Gli occhi azzurri per me sono una sorta di strumento ipnotico. Non riesco a fare a meno di perdermi nelle loro immensità, soprattutto se chi li possiede è dotato di uno sguardo magnetico, uno sguardo profondo e attrente, da cui è impossibile staccarsi, e se ci si stacca lo si fa quasi con sofferenza, ben sapendo che prima o poi si tornerà a perdersi negli abissi di quello sguardo consapevolmente sensuale e sornione.
Guardo un certo paio di occhi azzurri e di colpo la terra sembra mancarmi da sotto i piedi, e non capisco dove sto andando, sento solo che mi sto dirigendo verso di essi, verso di Lui, il suo possessore…e sono totalmente incapace di mantenermi ferma nelle mie decisioni. Non riesco a perseverare, di fronte a quegli occhi, che non sono miei e appartengono già a un’altra persona e di questo mi rammarico…ma finchè posso, voglio continuare a godere di questa sensazione di oblio, di ipnosi, di voglia di perdermi in quegli occhi senza fine……..e non riuscire a fermarmi e a farne a meno…….
Chiusa parentesi.

Il preambolo di oggi non è buttato lì a caso, ma rappresenta un po’ lo stato d’animo che mi prende quando vengo a conoscenza di una storia di fantasmi o di mistero che valga la pena raccontare.
Oggi è successa una cosa simile. Ho ascoltato, ho assorbito, immagazzinato, e mi sono decisa a raccontare.

Dettagli non ne posso dare. Le persone cui è successo tutto questo sono ancora vive, i luoghi sono ancora esistenti, il tempo non è affatto passato. Per questo, dopo essersi lasciato sfuggire qualcosa che forse non avrebbe voluto (o dovuto) fare, il mio oratore mi ha pregato di non dire nulla.
Il che è estremamente difficile, per una come me che appena ha una storia succosa per le mani non vede l’ora di ticchettare sul netbook e comporre un post.
Però ho promesso. Nessun dettaglio, o meglio, nessun dettaglio riconoscibile. Ma la storia va raccontata. Perchè è incredibile.

Una famiglia. Padre, madre, un figlio e una figlia. Gemelli. La dependance di un albergo dismesso dopo un incendio scoppiato negli anni Venti del Novecento, acquisitata per ricavarne una semplice abitazione.

Storie di fantasmi e apparizioni misteriose, oggetti che si perdono e poi riappaiono in luoghi improbabili e impossibili, in bilico su una scala. La famiglia all’oscuro di tutto. Comprano la casa, vanno a viverci, felici ed eccitati. Non ascoltano le voci che circolano su quella casa, non hanno paura di nulla. Eppure, se a raccontare quelle storie fosse gente comune, tutto normale. Ma a parlarne sono i vecchi camerieri e i fattorini dell’albergo bruciato, che «mai e poi mai rimetterebbero piede in quelle stanze, non dopo tutto quel che è successo».
La casa sorge a poca distanza da Ca’ Dario, e già questo dovrebbe mettere in guardia gli incauti acquirenti, ma loro non ci credono. I fantasmi non esistono. Una casa è sempre e solo una casa. Che male più fare?
Ecco dunque la famiglia insediarsi nella casa, prenderne possesso, farla sua.
Incurante delle folate di vento improvvise che, anche a finestre chiuse, arrivano inaspettatamente al centro delle stanze. Magari qualche finestra non troppo fissata bene, banali spifferi causati dalla ristrutturazione non ancora conclusa, qualcuno che sbadatamente non ha chiuso la porta. Tutto spiegabilissimo con la razionalità. Fino a quando i fatti strani cominciano a essere decisamente troppi.
Come si può giustificare un innocuo bicchiere di vetro che contiene degli spazzolini da denti, in bagno, che acquista vita propria, cade ed esplode in mille pezzi mentre al piano di sotto, nella credenza ben chiusa, un’intera pila di piatti cade a terra?
Come spiegare i quadri che dondolano da soli alle pareti, i ritratti che fanno l’occhiolino, i cappelli che si librano in aria e volteggiano a depositarsi placidi sul pavimento?
Come spiegare i sottili rivoli d’acqua che bagnano le pareti, e un momento dopo l’intonaco è perfettamente asciutto?
Gli strani fenomeni si intensificarono negli anni, fino a quando nella casa rimase solo il figlio della coppia: la sorella gemella si era infatti trasferita dall’altro lato della città con il marito e il neonato, dopo che il piccolo, avvolto nelle fasce, era stato trovato adagiato sul davanzale di una finestra all’ultimo piano.
Nel luglio 1979 il padre, in visita al figlio, si fermò a dormire nella sua vecchia stanza. A metà notte il vecchio, valigie alla mano, salutò affranto il figlio per trasferirsi a terminare il sonno a casa della figlia. Questa volta non erano stati degli oggetti a prendere vita: nel cuore della notte l’anziano si era svegliato di soprassalto e si era messo a lottare contro qualcosa di invisibile che tirava insistentemente le coperte per scoprirlo.

