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Il commento lasciato nel mio blog

Come promesso nel precedente post, vi presento la mia ultima intervista.

Tutto è iniziato qualche giorno fa, quando in uno dei miei vecchi post sulla storia dei Tarocchi, più precisamente nel post dedicato ai Tarocchi Sola-Busca, ho ricevuto un commento. Una cosa normalissima, per un blog. Solo che, nel mio caso, il commento proveniva da uno storico, per la precisione, uno dei massimi esperti, a livello mondiale, di Storia dei Tarocchi.

Giordano Berti.

Giordano Berti, massimo esperto di Storia di Tarocchi

Di notizie su Giordano Berti è pieno il web: a noi basta dare qualche piccola traccia. Il prof. Berti ha organizzato, sul tema dei Tarocchi, numerose mostre storiche di risonanza nazionale e internazionale, in collaborazione con il prof. Andrea Vitali, presidente dell’Associazione Le Tarot. Dal 1987 è consulente di storia e simbolismo per le Edizioni d’Arte “Lo Scarabeo” di Torino, con le quali ha pubblicato numerosi studi storici, oltre ad aver diretto una collana di giochi didattici e ideato nuovi mazzi di Tarocchi d’Arte.

Nel 1993 è stato tra i fondatori dell’Istituto Graf di Bologna, di cui è stato per molti anni il presidente e per il quale ha diretto l’organizzazione di numerose mostre in collaborazione con storici e filosofi: Michael Dummett, Franco Cardini, Cecilia Gatto Trocchi, Andrea Vitali e Paolo Aldo Rossi. Nello stesso anno ideò, con Alberto Dal Pozzo, “Mystèria”, rassegna di spettacoli, mostre, talk-show e momenti di intrattenimento legati a vari temi esoterici.
Collabora con varie riviste a diffusione nazionale: Charta per la rubrica “Grandi Biblioteche”, e con articoli su temi vari di iconologia e bibliofilia; Medioevo, Atmosphere, Terzo Occhio, Giornale dei Misteri, Hera per le quali pubblica articoli di storia dell’arte e del costume, con riferimento alle tradizioni esoteriche occidentali, antiche e moderne (alchimia, astrologia, angelologia, demonologia, magia, spiritismo, stregoneria, tarocchi, tecniche della divinazione, fratellanze occulte e società segrete).

In qualità di storico dell’esoterismo, ha collaborato alla realizzazione di opere enciclopediche e ha partecipato a trasmissioni televisive, tra le quali “La vita in diretta” (Rai 2) condotta da Alessandro Cecchi Paone, “Misteri” (Rai 2) condotta da Lorenza Foschini, “Stargate” (La 7) condotta da Roberto Giacobbo, “Una Notte con Zeus” (Rai 3) condotta da Daniela Poggi.

FONTI BIOGRAFICHE tratte da http://www.associazioneletarot.it/page.aspx?id=21
ULTERIORI INFORMAZIONI SU WIKIPEDIA e sul sito personale: giordanoberti.it

Ma iniziamo con le domande.

Molta gente considera i Tarocchi un semplice passatempo. Lei li ha studiati, ha scritto numerosi saggi sui Tarocchi e giustamente può definirsi uno dei massimi esperti mondiali della storia dei Tarocchi. Cosa sono per Giordano Berti i Tarocchi? Cosa la attrae di essi? Cosa rappresentano per Lei?

I Tarocchi per me sono una delle più straordinarie invenzioni dell’intelletto umano. Basti dire che da molti secoli un numero enorme di persone si cimenta con questo bizzarro gioco di carte. Dico gioco nel senso più alto e più nobile del termine, perché i Tarocchi possono essere giocati a diversi livelli, secondo l’attitudine del giocatore. Possono essere un gioco d’azzardo, peraltro molto impegnativo dal punto di vista intellettuale. Possono essere usati nella cartomanzia, anche in questo caso con livelli di approfondimento legati alla capacità o alla sensitività del singolo operatore. Possono essere un gioco iniziatico, le cui tappe non seguono necessariamente l’ordine numerale delle figure ma si adattano, anche in questo caso, alla personalità del ricercatore. Possono diventare un gioco letterario e diventare gli elementi portanti di poesie e romanzi. E poi c’è l’aspetto estetico, anche questa una sfida affascinante per tanti artisti che nel corso del tempo si sono lasciati affascinare dalle misteriose figure e le hanno rielaborate. Per me i Tarocchi rappresentano tutto questo. Una sfida costante alle certezze dei giocatori come degli storici e degli esoteristi. Una sfida inesauribile, a quanto pare.

