avuto modo di ammirare prima di allora. E il mio orecchio ben sintonizzato sul rombo dei motori aveva notato già da prima quel suono, quella musica per le mie orecchie. E guardando in basso vedo sopraggiungere una bella moto, verde e nera, e sopra…beh, quello che comunemente si può definire un G.P.D.F. (GranPezzoDiFigliolo). Interrogo mio cugino sull’entità del tipo in questione, lui facendo spallucce mi assicura di non conoscerlo.

La tipa sul terrazzo si sporge per veder meglio, mi chiedo subito chi possa essere quella rompiscatole che di domenica mattina viene a rompere a casa di altri, poi la vedo che parla con Matteo e già m’incazzo: chi è? Salgo in casa, casco ancora addosso, non ho voglia di toglierlo, e per far prima niente ascensore, scalini a due alla volta, mentre la rabbia monta di pari passo con la curiosità. Chi è la tipa?

Matteo sparisce in cucina, mi lascia da sola in salotto, mi guardo attorno…quadri, soprammobili…bella casa, ma in completo disordine. 
E certo, non può che esser così, due maschi che dividono casa…ma assieme a loro ci dovrebbe essere pure la fidanzata di Matteo, che però ora non è in casa…intanto mi chiedo chi fosse mai quel tipo in sella a una moto strepitosa che ha parcheggiato sotto casa, ha guardato in alto, e casco ancora addosso è sparito dentro il portone. Dunque abita nello stesso palazzo del Cug. Chi sarà mai? Se mio cugino ha un vicino di casa così carino e non me l’ha mai detto, stavolta me la paga…Non che sia alla ricerca di un uomo, questo no, ma…un giro in moto, per giunta su un destriero motorizzato così bello, me lo sarei fatta volentieri! Suonano alla porta. Corro ad aprire. Sarà forse la fidanzata di mio cugino?

Arrivo al terzo piano col fiatone, e non ho voglia di prendere le chiavi, così suono, sperando che mi venga ad aprire proprio la sconosciuta dark, così da vederla e cacciarla fuori di casa. Sento dei passi che si avvicinano. Mi preparo, sollevo la visiera del casco e….

 Due occhi neri che spuntano dalla visiera mi colpiscono. Un’espressione truce e nervosa che subito lascia il posto a uno sguardo insieme stupito e meravigliato. Non è possibile! Ma è lui, il centauro!!

E quegli occhi verdi spalancati e sorridenti da dove escono? Chi è questa femmina? Sì, è la stessa del terrazzo? Ma chi è? Perchè non parla?

Mi scosto per permettere al tizio di entrare in casa. Matteo ci raggiunge e fa: “oh, bene, vi siete conosciuti! Mathias, coinquilino; Donata, cugina”. Per poco non frano addosso al tipo. Ma da dove salta fuori?!

La osservo meglio. Ma quant’è alta? E non ha nemmeno i tacchi, noto. E che begli occhi, chiari, luminosi, simpatici. Mi sorride e mi dà la mano. Non riesco a togliere i guanti, sono un disastro completo, lei ride di nuovo, mostrando un bel sorriso, un canino simpaticamente sporgente, il naso leggermente schiacciato, lentiggini a punteggiarlo, e si rimette a posto gli occhialini sul naso, ridendo di nuovo. Mi sento totalmente inebetito, e lei per tutta risposta mi fa: “Ohi, ma è tua quella moto con cui sei arrivato? ho sentito il rumore dello scarico, troppo leggero per una Harley, e poi di quel colore è una Kawasaky, giusto? Dovrebbe essere una Ninja se non sbaglio! Che cilindrata è? Mi piacciono troppo le moto, e la tua è fantastica, complimenti!”.
Inutile dire che mi ha steso. Non solo conosce la marca della moto, ma parla pure di cilindrata, scarico…una manna dal cielo, insomma!

Mathias non dice una parola, continua a fissarmi negli occhi, così per rompere il ghiaccio gli chiedo lumi sul suo destriero motorizzato, una cosa che mi ha colpito subito…e dopo qualche domanda iniziamo a parlare, del più e del meno, e non posso fare a meno di notare che i suoi occhi sono davvero belli. Scurissimi, con lunghe ciglia folte e arcuate, carnagione scura, un accenno di barba, riccioli ribelli che gli incorniciano la fronte. Wow. Mio cugino ha un coinquilino così ganzissimo e io non ne sapevo niente? Il tipo ride, dice qualche parola che non comprendo, così lui si affretta a tradurre: ha parlato in pugliese, dal momento che viene proprio da lì. Bari, per la precisione. Si passa una mano tra i riccioli scuri, noto un anello al pollice, una fedina d’argento, e che belle mani, forti e grandi…mi chiede se voglio bere un thè. Annuisco, e faccio per alzarmi, e ci scontriamo.

