Oggi Edu e io sembriamo giocare a pingpong.
Un mio post gli fa venire in mente un suo bellissimo racconto scritto qualche tempo fa, e su questo ha fatto un post, e dal suo stesso post a me è venuta in mente una leggenda udita proprio qualche giorno fa in Val di Fassa, e decido di riproporla.

Si racconta che la notte di Natale, nel piccolo paese di Vigo di Fassa, una donna stesse riposando nella sua casa. La donna, che si chiamava Cesira, venne svegliata dai rintocchi leggeri della piccola chiesa di San Giovanni, la pieve della Valle, che annunciavano la Messa di Mezzanotte.
Subito la donnina si alzò, si vestì, e uscì all’aperto. Camminava lesta lesta sotto la neve, rimpiangendo quasi il calore delle coperte che aveva dovuto abbandonare.
Giunse in chiesa appena in tempo: il prete stava uscendo dalla sacrestia e saliva lentamente gli scalini dell’altare. Cesira prese posto al banco, e mentre la funzione religiosa stava cominciando, si mise a guardarsi attorno nella chiesa, alla ricerca di qualche faccia nota.
Sembrava però che non ci fosse nessuno che lei conoscesse, a parte…a parte quella donna in seconda fila, che pallidissima recitava le preghiere. Assomigliava in maniera impressionante alla Marietta, sua cugina, che era morta qualche anno prima. Una sua parente, senza dubbio.
Poi, un nuovo fedele attirò la sua attenzione. Quell’uomo subito di fronte a lei, non era forse Giacomo, il cognato della sua vicina di casa? Ma si ricordava benissimo che era morto! Era stato colpito dalla scheggia di una bomba durante la prima guerra mondiale, che gli aveva tranciato di netto il braccio destro, provocandone la morte per dissanguamento. E, ora che lo guardava bene, a quell’uomo mancava proprio il braccio destro!
Rabbrividendo, Cesira si guardò intorno ancora, e ogni persona sulla quale si posava il suo sguardo la faceva rabbrividire: erano tutti morti!
Perfino il prete era un morto! Don Sante, il vecchio parroco del paese, scomparso ormai da una ventina d’anni…era lui che celebrava la Messa per tutti gli abitanti della Val di Fassa che erano morti!

Solo allora a Cesira venne in mente quanto le diceva sua mamma, molti anni prima:
Ogni notte di Natale, prima della Messa di Mezzanotte, viene celebrata una Messa speciale per tutti i valligiani morti. Ma la gente di qua non può parteciparvi, altrimenti….

Cesira sapeva benissimo cosa l’attendeva: solo che la paura le impediva di alzarsi, di allontanarsi da quella chiesa e riguadagnare la sicurezza della sua casa. Lei, credendo di essere in ritardo per la Messa di Mezzanotte, si era invece recata a quella prima, dedicata ai Fassani defunti. Che grave sbaglio aveva commesso!

Intanto la Messa stava per volgere al termine. Cosa sarebbe successo se fosse rimasta in chiesa fino al termine della Messa?
Quasi a voler rispondere alle sue domande, la donna che sedeva davanti a lei si girò lentamente, e fissandola con le orbite vuote e il volto bianchissimo, senza nemmeno muovere le labbra le disse: va’ via prima dell’“Ite, Missa est”, ma lascia qualcosa di tuo qui, altrimenti morirai!

Cesira si alzò tremando dal suo posto, si allontanò verso l’uscita, mentre i fantasmi che popolavano la chiesa rivolgevano verso di lei i volti di morte, e non appena fu fuori della chiesa, lasciò appeso alla porta il suo manicotto di pelliccia.

Poi, corse a perdifiato verso casa, si gettò tremante sotto le coperte e attese che la morte venisse a prenderla.

Solo quando sentì le campane suonare la Messa di Mezzanotte (quella vera!) si arrischiò ad uscire dal letto, e tornò nuovamente alla chiesa. Sulla porta della chiesetta c’era ancora il suo manicotto di pelliccia, strappato in mille pezzi.

Ecco, questa è la leggenda…Edu, passo a te il testimone! ^__^

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4 pensiero su “La Messa di Mezzanotte”
  1. Si, mi sa che è una di quelle Leggende che si sono diffuse in tutto lo Stivale, intanto complimenti ad entrambi: il leggendario sincronismo dei Blogger ha colpito di nuovo.

  2. Sono davvero allibito sulla verosimiglianza di tanti particolari della Leggenda di Val di Fassa con la storia che mi è stata raccontata, ambientata invece al Sud.
    Molto probabilmente è una di quelle leggende che è attecchita un po’ in tutto lo stivale grazie alla tradizione orale contadina e non solo.
    Chissà se c’è qualcosa di vero…
    Ti ringrazio di cuore per i complimenti e la citazione. Onorato e molto contento.
    Buona serata e a presto.

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