Ieri era un brutto giorno per il popolo italiano.
Ricorreva infatti il Giorno del Ricordo delle vittime di quella terribile pagina della storia d’Italia che va sotto il nome di FOIBE.

A vederla così, questa è una parola che può fare perfino ridere, ma non c’è davvero nulla da ridere se si pensa a quanti friulani e dalmati sono stati gettati in queste profonde cavità carsiche.

Sembra quasi strano, quasi assurdo, che il Giorno del ricordo sia stato istituito, in Italia, solo nel 2005, come se negli anni precedenti nessuno si fosse mai accorto di quanto di terribile era stato fatto nel periodo della seconda guerra mondiale, come se istriani e dalmati non facessero parte dell’Italia, come se le Foibe fossero una parentesi solamente del NordEst e che quindi si può anche fare a meno di ricordare, o ricordare male. O non ricordare affatto.
Non facciamo storia, per ricordare le Foibe hanno già speso molte parole i giornali nei giorni scorsi, la letteratura su internet è vasta e approfondita, condita di immagini tristissime e video ancor più crudi, che però vi consiglio caldamente di guardare. Per non dimenticare.


Le foibe mi hanno fatto venire in mente che anche dalle mie parti (o meglio, vicino alle mie parti, più precisamente nell’altopiano di Asiago) ci sono dei luoghi che possono, in parte, ricordare questa pagina terribile della storia del secondo dopoguerra. Varie aree dell’Altopiano sono disseminate di cavità naturali, con storie interessanti alle loro spalle.
Una di queste cavità si chiama Giacominerloch, “Buso di Giacomino”, e su di essa circolano almeno due leggende che voglio riproporvi.

La leggenda, raccolta da Zanocco (1979), (fonte: Enrico Gleria, Club speleologico Proteo, Vicenza, Regione veneto) parla di un giovane boscaiolo, di nome Josele, che si trovava a passeggiare nel bosco alla ricerca dell’albero giusto da tagliare.

Mentre camminava, fu catturato da una splendida voce di una donna, che cantava una bellissima canzone. La voce proveniva da una profonda cavità situata lì a poca distanza. Josele si avvicinò alla voragine per meglio ascoltare quel canto…La ragazza, dal regno dei laghi sotterranei, chiedeva di rivedere l’Altopiano.
Subito Josele aiutò la ragazza a riemergere dalla cavità, e non appena la vide, se ne innamorò perdutamente. La fanciulla di chiamava Giacomina.
Tutti i giorni lui si recava alla voragine, si sedeva sui bordi e ascoltava la sua amata che cantava di un mondo sotterraneo meraviglioso e della sua nostalgia per l’Altopiano.
Un giorno, Josele decise che a ogni costo avrebbe sposato la fanciulla con la voce più bella che lui avesse mai sentito. Salutò i genitori, avvisandoli che al suo ritorno avrebbe condotto con sè la sua sposa, e si avviò per i boschi. Giunto davanti alla cavità, si calò nella voragine, raggiungendo un regno fantastico di laghi e fiumi, alimentati da cascate, con uccelli variopinti e animali delle specie sconosciute…tra tutta quella meraviglia, alla fine Josele ritrovò la sua Giacomina.
Lei subito lo condusse in un luogo al riparo dagli assalti degli elfi, che non amavano gli intrusi, e qui gli  raccontò di essere la figlia di Hèberle, il più abile boscaiolo dell’Altopiano, rapita dagli elfi offesi per l’abbattimento della foresta di Cesuna. Gli elfi avevano poi predetto che Giacomina sarebbe divenuta  un’anguana.

L’unica possibilità di ritornare in Altopiano restava la “nave delle evanescenze addormentate” che, con lo scioglimento delle nevi, conduceva le anguane addormentate nei recessi sotterranei della terra fino a farle poi uscire sfruttando le acque di un torrente. Tuttavia, questo passaggio contorto aveva i suoi rischi, perchè quasi sempre le povere anguane dovevano affrontare dei meandri stretti, nei quali si incastravano con i piedi, che diventavano così dei piedi caprini rovesci.

Josele si propose ancora una volta di aiutarla e, salito con Giacomina nella nave fatata, le intrecciò alghe e muschio ai piedi. Fu così che all’uscita della grotta, Giacomina si ritrovò libera, e soprattutto senza i piedi deformi.

