Noto con molto piacere che il mio blog sta ricevendo un bel po’ di visite! Sarà forse merito delle storie misteriose che racconto? Chissà, forse! Il mistero affascina così tanto che ormai tutti siamo spinti a interessarcene, a scoprire storie particolari e strane.

Una di queste storie ci porta oggi a “visitare” una villa, situata poco distante da Venezia. Villa Foscari, meglio conosciuta con il nome di La Malcontenta.

LA STORIA
La villa fu realizzata nel 1559  per i fratelli Nicolò e Alvise Foscari, e si trova lungo il Naviglio del fiume Brenta, in località Mira. La famiglia dei committenti, come noto, era una delle più potenti della città, e così la residenza veneziana assunse da subito un carattere maestoso, quasi regale, come si vede nelle foto, e adottò uno stile quasi sconosciuto a tutte le altre ville palladiane. La splendida decorazione interna ad affresco è opera di Battista Franco e Gian Battista Zelotti.

Studi recenti, tra l’altro, hanno documentato che i fratelli Foscari incaricarono Andrea Palladio a progettare un altare per la chiesa di San Pantalon nel 1555, e questo lavoro commissionato testimonierebbe già un rapporto tra i due veneziani e l’artista, messo evidentemente alla prova prima di concedergli la realizzazione dlela villa veneziana.

La villa sorge su un alto basamento, che separa il piano nobile dal suolo umido (la villa è molto vicina al Naviglio), e questo artifizio conferisce magnificenza all’edificio, che appare infatti comeun tempio antico greco, sollevato su un podio. Come nelle tipiche ville di Venezia, la facciata principale è rivolta verso l’acqua, mentre il pronao e le grandi scalinate si ispirano al tempietto che si trova alle foci del Clitumno, ben noto a Palladio.

Le maestose rampe di accesso gemelle imponevano una sorta di percorso cerimoniale agli ospiti in visita: approdati davanti all’edificio, salivano verso il proprietario che li attendeva al centro del pronao. La villa è una dimostrazione particolarmente efficace della maestria palladiana nell’ottenere effetti monumentali utilizzando materiali poveri, essenzialmente mattoni e intonaco.

Come è ben visibile, tutta la villa è in mattoni, colonne comprese (tranne quegli elementi che è più agevole ricavare scolpendo la pietra: basi e capitelli), con un intonaco a marmorino che finge un paramento lapideo a bugnato gentile, sul modello di quello che compare talvolta sulla cella dei templi antichi.

La facciata posteriore è uno degli esiti più alti fra le realizzazioni palladiane, con un sistema di forature che rende leggibile la disposizione interna; si pensi alla parete della grande sala centrale voltata resa pressoché trasparente dalla finestra termale sovrapposta a una trifora.

La decorazione interna della Malcontenta spettò a Giovanni Battista Zelotti e, seppure in misura minore, a Battista Franco; i soggetti sono in maggioranza di carattere mitologico, secondo le consuetudini invalse nei cicli di ville dell’entroterra nel XVI secolo; un elemento peculiare è rappresentato dai rimandi ai famosi affreschi manieristici del Castello di Fontainebleau, situato a sud-est di Parigi, voluti dal responsabile del programma iconografico Vittore Grimani, istruito amico dei Foscari e per anni residente presso la corte di Francia.  (notizie storiche prese dal sito www.lamalcontenta.com)

Elisabetta, LA Malcontenta
Ciò che però a noi interessa maggiormente è il nome della dimora: La Malcontenta. Esistono due diverse versioni dell’origine del soprannome della villa:

1) La zona già dal 1500 era conosciuta col nome di Malcontenta, probabilmente da “mal contenuta”, riferito al fiume Brenta che usciva spesso dagli argini con disastrose alluvioni.

2) Dal 1431 i padovani chiamarono così quella zona per indicare il loro scontento dopo che la Serenissima aveva dato avvio al progetto di edificazione del Naviglio del Brenta. Tuttavia questa versione non ha trovato finora riscontro nelle fonti storiche.

C’è poi un’ulteriore leggenda che interessa la villa, secondo cui il suo nome deriverebbe da una dama di casa Foscari: Elisabetta Dolfin, vedova di un Pisani, andata sposa a Nicolò Foscari nel 1555.

è lei “la malcontenta” di Villa Malcontenta?

Questa donna, di cui esiste un affresco all’interno della villa (Donna che entra da una porta, sala dell’Aurora), era molto bella, con lunghissimi capelli rossi. Era però piuttosto libertina e di scarsa moralità, tanto che subito dopo il matrimonio manifestò un temperamento e un atteggiamento che poco si addicevano a una moglie di un aristocratico: iniziò varie relazione adulterine, e il marito, stanco del suo comportamento così poco dignitoso, decise di esiliarla all’interno della villa che aveva fatto costruire.

La donna fu costretta così a vivere in completa solitudine nella dimora, senza nessuna compagnia e soprattutto senza la libertà che tanto amava. Si dice che spesso si aggirasse sola, piangente e scarmigliata, alla ricerca di una via di fuga, piangendo e supplicando di essere lasciata libera. Visse rinchiusa per quasi trent’anni. Si dice anche (ma sono solo voci) che abbia più volte tentato di suicidarsi annegandosi nel Naviglio che scorre proprio davanti la villa, senza però riuscirci. Alla fine morì in completa solitudine.

La leggenda narra che Elisabetta appaia ancora agli abitanti della villa, desiderosa di vivere quella vita sociale che le era stata negata. Si dice che il suo fantasma appaia molte volte, nitido e ben visibile, aggirarsi per i saloni della villa, avvolto in un abito nero molto scollato sulla schiena, e con i magnifici capelli rossi che ondeggiano spinti da un vento invisibile. Alcuni dicono invece che Elisabetta indossi un abito bianco, ma tutti quelli che l’hanno vista sono concordi nell’affermare che i suoi occhi lampeggino ferini, e che in essi si veda il riflesso di quel desiderio inappagato di libertà che la uccise.

FONTE:  www.lamalcontenta.com

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