stemma ca oddoOggi voglio continuare a parlare di mistero, e lo faccio presentando una storia “nostrana”, che ci porta a far visita a una frazione di un comune della provincia di Padova. Il comune è Monselice, la frazione è Ca’ Oddo.
Monselice è famosissima per il suo castello, sul quale esiste una leggenda arcinota che riguarda Jacopino da Carrara e Avalda, amante del tiranno Ezzelino da Romano, ma non è di questa leggenda che voglio parlare. Oggetto del post odierno sarà la Povolata di Ca’ Oddo.

Povolata”, in dialetto veneto, è un termine che indica un albero, un pioppo per la precisione. È l’albero simbolo di Ca’ Oddo, tanto che campeggia perfino sullo stemma della contrada. Lo stemma, su sfondo quadrettato rosa e bianco, presenta l’immagine stilizzata di un grande albero, il pioppo nero, soprannominato appunto “Povolata”, che è stato assunto a simbolo della frazione.

Passando per Ca’ Oddo, si nota subito una pianta gigantesca che troneggia al centro del paese, nella piazza principale. È il pioppo secolare della leggenda, che ancor oggi esiste, anche se qualcuno, come ha documentato nei giorni scorsi il Mattino di Padova, vorrebbe tagliare.

Non sia mai!

Il pioppo nasconde infatti un’interessante leggenda: si racconta che la povolata sia stata piantata per imbrigliare le forze malefiche di Artemisia, una strega bruciata sul rogo nel 1253. Costei, morendo, predisse la propria resurrezione nel momento stesso in cui la pianta fosse stata abbattuta e tagliata.

La gente seppellì le ceneri della strega in una buca, bagnò la terra con l’acqua benedetta, dieci bambini sputarono sopra il luogo e quindi la buca venne coperta con terra bagnata del sangue di tre vergini. Non si sa il motivo per cui venne compiuto questo rito, ma tant’è.

Venne infine piantato un pioppo, che per antonomasia è l’albero della morte.

Se il pioppo bianco é l’albero della resurrezione, il pioppo nero ha un significato diametralmente opposto, segnalando infatti l’ingresso agli inferi e indicando a chi oltrepassasse questo confine la perdita di ogni speranza. Il pioppo nero viene da sempre considerato un albero funerario, simbologia spesso ritrovata in miti e leggende. Già nell’Odissea, Ulisse, durante il suo viaggio nell’oltretomba, si imbatte nei pioppi neri che, insieme ai salici, delimitano il confine tra il mondo dei morti e dei vivi.

La povolata crebbe forte e vigorosa, ma la gente la guardava con sospetto. Sotto le sue fronde si riunivano infatti tutti i gatti del paese, e miagolavano per notti intere. La gente che li udiva diceva che i miagolii erano i lamenti della strega e dei suoi compagni stregoni.
Dai rami del pioppo si sprigionavano lampi, che laceravano le nuvole e lasciavano cadere la tempesta sui campi di coloro che si erano inimicati la strega, condannandola al rogo.

Nel corso del tempo, numerosi altri alberi crebbero intorno alla povolata, e la gente di Ca’ Oddo dice che quegli alberi nascondono le anime dei suoi compari.

Una donna raccontava di aver visto e udito, in una calmissima notte d’estate, muoversi le fronde al chiaro di luna, mugolando come se stessero chiacchierando.
Quando imperversava la siccità e i raccolti inaridivano, gli uomini si riunivano sotto la povolata e chiedevano alla strega di mandare la pioggia. Depositavano ai piedi dell’albero cibi e bevande, e il mattino seguente trovavano vasi e brocche vuoti, segno, forse, che la strega aveva gradito il dono. E difatti poco dopo pioveva.

La gente di Ca’ Oddo si stringeva attorno all’albero, gli parlava, accarezzava la corteccia dura e nodosa, quasi volesse parlare con la strega che era sepolta lì sotto. Si dice che spesso i rami del pioppo accarezzassero a loro volta le persone che si fermavano sotto di esso a parlare e far compagnia alla strega. Nacque quasi un “culto” per la pianta, tanto che il parroco del paese fece edificare la chiesa nelle immediate vicinanze dell’albero
per evitare il diffondersi di superstizioni contrarie alla religione. Però anche in questo caso la strega della povolata riuscì a beffare chi la voleva di nuovo silente, tanto che un abitante di Ca’ Oddo riferì di aver visto, una notte, i rami del pioppo agitare all’impazzata le campane della chiesa.

Si dice poi che l’albero manifesti sensibilità opposte: dicono che il suo fusto sia caldo d’inverno e freddo d’estate. Sembra che le radici abbiano raggiunto l’Inferno e nelle notti di bufera le cime lanciano fuoco, creano lampi e fulmini.

Un contadino, volendo togliere una radice che sporgeva in mezzo al suo cortile là vicino, rimase sbalordito sentendo un lamento al primo colpo d’accetta e vedendo uscire del sangue dal taglio appena praticato.

Molti si dicono convinti che i rami della povolata siano flessibili per permettere alla strega di indispettire e impaurire gli uomini che si avvicinano di notte, togliendo loro il cappello, facendo lo sgambetto, chiamandoli per nome, battendo dei colpi sulle spalle. A volte, sembra che la pianta spanda una strana nebbia, che fa perdere l’orientamento a chi doveva necessariamente transitare per la strada principale del paese.

Si dice anche che dai suoi rami, in inverno, escano ombre deformi che inseguono le persone. Quel che è certo, però, è che nessun uccello ha mai nidificato tra quei rami. Soltanto un cuculo visse parecchi anni ospite della povolata e quando mandava il suo verso, si dice che in realtà fosse la strega, che si prendeva gioco di qualcuno.

Speriamo che nessuno voglia tagliarla, non solo perché gli alberi non andrebbero mai tagliati (a meno che non siano pericolosi), ma soprattutto perché è meglio evitare il risveglio di Artemisia, strega di Ca’ Oddo.

 

IMMAGINI tratte dal sito ossicella.it

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7 pensiero su “La povolata di Ca’ Oddo”
  1. Non so perchè, ma questo post mi ha fatto tornare in mente una vecchia canzone: spiriti potenti v’invochiamo, vegliate su noi che stanotte danziamo. Alta la fronte, volti alla luna, questa è la danza di …… “…se ti ricordi il titolo ti rubo un bacio 😉

  2. Eccomi mi hai evocata e sono arrivata!!! Ovviamente sto scherzando…chiariamolo prima che qualcuno…nonostante i tempi moderni…non decida che sia il caso di preparare un nuovo rogo!!! Ho scelto il mio nick in onore di Artemisia Gentileschi..non conoscevo questa leggenda…se è ha un fondo di verità..mi dispiace per quella povera Artemisia che sarà stata solo una donna normale..con qualche conoscenza erboristica e un po’ di sesto senso femminile… Per questi due punti sono un po’ strega anch’io!!! E’ bello il tuo modo di raccontare…

    ps. Nel mio ultimo post c’era anche un riferimento a queste capacità…peccato che blogger abbia deciso di resettare tutti i commenti! argh!! quasi quasi maledico gli amministratori della piattaforma!!!

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