Anche Padova, esattamente come Venezia, nasconde degli angoli assolutamente meravigliosi, con vedute e scorci romanticissimi e misteriosi.
Uno di questi angoli sconosciuti ai turisti che normalmente affollano la Basilica di Sant’Antonio o Prato della Valle si trova nel centro storico della città, oltre lo splendido palazzo medievale di Ezzelino il Balbo, risalente al 1160.
Nello splendido palazzo interamente ricoperto di edera è oggi ospitato un centro estetico all’avanguardia, e dal sito internet della Clinica leggiamo che

il palazzo fu fatto costruire da Ezzelino III detto il Terribile, testimonianza della Padova medievale. L’edificio risale al 1160 dC. La casa, sormontata da un elegante stemma in pietra di Nanto del XV secolo, subì un incendio nel 1760, dal 1794 al 1873 i locali sovrastanti al volto furono ridotti a sala teatrale. Sulla facciata del palazzo a destra del Vòlto della Malvasia, lapide con medaglione in bronzo, a memoria di Flavio Busonera,  membro della Resistenza, qui barbaramente impiccato nel 1944.

Si tratta dunque di uno splendido edificio, e varrebbe la pena visitarlo, non solo perchè è famoso, ma anche perchè nel cortile al quale si accede transitando sotto il Volto della Malvasia di raggiunge un’oasi di meravigliosa calma…e di mistero.

Esattamente al centro del piccolo spiazzo pavimentato si trova un pozzo, chiuso da una lastra di metallo che i soliti civili hanno interamente ricoperto di scritte…
La mia paura nei confronti dei pozzi aumenta quando mi trovo a passare da qui, e aumenta perchè questo pozzo in particolare racchiude un segreto.
Tutto ebbe inizio nel 1717, quando un uomo, un falegname, che si trovava a passeggiare per Padova si fermò al pozzo per bere un po’ d’acqua fresca.

Si avvicinò e attinse l’acqua con il secchio che si trovava lì vicino, sul parapetto del pozzo. Mentre beveva, si accorse che in fondo al secchio c’era qualcosa che brillava. Allungò la mano e prese dal secchio l’oggetto misterioso: si trattava di una collana di perle, belle come non ne aveva mai viste. Non erano rotonde come le perle normali però, avevano piuttosto una forma a goccia, e avevano una strana sfumatura rosata. Era talmente bella quella collana che immediatamente l’uomo pensò di portarla alla moglie per farle un gradito regalo, e si mise il gioiello in tasca.

Mentre si stava allontanando fischiettando, però, scorse una sagoma bianca che lo osservava dalla finestrella più alta dell’edificio, e faceva degli strani gesti con la candela che teneva in mano, quasi volesse chiamare qualcuno. A quei gesti, rispose un fischio in lontananza, e si udì uno scalpicciò sull’acciottolato della strada lì vicina.
Impaurito, l’uomo si nascose dietro una colonna del piccolo porticato che circonda il pozzo, e si mise a osservare la scena.

Rimase lì in attesa per cinque minuti buoni, poi, proprio mentre stava per andarsene, la porta del palazzo si aprì, e ne uscì una donna vestita di un lungo abito bianco, che reggeva una candela tra le mani. La donna era pallidissima, aveva lunghi capelli biondi che le scendevano morbidi sulle spalle, e si avvicinava al pozzo lentamente, con un passo nobile e controllato.
La signora aveva tutta l’aria di essere una nobildonna, a giudicare anche dalla stola di ermellino candido che portava sulle spalle. Si avvicinò al pozzo, e si fermò in attesa, seduta sul parapetto. L’uomo si guardò attorno, chiedendosi chi la bella signora stesse aspettando, quando da dietro le sue spalle ecco arrivare un giovane avvolto in un mantello nero.
L’uomo rimase impietrito dallo stupore: il giovane gli era transitato a pochi centimetri di distanza, com’era possibile che nemmeno l’avesse visto?