Tra tutti i mazzi di Tarocchi che Lei ha studiato, ce n’è uno al quale si sente, diciamo così, più affezionato? Perché?

Mi sento particolarmente legato ai Tarocchi di Marsiglia non solo perché è il primo mazzo che ho avuto per le mani, quand’ero ancora un ragazzino. Ciò che mi affascina del cosiddetto modello marsigliese è l’aspetto rude delle sue immagini, una semplicità che offre una miniera inesauribile di possibilità creative in ogni ambito. Anche se non sono i Tarocchi più antichi, mi pare che in queste immagini sia condensata l’essenza di un messaggio capace di adeguarsi a tutti gli ambiti culturali. Non a caso è proprio sulla base dei Tarocchi di Marsiglia che alla fine del Settecento nacquero le prime teorie esoteriche.

Il suo blog http://solabuscatarot1998mayer.wordpress.com/ è interamente dedicato ai Tarocchi Sola-Busca, un mazzo davvero poco conosciuto, sebbene sia il più antico mazzo di Tarocchi esistente al mondo. Cosa rappresentano per Lei i Sola-Busca? Come li ha scoperti?

I Sola-Busca non sono i Tarocchi più antichi in assoluto, perché essendo stati dipinti verso il 1491 sono posteriori di 50 anni i Tarocchi di Filippo Maria Visonti. Sono però i più antichi conservati nella loro interezza.
I Sola-Busca sono poco conosciuti perché per 500 anni sono rimasti in una collezione privata. Sebbene gli studiosi dell’arte incisoria li conoscessero fin dalla seconda metà del Settecento, fu solo agl’inizi del Novecento che un esoterista, Arthur Edward Waite, ebbe modo di studiarli, sulla base delle fotografie inviate dall’Italia al British Museum, che possedeva quattro carte. Proprio dai Sola-Busca l’esoterista inglese prese spunto per ideare alcune carte del suo Rider-Waite Tarot, pubblicato nel 1909.
Io ebbi modo di studiare, nel 1987, le 23 carte del Sola-Busca conservate all’Albertina Museum di Vienna. Assieme a Michael Dummett scrissi la scheda per il catalogo dell’esposizione “Tarocchi. Gioco e magia alla corte degli Estensi”, che proprio quell’anno fui chiamato a curare al Castello Estense di Ferrara.
Poi, nel 1994, i 78 Tarocchi Sola-Busca furono esposti a Milano, in una grande mostra sull’arte padana nel Rinascimento allestita al Museo Poldi-Pezzoli, intitolata “Le Muse e il Principe”. Mi innamorai subito di quelle immagini straordinarie, dai colori così vivaci. In quell’occasione la casa editrice Lo Scarabeo mi chiese di scrivere un saggio ed io, umilmente, proposi loro di collaborare con un’anziana studiosa di esoterismo, Sofia Di Vincenzo. Io scrissi una breve introduzione storica, mentre la Di Vincenzo realizzò il primo studio esoterico mai fatto sui Tarocchi Sola-Busca, dove indicò il legame stretto fra queste carte e l’alchimia, un vero e proprio percorso di alchimia spirituale. Il libro fu pubblicato in Italia nel 1995 e negli Stati Uniti nel 1998, accompagnando una versione dei Tarocchi Sola-Busca realizzata da un’artista moderno.

C’è poi un’altro episodio che mi piace rievocare.

Mi imbattei nuovamente nei Tarocchi Sola-Busca nell’estate del 2012. Ero in vacanza a Spotorno, in Liguria, ed una sera, passeggiando tra i banchi di un mercatino di modernariato i miei occhi caddero su un mazzo di Tarocchi Sola-Busca assolutamente identici all’originale che avevo visto nel 1994 al Museo Poldi-Pezzoli. Chiesi informazioni al venditore e lui mi spiegò che quel mazzo era stato stampato nel 1998 in Germania da un certo Wolfgang Mayer. Mi mostrò il certificato di garanzia allegato alle 78 carte che dimostrava la tiratura limitata a 700 copie, numerate e firmate a mano dallo stampatore tedesco.

Il mio cuore ebbe un balzo per l’emozione, in parte perché mi riportò indietro di molti anni, quando sotto la guida dell’anziana Sofia Di Vincenzo intrapresi una sorta di “iniziazione”. Poi subentrò l’aspetto razionale, o meglio il mio istinto di ricercatore storico. In tanti anni non avevo mai sentito parlare dell’edizione di Mayer; tuttavia fui relativamente stupito, dato che ogni anno vengono stampati numerosi mazzi a tiratura limitata che finiscono nelle mani di un ristretto giro di collezionisti. Affascinato sia dalla rarità dell’opera sia dalla qualità della stampa, comperai senza esitare un mazzo, che però era avvolto con semplice carta da pacco!

