Immaginate una strada in pendenza del 18%. Completamente ricoperta di ciottoli. Pensate a ciuffi di erba secca che spuntano dai ciottoli sconnessi. Annusate l’aria: sa di pioggia, il vento è umido e portà con sè una nuvola di polvere che vi investe in pieno, finendovi negli occhi e facendoveli bruciare. Immaginate di guardarvi attorno alla ricerca di una fontana nella quale sciacquarvi il viso, e la sola che vedete è proprio in cima a quella strada così pendente. Le gambe vi fanno male, ma nonostante tutto salite, perchè gli occhi vi bruciano da impazzire e non desiderate altro che guadagnare l’acqua fredda della fontana che allevierà ogni vostro fastidio.


Ora immaginate di avere gli occhi finalmente liberi dalla polvere.


Pensate di sedervi sul bordo di quella fontana, ascoltando il mormoria dell’acqua che scende dietro di voi, e immaginate di lasciarvi cullare da quel gorgoglio…fino a quando una goccia vi colpisce in piena testa. Poi un’altra, e un’altra ancora. Decine e decine di gocce. Alzate la testa, mentre il vento inizia a soffiare impetuoso, i tuoni inziano a farsi udire e i lampi rischiarano a giorno il cielo divenuto buio in fretta. Dietro di voi, senza che ve ne siate accorti, si sono infatti ammassati nuvoloni scuri, gonfi di pioggia, e fra breve la Natura scatenerà un violento temporale estivo.
Impossibile ripararsi da qualche parte. Non c’è nulla intorno a voi, su per quella strada. La casa più vicina dista alcune centinaia di metri. La pioggia cade incessante, e dovete necessariamente trovare un riparo.


Solo che l’unico luogo che possa impedire alla pioggia di bagnarvi è questo…
Che fareste?

Ecco, questa è la situazione nella quale mi sono trovata in montagna, e non avendo davvero altra scelta, mi sono dovuta nascondere sotto il terrazzino in legno che si vede in alto a destra e attendere che il temporale passasse. Inutile dire che la pioggia l’ho presa lo stesso, ma mai mi sarei aspettata che una casa del genere potesse offrirmi riparo…
Quando il temporale è passato, ho iniziato a fare qualche foto della dimora, e una volta entrata in paese, ho iniziato a porre qualche domanda in giro, incuriosita dalla casa che mi aveva protetto durante il fortunale.

Questa dimora, Ciasa Costazza, risale al XVI secolo, ed è uno dei più antichi esempi di casa interamente in muratura della Valle. Prende il nome da Giobatta Costazza, vicario nel paese di Mazzin nel 1484, e del quale è conservato uno stemma araldico contrassegnato da un cavallo in campo bianco e rosso.
Il passato, Ciasa Costazza era stata la sede del vicario del vescovo di Bressanone, ma pure delle prigioni della Val di Fassa, simili, per intenderci, a quelle della Torre di Pozza e di quella di Vigo di cui abbiamo parlato recentemente.

L’edificio, di ben 120mq disposti su tre livelli, cui si affianca una parte lignea, stalla e fienile per altri 200mq, è arricchito da decorazioni affrescate, sullo stile di quelle della Locanda dell’Uomo nero, purtroppo molto poco visibili, di gusto antirinascimentale e in stile grottesco.
Alcune di queste finestre sono state murate, come si vede nelle foto che ho scattato, anche se, per recuperare lo stato grave d’abbandono in cui versa l’edificio, nel 2008, dopo che il Comun general de Fascia (cioè l’insieme di tutti i Comuni della Val di Fassa) l’aveva acquistata da sette anni, ha iniziato a prender corpo un progetto di restauro complessivo dell’edificio che dovrebbe trasformarlo in una sede cultural-museale.

Per adesso, intanto, l’edificio versa nelle condizioni di abbandono in cui le mie fotografie lo ritraggono.