Che capocciata! Chiedere a una ragazza se vuole un thè e finire a darci una testata non è proprio il massimo. Lei scoppia a ridere, io la imito, se non altro perchè la zuccata è stata poderosa. Lei si schermisce, dice che è del segno dell’Ariete, che le corna le ha per davvero ed è per quello che la sua testa è così dura. Io rispondo che allora ci è venuto proprio naturale scontrarci, io Capricorno, le corna le tengo pur io, e non metaforicamente. Lei aggrotta la fronte, sorride e mi dice, con una semplicità che mi disarma: poraccia la tua ex se t’ha mollato, si vede proprio che non sapeva quel che faceva. Mi sta già simpatica, la tipa.

Una tazza di thè (verde) tra le mani, seduti sul divano, quattro chiacchiere in compagnia. Quattro che diventano 8, poi 12, poi neanche ci si accorge del tempo che passa. Una sintonia perfetta, quante cose in comune, quanti interessi, mio cugino gongola, va avanti e indietro, assieme alla fidanzata taglia a cubetti la pancetta affumicata, grattugia il pecorino, lei rompe le uova, aggiunge panna, un pizzico di pepe. Noi lì a conversare, in sottofondo l’acqua che gorgoglia, il rumore degli spaghetti pesati, o fatti a occhio, che importa, conversiamo e ridiamo, ci si interrompe solo quando l’aroma inconfondibile della Carbonara dei Cugini si diffonde nell’appartamento. Il pranzo è pronto. Ci alziamo, seduti a tavola mangiamo e conversiamo ancora, palesemente dimentichi del resto, ci sfuggono le occhiate dei due che mangiano con noi, fino a quando un calcio ben assestato di Matteo a Mathias interrompe le nostre discussioni. Matteo propone qualcosa per il pomeriggio, asserisce che il coinquilino non farà parte della comitiva, quella stessa mattina aveva annunciato di voler dormire o leggersi un libro, o farsi un giro in moto a “cuccare”.

Ma figuriamoci se tengo fede ai propositi della mattina! Una forchettata di spaghetti a mezz’aria, e la tipa, sorseggiando piano l’acqua (è praticamente astemia cazzo!), dice: “Mi piacerebbe vedere Palazzo dei Diamanti”. Certo, la mostra con Dalì, Modigliani e compagnia bella…astrattista? Astratta? Artista? Ride. No, quel che le interessa è altro. E quando ce lo spiega non posso credere alle mie orecchie.

Fantasmi. Avevo detto proprio così. A me piacciono i fantasmi, e vado in cerca di luoghi che possano ospitarne. Non so se a Palazzo dei Diamanti ci fossero dei fantasmi. Sapevo però per certo che su di esso grava un mistero irrisolto su cui mi sarebbe piaciuto indagare. Lo espongo ai tre commensali, si guardano, mi guardano, si interrogano. Se potessi leggere nei loro pensieri, so che la formula delle loro idee potrebbe tradursi in una somma di facile soluzione: fantasmi+mistero=pazzia. Sì, forse mi considerano pazza, ma io sono fatta così, e quando Mathias accenna a una domanda su cosa mi spinga a voler andare a Palazzo dei Diamanti gli snocciolo brevemente la questione.

Osservo la tipa sistemarsi meglio sulla sedia, spalancare gli occhioni e iniziare a parlare, con un tono di voce così basso che mi sentò quasi accapponare la pelle. Impossibile star disattenti. Palazzo dei Diamanti, dice, venne costruito alla fine del 1400 per conto di Sigismondo d’Este, fratello del duca Ercole I d’Este. Il progetto, di Biagio Rossetti, ha reso celebre questo palazzo in tutto il mondo per la sua conformazione esterna, costituita da più di 8.500 blocchetti di marmo che costituiscono il bugnato. Piccole piramidi che lo rendono così simile al dorso d’un coccodrillo, e posizionate lì secondo una logica ben precisa. Non a caso, dice Donata, sulla faccia superiore di qualcuna di queste pietre è inciso un simboletto, che si rifarebbe addirittura alla Massoneria o a qualche strana setta segreta del Rinascimento. La stessa posizione geografica del Palazzo poi richiamerebbe un disegno particolare, perchè posizionato esattamente lungo alcune linee e meridiani che convoglierebbero nel Palazzo stesso delle strane energie.

