Facciamo un esperimento.
Voglio provare, per una volta, a fare una recensione di un film.
Finora sono uscita una sola volta dai “binari” di Pensierospensierato parlando di un libro, L’ultima strega della Val di Non, e quella volta mi sono proprio divertita, oltre ad aver fatto qualcosa che, stando ai commenti, è piaciuta.
Così oggi mi addentro per la first time in un terreno che non mi appartiene, in quanto ho sempre letto e commentato quelle altrui.
Però mi son detta: e se questa “mostriciattola con la faccia tutta verde e gli occhiacci neri” provasse per una volta a scrivere la recensione di un film?
Tanto, i Maya hanno previsto la fine del mondo non prima di un mese da oggi, dunque ho tutto il tempo per tentare…e se proprio non gli sarà piaciuta, vorrà dire che si saranno sbagliati con la data!

REGIA: Cristian Mungiu. 
CAST: Cosmina Stratan, Cristina Flutur, Valeriu Andriuta, Dana Tapalaga, Catalina Harabagiu. 
Titolo originale: Dupa dealuri.
GENERE:  Drammatico 
DURATA: 155 min. 
Romania, 2012.

Gli ingredienti per rendere interessante questo film ci sono davvero tutti.

Alina è una ragazza romena, che tornata dalla Germania ritrova Voichita, sua grande amica da quando, bambine, si sono conosciute in orfanotrofio.Dopo la maggiore età, Voichita è stata accolta nel monastero locale mentre la seconda è stata affidata a una famiglia adottiva, dalla quale è scappata per andare a trovare fortuna in Germania. Voichita ha trovato conforto nella fede, vive in un isolato convento ortodosso della Romania; le altre suore e il sacerdote del convento sono ormai la sua famiglia.
Al suo ritorno dalle Germania, Alina non ha un luogo dove andare, e così Voichita riesce a farla ospitare nel convento ma, in breve tempo, Alina assume atteggiamenti insofferenti, reagisce alla regole di vita del luogo, si ammala. Ricoverata una prima volta in ospedale, viene dimessa, promette di comportarsi bene, ma quando di nuovo si rende protagonista di episodi molto spiacevoli che sfociano nella violenza, viene ritenuta inevitabilmente posseduta dal demonio.
Al prete e alle suore non resta dunque che legarla a una tavola per esorcizzarla. Subito dopo l’esorcismo, però, la salute di Alina si aggrava e, quando arriva l’ambulanza, viene dichiarata morta. La polizia non può fare a meno di ritenere il “padre” e le suore colpevoli e accompagnare tutti dal magistrato per l’istruttoria.

La storia parte da un fatto realmente avvenuto in un convento sperduto della Moldavia, nel quale una ragazza ha effettivamente trovato la morte in seguito ad un esorcismo. Il fatto fa da sfondo al vero senso del film, che è l’analisi profonda e dettagliata del rapporto tra Alina e Voichita, il cui affetto che nutrono l’un l’altra colma il vuoto lasciato dall’infanzia nell’orfanotrofio e che fa i conti con la presenza, in Voichita, di una fede non eliminabile, cosa che invece vorrebbe fare Alina.
La spiritualità dell’una e la razionalità dell’altra cercano invano un punto di incontro, finendo per scontrarsi e culminare nel modo più tragico, soprattutto per Alina.
Ci si chiede se fosse davvero necessario un esorcismo per liberare la ragazza da questa sua improvvisa follia, o se invece non bastasse discutere con calma.
Ma Mungiu, il regista che tra l’altro nel 2007 venne premiato con la Palma d’Oro al Festival di Cannes con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, dimostra una straordinaria capacità di raccontare con fluidità e pulizia impensabili, storie basate su una quotidianità banale e sconvolgente allo stesso tempo.Proprio mentre disegna personaggi e situazioni di forte certezza, Mungiu nello stesso tempo ne evidenzia le debolezze, ne scruta le profonde carenze, cattura le frasi di uomini e donne bisognosi di aiuto.
Uno spaccato di vita quotidiana nella Romania osservante ortodossa, un racconto spettacolare di due ragazze e di un sentimento che le lega, le domande che ci si pongono normalmente, la presenza di Dio che si può accogliere o rifiutare.
Spunti di riflessione ce ne sono molteplici, il film è difficile, ma coraggioso e incisivo, tassello importante di un cinema che coglie l’invisibile e affonda lo sguardo laddove l’occhio rischia di non arrivare.

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9 pensiero su “Recensione: Oltre le colline (2012)”
  1. iiiiiiiiiihhh! Tu volere rubare laforo a me medesimo!??!?
    E tu fare questo anche mellio di me! Io non credere mei oki come kresiuta pikkola nipote…
    Adesso io piangere. Brafa. E adesso io recuperare film. danke. 🙂

    1. Naaa…io no volere rubare laforo a zietto Eddy. Io imparato da zio Eddy e zio Nick a fare recenzioni ja, io applikkata me medesima, io profato e io skritta. Io vedere altri film e io recenzire.
      Io rincraziare te con inkinen. Bitte.
      Bleah se c’è una lingua che non imparerò mai e poi mai e sottolineo MAI è proprio il tedesko. Io negata!

  2. Sì, puoi farlo anche altre volte visto che questa mi è piaciuta! 🙂
    Questo film tra l’altro mi ha ricordato “Alucarda”, anche lì c’era un convento e una ragazza diabolica 😀

    1. Grazie Ndina, sono contenta. Non so di Alucarda, non ne ho mai sentito parlare, vorrà dire che lo scarico e me lo guardo. Grazie del suggerimento, un baciotto

  3. Mi sa che potresti riprovarci qualche altra volta a recensire dei film.
    Per curiosity: dove posso reperire il film, che suppongo sia una reminiscenza del tuo periodo “rumeno”?

    1. Grazie zietto! Il film lo stanno dando in questo periodo al cinema…questo come canale “ufficiale” di distribuzione 😉

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