Sono stata troppi giorni lontana dal mio blog, ma oggi ritorno con una nuova storia!Consiglio a tutti coloro che amano viaggiare di compiere un’escursione in Trentino, nella Val di Non, per visitare i magnifici boschi e per ammirare due castelli tuttora esistenti, sebbene uno sia ormai caduto in rovina. Parliamo di Castel Nanno, voluto come residenza estiva dal principe-vescovo Gian Gaudenzio Mandruzzo, e dei ruderi di Castel Sporo. Se andate nel mese di Maggio potreste assistere a uno spettacolo davvero mozzafiato…ed è qui che ci porta la leggenda che narro oggi.
Castel Nanno

Il palazzo fu ricostruito alla fine del ‘500 al posto della primitiva signorile fortezza medioevale.

Il 16 giugno 1615 vi ebbe luogo un processo per stregoneria a carico di Vigilio e Maria Rosati di Romeno, e nel XVIII secolo vennero processate e condannate al rogo tre streghe: in una stanza al pianterreno del castello è visibile una pietra con tre croci incise, testimonianza del tragico evento che vi ebbe luogo.

Attualmente il castello è di proprietà della nobildonna Carla Pazzi del Rio, che però non consente alcuna visita al luogo. Il che è un vero peccato, perchè all’interno il castello conserva pregevoli affreschi impreziositi da bellissimi soffitti lignei.

Castel Sporo

Il secondo castello di cui parla la leggenda è il castello di Sporminore. Oggi, solo la torre mozzata del castello emerge dal bosco, unica testimonianza, insieme a pochi tratti di muro, di un complesso che, edificato nel XII secolo, tra il Quattrocento e il Cinquecento si estese a occupare tutto il dosso con la sua cinta completa di bastioni, in una posizione davvero strategica per poter dominare la strada del valico che collegava il Santèl, la zona di Terlago e la valle dell’Adige.

Oggi è solo un ammasso di ruderi, tanto che viene anche chiamato “castel Rovina”.

La leggenda
I signori che abitavano Castel Nanno nel Medioevo avevano come rivale la famiglia di Castel Sporo. I due casati si odiavano a tal punto da ignorarsi anche quando venivano invitati alle feste che si svolgevano presso altri castelli.
Un giorno al Conte di Nanno nacque un bellissima bimba, cui venne dato il nome di Melisenda.

Il padre affidò la piccola a una brava bambinaia, e diede ordini affinchè, crescendo, avesse sempre vicino un bravo precettore che le insegnasse a odiare e respingere qualsiasi esponente della famiglia Sporo. Poi il padre si dimenticò totalmente la figlia, preso com’era da guerre e liti. Un giorno, i signori di Castel Belvesino diedero una grande festa, cui furono invitate entrambe le famiglie antagoniste.

Per Castel di Nanno partecipò la giovane Melisenda, mentre per Castel Sporo si presentò un giovane, di nome Ludovico. Melisenda fu subito attratta da quel giovane così bello, e ballò con lui fino a notte tarda, non avendo la benchè minima idea di chi in realtà fosse. Alla fine Melisenda dichiarò il suo amore al giovane.

Ludovico, rattristato, le spiegò chi fosse, e di come le rispettive famiglie si odiassero a tal punto da aver proibito qualsiasi contatto. Nessuno avrebbe mai acconsentito alle nozze tra i due giovani!

Col cuore colmo di dolore, Melisenda rispose che il suo amore per Ludovico avrebbe superato mari e monti, e che nessuno avrebbe potuto mai separarla dal suo amato. Sarebbero stati assieme per sempre, vivi o morti.

Per qualche tempo Ludovico e Melisenda si incontrarono di nascosto nel cuore della foresta, stando bene attenti che nessuno, soprattutto il Conte di Nanno, li sorprendesse. Purtroppo però nel bosco girovagava anche un losco personaggio, “il Guercio”, uomo maligno e perfido, ladro e pettegolo.
Egli stava nascosto tra i rami di un albero quando Melisenda e Ludovico s’incontrarono. Così vide e udì le promesse d’amore che i due giovani si scambiavano, e pensò di sfruttare la faccenda a proprio favore.
Corse a perdifiato dal Conte di Nanno e gli spifferò che la figlia si vedeva di nascosto con uno di Castel Sporo.
Il Conte partì subito alla volta della foresta, e il tragico destino volle che sorprendesse i due amanti abbracciati. Accecato dalla rabbia, fece catturare la figlia e il suo innamorato, li fece portare al castello e li rinchiuse nelle prigioni. Ordinò al boia di scavare nella parete di una cella una profonda nicchia, grande abbastanza per contenere due corpi da murare vivi.

Alcune versioni della leggenda dicono che i due sventurati vennero murati vivi in due piccole nicchie poste sotto la scala maggiore del castello, ma il risultato non cambia. Così finiva la tragica storia d’amore tra Ludovico e Melisenda.

Però, mentre il conte stava pensando come giustificare l’assenza di Melisenda, proprio mentre la luna di Maggio sorgeva per la seconda volta dopo la triste fine dei due amanti, dalle segrete del castello si alzarono delle urla strazianti. Un’acuta voce di donna, una profonda voce di uomo, che dalle profondità della terra urlavano a tutta la Val di Non la verità sul fosco dramma di Castel Nanno. E la storia venne udita in paese, e anche nei paesi vicini, e i monti ne rimandarono l’eco di valle in valle, chiedendo giustizia e vendetta per i due infelici innamorati.

Ancora oggi, il ricordo di questi sfortunati ragazzi sembra essere rimasto imprigionato in questo luogo. Nelle notti di Maggio, i pianti ed i lamenti riecheggiano cristallini per Castel Nanno, a perenne ricordo di quell’amore impossibile crudelmente spezzato.

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6 pensiero su “I fantasmi di Castel Nanno”
  1. Consiglio un fantastico libro “leggende dei castelli del trentino” di Giovanna Borzaga – Manfrini editori – lo possiedo dal 1997 ed oltre alla leggenda di Ludovico e Melisenda c’è quella su Laura di castel Nanno e la leggenda che riunisce 3 castelli assieme della chiocchia con i 12 pulcini d’oro. Oltre comunque a tantissime altre leggende sui altri castelli.In ogni caso la ricerca è molto semplice da fare…e documentazione…beh…come appunto detto si tratta di leggende quindi appunto per mancanza di documentazione sono tali

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