Osservò l’incontro tra i due: la donna, accortasi dell’arrivo del giovane, si diresse verso di lui sorridente, e appena lui le fu a poca distanza gli gettò le braccia al collo. Ma fu solo per un istante. Il giovane improvvisamente s’irrigidì, e si liberò in fretta della sua amata, scappando nella stessa direzione dalla quale era giunto.
La donna non provò nemmeno a rincorrerlo: si chinò sul pozzo e, portandosi le mani al volto, iniziò a piangere sconvolta. Il suo amato sfrecciò accanto al nostro uomo, che sempre nascosto dietro la colonna, osservava impietrito la scena.
Così vide giungere un secondo uomo, che aveva assistito all’incontro tra i due amanti da sotto il portico della piazzetta. Il nuovo venuto era completamente vestito di rosso, e corse verso la donna china sul pozzo sguainando la spada che portava appena alla cintola.

Il nostro falegname uscì dal suo nascondiglio, gridando alla donna di voltarsi, ché quell’individuo rossovestito aveva un’aria minacciosa e sicuramente non era animato da buone intenzioni, ma inspiegabilmente non una parola uscì dalla sua bocca. Muto.
Il cavaliere raggiunse la donna, che seguitava a piangere china sul pozzo, e senza dire una parola le si avventò contro, la spada sguainata, e le tagliò la testa. Poi prese il cadavere della donna e lo gettò nel pozzo, sollevando invece la testa e nascondendola sotto il mantello. Dopodichè si allontanò da dove era venuto.

Solo allora il falegname recuperò l’uso della parola e riuscì a muoversi dal suo nascondiglio.
Corse subito al pozzo e ci guardò dentro,  nel tentativo di vedere il cadavere della donna che era appena stata decapitata, ma il pozzo era troppo scuro e profondo e non si vedeva nulla…

Mentre stava così chino, una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.

«Che cercate?» chiese una donna. Il falegname si voltò, terrorizzato. Una donnina stava avvicinandosi al pozzo con in mano una grossa brocca. Giunta davanti al pozzo, la donna calò il secchio per attingere l’acqua del pozzo e riempire con essa la brocca. L’uomo la guardava terrorizzato.
«Che cercate? – ripetè la donna – E che avete? Sembra che abbiate visto un fantasma!». Il falegname aveva appena la forza di annuire.
«Ho visto….» e, balbettando, raccontò alla donna cosa aveva visto. 
Credeva che la signora gli scoppiasse a ridere in faccia, dandogli dell’ubriaco, ma questa lo osservava seria e tranquilla.
«Io…io credo di aver visto un fantasma!» concluse l’uomo. La donna annuì, sollevando lentamente il secchio dell’acqua dal pozzo. Quando questo arrivò in superficie, il falegname non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo, nella paura che l’acqua fosse rosso sangue a causa del corpo acefalo che vi era stato appena gettato. La donna riempì la brocca e posò il secchio sul bordo del pozzo.
«Certo che avete visto un fantasma! La donna, il suo amante, il marito geloso, lei decapitata, il corpo nel pozzo, la testa portata via. Non è una novità. Quello che avete visto è l’assassinio di una nobildonna, che si chiamava Maddalena, ad opera del marito. Sono più di trecento anni che la cosa si ripete, ogni notte di luna nuova. Stanotte è toccato a voi vederla, ma è del tutto innocua».
«E…e il corpo?» chiese il falegname, inebetito.
«Il corpo? Oh, sono tanti anni che è successo, cosa volete che vi sia ancora qualcosa là sotto? Dite piuttosto, avete pescato anche la collana?». L’uomo si sentì venir meno.

«Quale collana?» balbettò.
«In fondo al pozzo c’è una collana, che apparteneva a Maddalena. Essa è fatta con le gocce del suo sangue cadute nell’acqua e fusesi a formare delle perle. Ah, se non l’avete trovata non importa, ma so che in fondo al pozzo c’è». Detto ciò, la donna salutò e se ne andò.
Rimasto solo, l’uomo si incamminò lentamente, senza meta, desideroso solo di allontanarsi da quel luogo maledetto. Cacciò distrattamente le mani in tasca e si accorse di non aver più la collana. Sentiva però che la tasca era umida, fredda, viscida. Disperato e terrorizzato, estrasse la mano dalla tasca: era sporca di sangue.
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7 pensiero su “La collana di sangue”
  1. @Angie: a me l’hanno narrata come “leggenda”, ha diverse attinenze con la storia del pozzo delle Mercerie di Venezia, ma non so quanto di vero ci sia.
    @Occhio: infatti, evidentemente la gente del posto sapeva molto più di quello che voleva far credere
    @Nick: nemmeno io la conoscevo questa leggenda, mi ha colpito molto, per qst l’ho raccontata

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