Da come mi guardano capisco di aver colpito nel segno. In men che non si dica, ci alziamo tutti e usciamo, dirigendoci verso Palazzo dei Diamanti. Giunti al magnifico edificio, Mathias mi chiede dove siano quei simboli, e io scruto la facciata. Vedo che anche lui osserva attento, poi mi indica qualcosa ed effettivamente lì su quella pietra sembra esserci un simboletto, qualcosa di simile a una squadra e a un compasso, simbolo tipicamente Massonico. Ma forse è solo la pietra scheggiata, eppure l’energia che sento provenire da quell’antico palazzo è davvero forte. Non è un caso, se si pensa alla storia del Palazzo stesso. Dobbiamo infatti pensare che Ercole I d’Este diede avvio a un’opera fondamentale per la città di Ferrara, un’opera che viene comunemente conosciuta con un nome strano e nello stesso tempo curioso: l’addizione erculea.
Addizione, cioè aggiunta, e infatti il disegno di Ercole era quello di ampliare la città di Ferrara per renderla più prestigiosa. Il suo progetto prevedeva l’estensione della cittadina basandosi su alcuni schemi simbolici e astrologici, coinvolgendo nel progetto non solo architetti e geometri, ma anche astrologi, come il famoso Pellegrino Prisciani che la tradizione vuole abbia lavorato fianco a fianco con l’estense per diverso tempo.

Astrologia? Magia? Questa ragazza tiene magnetizzati a ciò che dice. Io per natura sono sempre stato molto scettico, non ho mai creduto all’oroscopo e a cose di questo genere, però da un po’ di tempo si parla dei maya, delle profezie della fine del mondo, di tante cose che sfuggono ai normali canoni umani. Cosa c’è di vero in questo che racconta Donata? Non ha l’aspetto di una strega, ma ammetto che il suo racconto, per quanto strano possa essere, mi ha, appunto, stregato. Sapevo certamente che costruire edifici seguendo particolari geometrie legate alle stelle e alla numerologia non è proprio così raro. Basti pensare alle piramidi e alle forme che richiamano il numero 3… e poi, in passato si studiava l’alchimia, si agiva cercando una forte armonia con la natura, con le forze celesti, e quindi con Dio. La stessa cosa, se ci si pensa, succede ancor oggi, quando si arredano le case secondo particolari dottrine, che prevedono ad esempio l’uso dei colori nelle stanze, il posizionamento della testiera del letto in certe direzioni, l’eliminazione di spigoli vivi, il ricorso a forme rotonde o comunque armoniche…dunque, tanto strampalato il suo ragionamento non sembrava.

Ero sicurissima di quel che dicevo, tanto più che informandomi, avevo appurato che la pianta della città di Ferrara, sebbene ora non sia così distinguibile vista l’espansione urbana, in origine era pentagonale, con una diramazione di strade che partiva dal castello estense, che costituisce il centro della città. Sapevo anche che il Palazzo stesso dei Diamanti era stato collocato in una posizione ben precisa nel tessuto urbano della città, in un luogo cioè nel quale si concentravano determinate energie telluriche direttamente all’interno dell’edificio, dove, non a caso, si tenevano sedute d’astrologia e d’alchimia. 
In poche parole, questo palazzo era stato ideato, progettato e infine costruito con lo scopo di attirare le forze positive dell’Universo proprio al suo interno. E non a caso, visto che proprio i simboli che ricoprirebbero le facce di alcune delle piramidine che si trovano al suo esterno, letti in una particolare sequenza, costituirebbero delle vere e proprie formule magiche, atte a convogliare energie positive all’interno del Palazzo e di chi lo abita. E poi Mathias mi aveva fatto una domanda curiosa.

Diamanti. Perchè si chiama così? Per la forma delle piramidi che compongono la sua facciata? O perchè nasconde un segreto ben più importante?

Dunque non ero la sola a credere a queste leggende. Perchè effettivamente Palazzo dei Diamanti nasconde un altro segreto. Un diamante, per l’appunto. Ma non un diamante qualsiasi. Alcuni dicono si tratti del diamante della corona di Ercole I d’Este, nascosto con cura all’interno di una delle pietre piramidali che compongono la facciata del Palazzo. Solo il Duca e il capomastro che aveva eseguito i lavori di costruzione del Palazzo conoscevano l’esatta ubicazione del diamante della corona, ed Ercole I, per paura che il capomastro lo tradisse svelando ad altri il nascondiglio del prezioso tesoro, aveva provveduto a farlo accecare e a mozzargli la lingua, in modo che il segretto rimanesse tale. Ma non sarebbe difficile scoprire la pietra che nasconde il prezioso gioiello. Una sola volta l’anno, in un giorno particolare, a un’ora particolare, un raggio di sole colpisce con precisione millimetrica una pietra. Il raggio dura pochi secondi, sufficienti però a svelare la posizione della pietra e del diamante che vi sarebb nascosto. Ma quando apparirebbe questo raggio? Questo è il segreto, l’ultimo segreto, che Ercole I d’Este si portò direttamente nella tomba.

