La mia zucca di Halloween

Domani sera, probabilmente in tutto il mondo, si celebrerà Halloween, la “festa delle streghe” com’è stata ribattezzata, la festa del “dolcetto o scherzetto”, delle zucche illuminate, dei fantasmi e della gente mascherata per le strade.
È in verità una tradizione soprattutto anglosassone, ma sta prendendo corpo sempre più anche in Italia, come festa prevalentemente consumistica.
In questi giorni, girando per Padova, ho notato così tante vetrine addobbate con zucche ghignanti, ragni, ragnatele, fantasmini e cappelli a punta da strega, che mi son resa conto di come, commercialmente parlando, Halloween abbia ormai raggiunto il Natale.
Mi spiego meglio: se osserviamo le feste in cui le vetrine di quasi tutti i negozi cambiano il loro aspetto e vengono addobbate “a festa”, il primo posto spetta senza dubbio al Natale, e poi abbiamo la Pasqua con gli ovetti colorati i fiori di pesco e i pulcini, San Valentino con rose rosse e cuori di cioccolato, e ancora l’8 marzo, la Festa della Donna con mimose ovunque, e adesso anche Halloween.

Perchè è così famosa questa festa? Beh, ha origini davvero antichissime, e le sue radici affondano addirittura nel cattolicesimo.
Proprio così. Nella tradizione cattolica infatti, a molti Santi viene dedicato un giorno particolare del calendario cattolico, che come sappiamo è il 1° novembre, ma Ognissanti, in inglese All Saint’s Day, anticamente non aveva questo nome. Si chiamava infatti All Hallows’Day. Questa festa iniziava al tramonto del 31 ottobre e terminava all’alba del 1° novembre, e quindi la sera precedente al 1° novembre era chiamata “All Hallows’ Eve” (Even=sera), da cui derivava, per abbreviazione, Hallows’Even, quindi Hallow-e’en e infine il moderno Halloween.

Tuttavia, se dobbiamo guardare alle ORIGINI vere e proprie, ci addentriamo in tempi molto più antichi, addirittura in epoca celtica, poichè i Celti che abitavano in Gran Bretagna, Irlanda e Francia festeggiavano il 1° novembre non la festa di Ognissanti, ma il loro Capodanno. Il 1° novembre era il giorno in cui si celebrava la fine della “stagione calda” e l’inizio della “stagione delle tenebre e del freddo”. La notte tra il 31 ottobre e il 1° Novembre era il momento più solenne di tutto l’anno, secondo il calendario druidico, e rappresentava per i Celti la più importante celebrazione del loro calendario.
Questa festa era chiamata Samhain, in onore del Dio delle Tenebre (che appunto si chiamava Samhain), perchè il 1 novembre iniziava il suo regno, regno di dormienza, di riposo, di freddo, di buio…e da questo deriva quel termine che ho usato ieri, chiedendo se qualcuno fosse affetto da Samhainaphobia…non me l’ero mica inventato, questo termine, esiste davvero, ed è appunto, come dicevo ieri, la paura di Halloween

Samhain è il cuore stesso di Halloween, perchè nella tradizione celtica era in questo periodo che iniziava il 1° novembre che si segnava la fine del periodo dei raccolti e si dava inizio all’inverno: con la transumanza i greggi venivano riportati a valle dai verdi pascoli estivi, le persone si chiudevano nelle loro case calde per trascorrere le lunghe e fredde notti invernali raccontandosi storie e realizzando lavori di artigianato che poi venivano venduti in primavera.

Zucca e gatto nero: i simboli di halloween

I Celti erano convinti che alla vigilia di ogni nuovo anno, Samhain, il Signore della Morte o il Principe delle Tenebre come volete chiamarlo, chiamasse a sè tutti gli spiriti dei morti presenti al mondo. Proprio da questo nasce l’avversione che per Halloween, provano certe persone forse troppo superstiziose, perchè in questa “notte dei morti viventi” si pensava appunto che tutte le leggi dello spazio e del tempo venissero meno, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi.
Il culto celtico dello Samhain prevedeva, nella fattispecie, che i morti, ma solo quelli che erano spirati nel corso dell’anno che andava concludendosi, tornassero sulla terra la notte del 31 ottobre, in cerca di nuovi corpi in cui incarnarsi e attraverso i quali poter tornare sulla terra a partire dal giorno seguente. Credendo che i morti usassero il fuoco come passaggio, in ogni villaggio celtico veniva spento il focolare in ogni casa, per evitare che gli spiriti maligni entrassero nel fuoco e da lì nelle case delle persone, impossessandosi dei corpi umani di coloro che in quella casa vivevano.

