Più scrivo, più mi accorgo che il materiale su Venezia è davvero immenso. Non passa giorno che io non trovi qualche storia interessante da proporre.

Oggi è ancora di Venezia che voglio parlare, e più precisamente dei suoi innumerevoli ponti.

I ponti di Venezia sono più di 400, tra pubblici e privati, la maggior parte dei quali costruiti in pietra; altri sono in legno, come il Ponte dell’Accademia, e in ferro. I ponti a Venezia sono fondamentali per la circolazione nella città, dal momento che collegano tra loro le 116 isole che formano la città, attraversando 176 canali (detti rii), altrimenti impossibili da oltrepassare.

Ho scovato un interessante sito internet che fornisce una dettagliata panoramica di quasi tutti i ponti veneziani, con una ricca galleria di immagini e alcune dettagliate note storiche. Il sito è realizzato da Giampiero Meneghin, insegnante e appassionato di multimedialità, oltre che ottimo fotografo. È proprio da questo sito che ho tratto le fotografie che accompagnano il post che state leggendo, e ringrazio Giampiero per avermi concesso il permesso di utlizzarle.

La nostra storia è ambientata in una precisa zona del sestiere santa Croce, nel centro di Venezia, il più piccolo sestiere di Venezia, e anche l’unico della città che può essere raggiunto con l’automobile, essendo collegato direttamente con la terraferma tramite il Ponte della Libertà, ma ricordate che circolare a Venezia in automobile è assolutamente vietato!.


Confina con il Canal Grande, con i sestieri di San Polo e Dorsoduro e con la laguna di Venezia. Due dei quattro ponti che attraversano il Canal Grande si trovano qui: il Ponte di Calatrava, che collega piazzale Roma e la stazione ferroviaria di santa Lucia, e il Ponte degli Scalzi, che collega invece il piazzale della stazione ferroviaria con il cuore della città veneziana. Il nome del sestiere deriva dalla Santa Croce di Gerusalemme, una parte della quale era conservata in una chiesa che fu poi demolita da Napoleone.

Oltrepassato Ponte degli Scalzi, e proseguendo dritti lungo Fondamenta Rio Marin, il turista ad un certo punto si troverà ad affrontare la salita di un delizioso ponte in ferro: è il ponte de la Latte (per alcuni Ponte della Latte o del Latte), che unisce le Fondamenta Rio Marin (a destra del ponte guardando la foto qui di fianco) con la Calle de L’Ogio, cioè Calle dell’Olio (a sinistra nella foto a fianco), che viene anche comunemente conosciuta con il nome di Calle del Cafetier (Calle del Caffettiere).

 

Nella mappa di Google postata qui sotto sono evidenziati i luoghi in cui si svolge la vicenda.

È esattamente su questo ponte che una coppia di sposini, una notte del settembre 1846, vide qualcosa di molto strano: una misteriosa luce, che apparve in cielo, fioca e tremolante. La luce rimaneva lì sospesa, diafana, e i due giovani a guardarla, fino a quando, verso mezzanotte, la luce scomparve, misteriosamente così com’era apparsa.

La notte seguente i due sposi si recarono nuovamente al ponte, e di nuovo ecco quella luce che brillava in lontananza. Mentre i due sostavano sul ponte, ecco avvicinarsi una gruppetto di persone, che si fermarono ad osservare la strana apparizione. Uno del gruppo fece notare che la luce appariva in quel punto da un mese: si presentava alle nove di sera e scompariva a mezzanotte. Che cosa fosse, mistero fitto.

Nel frattempo, la voce della luce misteriosa si sparse per tutto il sestiere, e le notti successive il ponte de la Late era sempre invaso da una moltitudine di persone, attirate dal mistero della strana apparizione.
Alcuni ipotizzavano che si trattasse di una strega che facesse dei segnali alle compagne, altri dicevano che si trattava senza dubbio di una forma di vita venuta da lontano (i primi ufo, forse?).

Altri ancora dicevano che non si trattava né di una strega né di un alieno, ma semplicemente del fantasma della povera Marietta, una donna assassinata con una trentina di coltellate in rio San Giacomo dell’Orio, e il cui cadavere era stato gettato dall’assassino nell’acqua. Era lei, si diceva, che ogni notte saliva sul ponte e reggeva tra le mani un lume, quasi a chiedere che si facesse chiarezza sulla sua sorte, giacché gli assassini erano rimasti impuniti.

Con il passare del tempo, la notizia che il fantasma di Marietta continuava a popolare il sestiere raggiunse anche le orecchie della gendarmeria. I gendarmi tutte le sere si affaccendavano a sgomberare il ponte de le Late dalle tante persone che vi si accalcavano nella speranza di vedere il fantasma e di parlarci. Tanti infatti sostenevano di aver udito dei lamenti spettrali provenire dalla zona, e di aver perfino visto Marietta con un lungo pugnale in mano, simile a quello che l’aveva assassinata, aggirarsi per le Fondamenta alla ricerca del suo assassino.
I gendarmi allora iniziarono a perlustrare la zona, senza trovare alcuna traccia né del fantasma né di qualche burlone che si divertiva a spaventare la gente.

Il mistero fu finalmente svelato quando si decise di allargare il campo delle ricerche percorrendo tutto il canale. Scoprirono così che proprio alla fine del rio di San Zuane esisteva la parte retrostante della Scuola di San Giovanni, e che uno dei suoi finestroni (l’immagine qui a fianco lo dimostra bene), rifletteva la luce proveniente dalla finestra di una povera casa nei paraggi.

Immaginate quale fu la sorpresa della povera donna che vi abitava quando i gendarmi piombarono nella sua casa! La donnina spiegò che tutte le sere alle nove accendeva un lume nella povera cucina in cui cenava assieme ai figli, lume che veniva spento a mezzanotte, quando il marito della donna tornava a casa dal lavoro.

Chissà quante leggende perderebbero il loro fascino, se si indagasse su di esse con più attenzione!

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3 pensiero su “Ponte de la Late, il mistero del fantasma scomparso”
  1. Bellissima storia!
    Anticipa in un certo senso il discorso che farò domani sulle mistificazioni e esagerazioni (ma anche sulla veridicità di alcuni misteri) che spesso accadono nel nostro paese in tema di avvistamenti e infestazioni.
    Cmq Venezia è una città spettrale per antonomasia. Fai bene a raccontarla nel tuo blog…
    Leggerò altri tuoi articoli.
    A presto.

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