Il venditore mi spiegò che il signor Mayer era deceduto e che la famiglia aveva deciso di disfarsi del magazzino perché non era in grado di gestire la produzione delle scatole e la loro vendita. Addirittura, mi offrì di acquistare tutti i mazzi che aveva a disposizione: Rifiutai quell’offerta, ma nell’autunno di quell’anno fu inaugurata a Milano, alla Pinacoteca di Brera, la mostra “Il segreto dei segreti”. Infatti, nel 2009 lo Stato italiano aveva acquistato i Tarocchi sola-Busca dai collezionisti che li possedevano e li aveva depositati a Brera. In quell’occasione raccontai ad alcuni amici che possedevo l’unica edizione completa del Sola-Busca; fu così che, su loro sollecitazione, mi rimisi in contatto con il venditore ed acquistai tutte le copie che gli erano rimaste. Poi mi misi in contatto con un artigiano e gli feci costruire una scatola particolare a forma di libro. Redassi un pieghevole dove forni alcune notizie storiche sui Tarocchi Sola-Busca e aggiunsi i significati simbolici delle 78 carte basandomi sullo studio di Sofia Di Vincenzo pubblicato nel 1995.

Dopodiché ho offerto il mazzo ad amici e conoscenti su Facebook ed ho provveduto a realizzare un blog sul Sola-Busca Tarot.

Questa faccenda mi ha reso immensamente felice. Lei non immagina la soddisfazione che si prova nel riportare alla luce un capolavoro d’arte e di conoscenza esoterica come i Tarocchi Sola-Busca. Ancor oggi ringrazio Sofia Di Vincenzo, che da molti anni è volata tra le stelle, perché mi pare che sia stata lei a guidarmi in qualche modo.

Una domanda forse un po’ provocatoria: ci crede al Destino?

Vede, io credo che in una certa misura ogni individuo sia l’artefice del proprio destino. Homo faber fortunae suae, dice un proverbio latino, che però considero vero solo in parte. Sono tanti, infatti, i condizionamenti a cui siamo soggetti, consciamente o meno, e non escludo a priori che in qualche modo anche gli astri influiscano sulla nostra esistenza. Tuttavia cerco di mantenere un approccio molto razionale alla realtà perché, sempre stando ai latini, Astra inclinant non necessitant e anche Sapiens dominabitur astris. Dunque considero che anche le carte, come gli astri, non predicano il futuro ma piuttosto indichino uno o più scenari possibili determinati da eventi passati e presenti.

Cosa ne pensa di coloro che “leggono le carte”?

Riguardo ai cartomanti, nella loro interezza, non posso esprimere nessun giudizio perché ne ho conosciuti tanti, di ogni genere, quando negli anni ’90 organizzavo Mysteria, il Salone dell’Esoterismo, e anche dopo. Ogni cartomante ha una propria filosofia e un approccio del tutto personale sia ai Tarocchi sia ai problemi del consultante. C’è chi è più psicologo e chi si atteggia a mago, chi entra in dettagli sul futuro e chi lascia aperte diverse possibilità. Chi offre consigli e chi solo sentenze lapidarie.

Qual è il modo più “corretto” per avvicinarsi ai Tarocchi?

Credo che ognuno sia libero di leggere nei Tarocchi ciò che sente dentro di sé, ma senza pretendere di possedere nessuna verità assoluta. In fin dei conti stiamo parlando di un gioco filosofico, dunque aperto per definizione ad ogni pensiero. Diffido di chi sbandiera conoscenze arrivate per vie misteriose o per illuminazioni personali e pretende di essere creduto. La verità è che i Tarocchi sono figure simboliche, da un certo punto di vista archetipiche, e come tali si adeguano alle più diverse realtà culturali e linguaggi individuali.

Se potesse descrivere in tre parole i Tarocchi, che parole userebbe?

Ruota la Chiave della Vita.

 

Ringrazio ancora di cuore il prof. Berti per questa importante intervista…nel mio piccolo, aver fatto la sua conoscenza ha significato per me davvero moltissimo…e mi ha spinto a riprendere al più presto la mia trattazione sui Tarocchi…meraviglioso mondo che amo!

 

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3 pensiero su “Ruota la Chiave della Vita: i Tarocchi secondo Giordano Berti”

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