Ma per fortuna c’era un rito che si poteva fare per esorcizzare questa possibilità di ritorno degli spiriti dei defunti. Bastava accendere un fuoco, fatto con legno di quercia (albero sacro per i celti), e offrire sacrifici di animali, o più raramente, di focacce preparate con semi, spezie e vino. I Celti ballavano e danzavano attorno al fuoco fino al mattino, e quindi portavano le braci di quel fuoco presso ogni famiglia del villaggio, che con quelle braci provvedeva a riaccendere il focolare domestico. In questo modo, si pensava, la paura della stagione delle tenebre era esorcizzata.
Eppure, quei focolari erano anche uno strumento di morte, poichè si pensava che molti spiriti maligni tornassero sulla terra sotto forma di animali, ed è per questo che molti animali “delle tenebre” venivano catturati e sacrificati: gatti neri soprattutto, ma anche serpenti, gufi e corvi.

I TRAVESTIMENTI
Ma perchè molta gente, ad Halloween, si traveste da strega, fantasma, mostro e via dicendo? In questo caso, questa prassi è stata notevolmente modificata rispetto l’usanza tradizionale, ed è forse per questo che la Chiesa tanto si scaglia contro la festa di Halloween, individuando in essa una forma per richiamare diavoli e spiriti maligni…
In realtà, anche nell’antichità ci si travestiva, ma certo i travestimenti erano molto più sobri e semplici: ci si ricopriva delle pelli degli animali, soprattutto orsi ma anche lupi o cervi, per spaventare gli spiriti.

TRICK OR TREAT?
Da dove deriva invece il detto “dolcetto o scherzetto? Dai Celti, ancora una volta. E in questo caso la leggenda che sta alla base di questo motto racconta di come i Celti non temessero affatto demoni e spiriti della notte, ma di come invece fossero letteralmente terrorizzati dalle fate, considerate ostili e pericolose dagli uomini, per il fatto che questi esseri erano ritenuti in grado di modificare a proprio piacimento l’andamento delle stagioni e le precipitazioni, e che fossero in grado, con un solo battito d’ala, di provocare tempeste o al contrario lunghi periodi di siccità. Qualcosa di simile, ai giorni nostri, può essere rappresentato dalle Bregostane di cui parlai tempo addietro, fate, o meglio streghe, molto diffuse in Val di Fassa.
Comunque sia, le leggende narrano che nella notte di Samhain le fate si divertissero a fare vari scherzi, anche piuttosto pesanti, agli umani, e spesso questi scherzi, se le fate erano particolarmente crudeli, si traducevano nella morte stessa del malcapitato che si fosse trovato ad aver a che fare con le loro pazzie. Così i Celti, nel tentativo (purtroppo spesso vano) di rendersi amiche le fate, lasciavano nei boschi della frutta secca, di cui le fate erano ghiotte o anche dei bei bicchieri di latte…Erano questi i “dolcetti” con cui gli uomini cercavano di evitare gli “scherzetti” delle irascibili fate dei boschi…

Però, come avevo anticipato ieri, l’usanza di dire “Dolcetto o scherzetto” affonderebbe le sue radici addirittura nel cristianesimo, quando i dolcetti altro non erano che i “pani delle anime”, pezzi di pane dolce, preparato con uva passa, spezie, cannella e miele, che venivano distribuiti ai poveri che si incontravano sul cammino o ai bambini che venivano a bussare alla porta di una famiglia. Più “dolci dell’anima” una persona distribuiva, più preghiere le persone che li ricevevano dovevano recitare per i defunti della famiglia che aveva a lui donato il pane. 

Ma perchè la Chiesa tanto detesta questa festa, che come abbiamo visto, ha molte radici cristiane?

Lo vedremo la prossima volta!

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2 pensiero su “Halloween: le origini di un mito”

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