Le finestre sono incorniciate da festoni di frutta, figure umane, volti circondati da foglie in vari colori, anche se quel che maggiormente salta agli occhi è la scritta “pericolo di crollo” che campeggia nel cartello appeso alla trave.
Come se non bastasse, nel secolo scorso l’edificio venne interessato da un incendio, le cui tracce sono ancora ben visibili nelle finestre al piano superiore della dimora, che mostrano infatti (vedi foto sopra) le tipiche tracce nere prodotte dal fumo.

L’incendio fece crollare anche una buona porzione del tetto, che secondo quanto mi è stato riferito non è mai stato riparato del tutto, se non con una copertura provvisoria costituita da teloni di plastica tenuti fermi da travi di legno, che però con il tempo si sono usurate permettendo alla pioggia, ma soprattutto alla neve che da queste parti cade abbondante, di procurare ulteriori danni all’interno dell’edificio.
Ho provato a guardare l’interno della casa, ma non ci sono pertugi che lascino passare l’occhio indiscreto dle visitatore. Il che è un vero peccato, perchè all’interno ci sono (o ci dovrebbero essere) delle splendide travi lignee finemente decorate e istoriate.

Sull’architrave dell’entrata principale della dimora, realizzata in arenaria autoctona, si può notare un’iscrizione, che reca tre lettere, I.D.C, e la data 1518: sta ad indicare che la casa fu costruita nel 1518 (In Domine Constructa 1518).
Sotto quest’iscrizione, sul legno della porta che è stato intaccato dal fumo nella porzione superiore sinistra, c’è poi un’ulteriore scritta che però sono riuscita a decifrare solo in parte: parla di un certo “Melchiori” che “qui passò” (Melchiori hic transiit), ma la porzione superiore è illeggibile.

Cosa nasconde la casa?

Assolutamente nulla, è questo il bello (o il brutto, a seconda delle opinioni).

Molte volte infatti siamo portati a pensare che una casa nasconda fantasmi o spiriti o elementi soprannaturali solo perchè è in completo stato d’abbandono.
Invece il più delle volte è una casa del tutto normale, magari recente, che nasconde qualche terribile segreto…

Nel caso della vecchia casa che mi ha riparato durante il temporale, sarei più portata a definirla una “vecchia signora che ha visto tempi decisamente migliori, e che sta andando inesorabilmente verso la fine una stagione dopo l’altra“, come ama dire Vale, nel suo blog fotografico interamente dedicato a case, fabbriche, stazioni ferroviarie abbandonate a se stesse….

Però non temete, le storie di case infestate sono sempre state il mio forte qui su PensieroSpensierato, e presto ve ne racconterò un’altra, dove fantasmi ed eventi misteriori sono stati effettivamente documentati…

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11 pensiero su “La casa dei misteri in Val di Fassa”
  1. Sono in vacanza a Mazzin e ho avuto modo di osservare l’iscrizione sulla’architravedi casa Costazza.
    Secondo me sono indicati i nomi dei tre Re Magi: Gaspare Baldassarre Melchiorre,seguiti dal simbolo cristiano IHS sovrastato nel mezzo da una croce e dal verbo transiens e non transiit. Il senso della frase cambia cosi radicalmente. Forse a indicare il passaggio delle loro reliquie?

  2. Qui lo dico e qui lo confermo:se anche mi proponessi di passare la notte con te in una cosa del genere (per indagare,non pensare subito male, Malizzzzzziosa!) scapperei a gambe levate senza nemmeno mettermi le scarpe.

  3. @Nick: non vedo l’ora di leggerla!

    @Edu: ma dai?? tu, il signore del mistero?? naaaa!!! alle volte basta anche una semplice candela x darsi coraggio…ma se poi la candela si spegne sebbene nn vi siano correnti d’aria…beh nn hai tutti i torti a voler scappare! 😉

  4. @Angeloblu: grazie del saluto, sono lieta che tu sia tornata, in effetti era un po’ che non ti vedevo in giro! Spero tutto bene! A presto, un abbraccio

  5. certo che ci dice proprio male!!! mi andrei a riparare…mi piace questo posto come tutte le cose misteriose…andrei a curiosare…

    sono appena tornata mia cara, così sono passata a farti un saluto, ma vedo che anche tu sei tornata più in forma che mai!

    un abbraccio…

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