Josele e Giacomina, felici, si presero per mano e si incamminarono fuori dalla voragine per far ritorno a casa, dove li avrebbero attesi i genitori di Josele, ansiosi di conoscere la promessa sposa del figlio. Ma fecero solo pochi passi e si fermarono, sconcertati.
Sulla bocca della voragine trovarono una lapide consunta dal tempo che portava incise queste parole:

 

In dizar tif loch
zo vennen Giacomina
is-se smariert Josel
wàllemar vo’ Lèmerle.
In questo profondo buco
per trovare Giacomina
scomparve Josele
boscaiolo del Lèmerle.

In superficie erano infatti trascorsi centinaia di anni, mentre all’interno della voragine il tempo era praticamente fermo.

C’è però un’altra storia che riguarda questa voragine, anche se si dice che parlarne porti sfortuna, ma tant’è.
Nel Buso di Giacomino si dice che venissero gettati i cadaveri di coloro che non potevano essere sepolti in terra consacrata, perchè suicidi, scomunicati o perchè in lotta con la Chiesa.
Di notte le bare venivano portate, in processione, vicino al Buso. Venivano quandi lasciate proprio sull’orlo della voragine e dopo un po’ un folto gruppo di corvi risalivano dalla voragine e, a colpi di becco, facevano cadere le bare in profondità del Giacominerloch.
Una notte, un uomo che trascinava una bara vicino alla voragine, per scherzo gridò ai corvi di sbrigarsi a portar giù il pesante fardello. Per tutta risposta, dal buso salì una torma di corvi che lo attaccarono, beccandogli gli occhi, e tentando di accecarlo. L’uomo si salvò solo perchè chi era con lui respinse l’attacco dei volatili con i bastoni.

Una storia ben più recente dice anche che, nel corso della prima guerra mondiale, dal momento che non era possibile seppellire i numerosi morti provocati dai bombardamenti, si siano gettate moltissime salme nel Buso di Giacomino per scongiurare il pericolo di epidemie.

Vi segnalo che si possono anche fare escursioni al Giacominerloch, e soprattutto delle ispezioni speleologiche…se volete provare…

Oltre al Giacominerloch, nell’Altopiano di Asiago si trova anche una seconda voragine, molto famosa, detta Tanzerloch, Buso delle Danze, ma di questa parleremo la prossima volta.

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14 pensiero su “Giacominerloch”
  1. La leggenda dei due innamorati è molto romantica, mentre le altre purtroppo non sembrano affatto leggende ma tremende, possibili realtà. Tristissimo quando l’uomo diventa il lupo dell’uomo.

    1. hai perfettamente ragione, e il brutto è che la gente sembra fare di tutto per dimenticare, mentre le cose, anche se difficili e dolorose, non dovrebbero mai esser dimenticate, perchè insegnerebbero a non ripetere più gli stessi errori…

  2. Sei un pozzo di S. Patrizio: basta passare e ci si ritira con qualcosa di nuovo. Non sempre bello, ma perfino quello che non lo è riesci a farlo… digerire.
    Grazie e un abbraccio.

  3. E’ vero non è molto conosciuta, ed è molto triste…ma tu hai avuto la grande abilità di unirvi una bellissima leggenda..
    L’unica cosa che dobbiamo augurarci che ciò non si ripeta mai più…e la memoria serve anche a questo scopo…
    Brava Lady bellissimo articolo
    Un abbraccio
    Angie

  4. Hai fatto benissimo a ricordare le Foibe, una tragedia per anni scientemente dimenticata dal Governo e dai partiti Italiani: non si voleva fastidio al vciino jugoslavo con cui si era in ottimi rapporti.
    A Napoli ho avuto modo di conoscere dei profughi di Fiume e Rovigno, la sensazione di essere stati traditi e dimenticati non li ha mai abbandonato nel corso della loro vita, assieme al ricordo delle loro case e dei loro cari lasciati indietro dall’altra parte.
    Quando potremo raccontare la storia non saremo più in grado di ricordarla.

    1. Grazie infinite per il tuo commento Nick,quella delle Foibe è una ferita apertissima e ancora poco, troppo poco conosciuta.Credo fosse doveroso ricordarla,per rispetto a tutti coloro che sono morti e che purtroppo ancora non hanno un nome. E privare una persona del suo nome è privarlo di tutto. Un abbraccio

  5. Ho prima guardato il video, e poi letto il resto,e ho sbagliato perchè la commozione non mi ha permesso di finire il pezzo. Sarà la musica,sarà il ricordo,sarà la tristezza, ma…erano secoli che non piangevo! 🙁

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