Terza e ultima puntata del mistero dedicato al castello di Monselice.

Oggi chiudiamo il racconto presentando la figura dell’ultimo fantasma che si potrebbe aver la “fortuna” di incontrare passeggiando nel castello.

Come avevo accennato nell’ultimo post, il terzo fantasma è quello di Avalda (o Ivalda), la terribile amante di Ezzelino che non ebbe nulla da invidiare alla crudeltà dell’amato, dal quale ricevette in dono proprio il castello di Monselice. 

Avalda era la moglie del nobile Azzo VII d’Este, valido condottiero che ebbe la fortuna (e la bravura) di sconfiggere Ezzelino a Cassano sull’Adda proprio mentre il tiranno marciava alla volta di Milano. 
Azzo era alla guida dell’esercito crociato messo in moto dal papa Alessandro IV, che stava in realtà cercando di rilanciare una campagna anti-imperiale, e vedeva un grave ostacolo in Ezzelino e nel suo controllo di un territorio così vasto e strategicamente importante qual era quello che andava dalle Alpi di Trento al fiume Oglio, con le città di Verona, Belluno, Treviso, Vicenza, Padova e Brescia. Nel 1254 il papa, accusando Ezzelino per le efferatezze che avevano caratterizzato il suo governo, e di eresia, lo scomunicò dando vita a una vera e propria crociata che diede nuovo vigore ai guelfi e agli oppositori del tiranno nella regione. Alla crociata aderirono Ferrara, Mantova, Venezia, Brescia e Trento che nel frattempo si era ribellata al tiranno, oltre a vari gruppi di oppsitori guelfi che avevano trovato rifugio alle repressioni ezzeliniane in varie città del nord Italia. 

A capo di questo esercito c’era dunque Azzo VII, che oltre a essere mosso da interessi economici  e dalle stesse richieste del pontefice, aveva un grosso conto in sospeso con Ezzelino, che aveva avuto l’ardire di sedurne la moglie, Avalda.

 Il marchese ed Ezzelino non erano infatti sempre stati nemici. Azzo era signore di Este, la città murata che dista poci chilometri da Monselice, e spesso si recava al castello di Ezzelino a Monselice per partecipare alle sontuose feste che il tiranno sempre dava.

Fu proprio nel corso di una di queste feste che Ezzelino notò Avalda e, rapito dalla sua bellezza, se ne innamorò e decise di farla sua. 

Avalda era una giovane donna, sui vent’anni, ed era nobile di aspetto e di cultura.

Ci dicono le fonti che era alta, longilinea, con una carnagione chiarissima e capelli neri come l’ebano. Aveva gli occhi neri, e uno sguardo ferino e misterioso, con una vena di mistero che subito sedusse Ezzelino.

Avalda poi si dilettava nella stregoneria e nelle arti magiche, e nel corso del tempo aveva manifestato una sorta di mania: era solita infatti far salire nelle sue stanze alcuni giovani nel fiore degli anni, e dopo averli sedotti, li addormentava con un infuso di belladonna, e quindi con uno stiletto recideva la giugulare delle vittime, raccoglieva il sangue in una coppa d’oro e lo beveva. 

Credeva infatti che il sangue di giovani uomini fosse un potente elisir di lunga vita.

Altre versioni della leggenda dicono che Avalda non bevesse il sangue delle vittime, ma si divertisse ugualmente a uccidere i suoi giovani amanti subito dopo aver placato con essi la sua lussuria.

 Come avvenne la morte di Avalda?

Ci sono almeno due diverse versioni che raccontano in che modo ebbe fine la vita di Avalda.

La prima versione racconta che Ezzelino si era scancato di Avalda, dei suoi turpi giochi, e quindi avesse deciso di eliminarla, facendola assassinare da un sicario.

 La seconda versione invece vorrebbe che Azzo d’Este, mal sopportando la fuga di Avalda, avesse deciso di recarsi al castello in cui la donna viveva con il suo amante e l’avesse assassinata di propria mano.

 Entrambe le versioni però concordano in un punto, e cioè sul luogo dell’uccisione di Avalda, che sarebbe stata assassinata nel salone d’onore.

 Da allora, il fantasma continua ad aggirarsi nelle sale del castello, lamentandosi. Indossa un lungo abito bianco insanguinato, e si dice che nessuno sia in grado di sopportare il suo sguardo, di donna innamorata e tradita.

 La sua tragica storia è tanto famosa da esser stata musicata da Travaglia e messa in scena nel teatro di Monselice nel secolo scorso. (Maggiori informazioni su http://www.ossicella.it/leggende/avalda.htm).

Per certi versi, questa storia mi ha fatto tornare alla memoria che un’altra donna fantasma si aggira in un castello del padovano, anch’essa assassinata, e credo che la sua storia sarà materia di un prossimo post…

Print Friendly, PDF & Email
13 pensiero su “Il castello di Monselice: lo spirito di Avalda”
  1. @WW. già, trafficatissimo, e sembra che i tre fantasmi non si siano mai incontrati.

    @Angie. Grazie stella! un bacione anche a te!

    @ML. merci 😉 Avalda era affascinante, terribile e meravigliosa.

  2. @FraMoretta: grazie, a me Avalda suscita una gramde simpatia. è preoccupante?! 😉

    @Nick. Grazie infinite, sono lieta che questo post ti sia piaciuto!

    @Artemisia: grazie cara!

  3. Brava, ma accidenti anche allora non scherzavano, eliminazione omicidi, per forza ci sono tutti questi fantasmi.

    A parte gli scherzi amica mia, sei sempre più brava…

    Un bacione angie ginev

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

* Questa casella GDPR è richiesta

*

Accetto

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: A questo blog non piace il copia-incolla!