Donata&Mathias

Nota di LadyGhost: se a qualcuno venisse la strana idea di chiedersi cosa c’è tra me e Mathias, sappia che…..
 
la riposta non è giunta in Redazione.

Tutto chiaro?

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28 pensiero su “Il mistero di Palazzo dei Diamanti di Ferrara”
  1. Ragazzi 200 è un bel record. Non credo che riuscirò mai ad arrivarci.
    Niente di meglio che un post scritto a due mani per festeggiare l’evento. Il Palazzo dei Diamanti poi merita l’occasione (anche se sono riuscito a visitarlo solo all’esterno).

    Un abbraccio.

    1. Ciao Granduca!Sì 200 è un bel traguardo, ci son arrivata dopo quasi un annetto di blog, non disperare, tu continua a scrivere e ci arriverai pure te. è matematico. E non mollare prima!!!
      Un abbracciottolo!

    1. Guarda, nel momento esatto in cui un meteorite pioverà dal cielo e si conficcherà nella mia testolina, allora credo troverò un fidanzato degno di questo nome. Solo che allora, probabimente, non sarò più nelle mie piene facoltà mentali 🙁

      XD

    2. XD ah davvero? Dimmi dimmi sti difetti, mo mi hai messo curiosità! 😉 Beh col trombamico c’è sempre il rischio di affezionarcisi troppo! Sarei più propensa per un’amicizia spensierata! 😉

  2. Ma vi siete incontrati davvero a Ferrara da tuo cugino?
    Comunque mi hai fatto venire una gran voglia di visitarla. Pensavo sempre al castello, da oggi in poi quando penserò a Ferrara mi verrà in mente il palazzo dei diamanti.

    1. Tutto ciò che leggi è accaduto, per fortuna sono sopravvissuta all’incontro-scontro, ma non sai che zuccata!SE ci penso mi fa ancora mal! Anche io pensavo a Ferrara per il Castello, anche se di cose strane non è poi moltoe a parte, forse…uhm, sì, ora che ci penso ha un fantasma!! Ma ovviamente sarà materia di un prossimo post a 4 mani 😉

    2. Putroppo sì, ci siam conosciuti in questo modo, e non sai quanto avrei desiderato, quel giorno, proseguire la mia corsa in moto, ma sta spilungona quando cattura non lascia più, è come la carta moschicida: qualcuna ci rimette sempre la pelle!

      Scusa lady, m’è venuta spontanea, sono un tamarro, sono un funkytarro!

    3. no, sei solo idiota, che è diverso! :-PpPpPp

      ma sai che da quando stai a Boston sei diventato più saccente? sarà mica l’aria degli USA? se è così, vedi di tornare il prima possibile, rivoglio il vero Mathias!!!

  3. Ma altro che storie di fantasmi! 😀

    Comunque la particolarità del palazzo con quelle piccole piramidi è davvero interessante.

    1. Grazie Baol! Eeheheh in che senso, altro che storie di fantasmi? 😛 é un blog di ghost, non di love…o forse sì? Uhm..nin zo!

  4. Che bravi che siete stati. Mi è piaciuto molto il modo in cui avete impostato il tutto. Clap clap!
    E a te, gemellina, complimentoni per il 200° post!!! 🙂

    1. Grazie gemellina mia! grazie per due volte, e ora attendo trepidante la connessione di Mathias perchè a sto besugo gli piacciono i complimenti eh!

    2. sì come no, promesse da marinaio come al solito…avv.Mathias salga a bordo cazzo, cazzo! XD

      Ok uccidimi pure, me la son cercata….

    1. Infatti, come ha detto la mia amichetta qui sopra (oh che bello star sotto di te Lady!), è il secondo post…in realtà sarebbero già 3, ma uno lo cancellammo…e a proposito, nel mio blog (sì, ho un blog!) c’è una cosa per te! :*

  5. fichissimo sto blog!! 200?? Ci metterò un bel pò a rifarmi per conoscere tutte queste storie…un salutone e complimenti!

    1. Mi troverò un moroso quando tu la smetterai di essere così odiosamente bastardo. Cioè mai. E non aggiungere altro. E non fare allusioni. E non nominare Mika. E lascia perdere Dalì!!! XD

    2. muahahah ghostina non trasformarmi in un ghost, testina! anvedi quanto tira codesto post!E pensare che il LUI ancora veleggia lontaaaaaaaaaano! Uh, se è lontaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaano! muahahahah :*

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