Fantasmi? Energie misteriose? Presenze occulte?

Non si seppe mai. Una medium venne chiamata per “sondare” la situazione. Abbandonò l’impresa dopo che un intero e pesante lampadario in vetro di Murano si staccò dal soffitto piombandole in testa e spedendola dritta in ospedale.
Fu chiamato un sacerdote per praticare un esorcismo alla casa: disse che tra quelle mura era stata compiuta una seduta spiritica diversi anni prima, e che per qualche sciagurata sventura la “catena” era stata rotta, imprigionando lo spirito all’interno della casa. Ma nemmeno il sacerdote fu in grado di liberare la dimora dal suo invisibile abitante.

Secondo una misteriosa diceria mai confermata, nel secolo scorso molte giovani donne dedite alla prostituzione sparirono nei pressi della casa, e non furono mai ritrovate. Quel che è certo è che nei pressi della casa sorge uno dei luoghi più infestati di tutta Venezia, anche più di Ca’ Dario, e proprio qui fu commesso uno dei delitti più efferati di tutto il Novecento veneziano.

Di questo, però, parleremo un’altra volta……

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13 pensiero su “La magia degli occhi azzurri”
  1. Bello il racconto,l’introduzione mi ha fatto mettere il muso………dovrò andare in California da Greg Homer……….li ho neri come il carbone……..nemmeno lontanamente azzurri…………………..

  2. Agghiacciante!!! Soprattutto perchè è una storia che non è persa nel tempo..ma attuale!!
    Ma come ha fatto il figlio a rimanere a vivere li? Che paura..

  3. Mi è piaciuto tanto questo articolo che ho inserito un link, e lo troverai sul mio blog, spero che non ti dispiaccia.

    Bravissima Libera di scrivere.
    Ciao Angie.

  4. A proposito di felini, che cosa vede il mio gatto quando nella penombra sgrana gli occhioni – gialli – e fissa a lungo un punto della casa dove non c’è nulla, ma proprio nulla? Eh eh eh… va a sapere!

    Comunque, un dubbio ve lo tolgo. Se un giorno vi incontrerò e pianterò i miei occhioni – azzurri – su di voi, sappiate che non sto cercando di ipnotizzarvi col mio fluido magnetico, ma di capire chi siete… fascino della miopia.

  5. @WW abbiam gusti molto simili, mi pare! anche io adoro gli occhi verdi, hanno un che di selvaggio e naturale che mi manda in visibilio 😉
    per la casa….provare x credere, non dev’essere stato male!

  6. @K. Mi leggi nei pensieri forse? Skype=dettagli

    @Eddy: mi sa che non è per quello che sn sparite…altrimenti spariva pure lui :))

    @Vibrisse: miaaaaaoooooooooo… 😉

    @Ferru: in effetti è bello, ma nulla a che vedere col mio micio 😉

    @Fra: infatti è questa la cosa che più mi ha stupita! Esorcismi, presenze…brrrr!!

    @Nick: potresti farci un post! Attendo…

  7. bella storia, ma io nell’introduzione ci vedo una dichiarazione verso qualcuno non libero/a che ti ha stregato il cuore, e non parlo del tuo gatto.
    K.

  8. Io ci voglio andare! Voglio dormire una notta in questa casa…
    Per la sparizione delle prostitute, non è che è passato di lì un vecchietto, piccolo, calvo, in doppio petto… 😉

  9. Inquietante soprattutto la lotta con la presenza invisibile.Poi il sacerdote che parla di una presenza incatenata alla casa…

  10. Combinazione ho conosciuto una famiglia veneziana scappata dalla loro vecchia casa per motivi analoghi. Io credo che le vecchie case abbiano un anima, e non sempre positiva.

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