Bellatrix Lestrange: se penso a una strega penso a lei…

Non ho mai fatto recensioni di libri qui su Pensiero Spensierato; ho parlato di libri una sola volta, quando presentai la strana e inquietante storia di Mattio Lovat, l’autocrocifisso, e solo perchè ne avevo parlato in un post e volevo scavare nella storia narrata dal libro per vedere se avesse qualche fondamento di verità.

Oggi però faccio uno strappo alla regola, perchè da qualche tempo sto leggendo libri sulla stregoneria, per scoprire pratiche e curiosità su quest’aspetto della vita contadina e delle tradizioni culturali che tanto mi affascina.

Si dice infatti che sempre più le streghe siano in mezzo a noi… sono letture curiose e per certi versi inquietanti, che però gettano uno sguardo assai profondo sulle tradizioni dei popoli contadini soprattutto, in cui sembra ancor oggi ben radicata, e difficile da estirpare, la religione del malocchio, delle fatture, della jella e della sfortuna.

Crederci o non crederci, non è questo il problema. Sono cose che affascinano e incuriosiscono, e così sto leggendo un bel po’ di bibliografia su una strega veneziana, Laura Malipiero, che visse effettivamente a Venezia nel Cinquecento, e che per alcuni aspetti mi sta incuriosendo parecchio.

Ne parlerò sicuramente più avanti nel blog, ma intanto mi è venuto alla mente un libro che avevo letto qualche tempo fa, e che mi era piaciuto così tanto che me n’ero sentita quasi “rapita”, stregata.


L’ultima strega della Val di Non è un misto tra storia, psicologia e narrativa, una sorta di romanzo storico che la padovana Annabella Cabiati ha composto partendo dalla rilettura di un manoscritto conservato alla Biblioteca civica di Trento che racchiude i verbali dei processi alle streghe avvenuti in quella zona nel XVII secolo.
Il libro narra le vicende di una donna, Giovanna, che risvegliandosi dal coma dopo un incidente stradale, scopre di aver smarrito la propria identità, trovandosi intrappolata in uno spazio e un tempo che non le appartengono, con un passato, denso di sentimenti, pensieri e ricordi che non sono i suoi.

Il coma l’ha portata a “fondersi” nella giovane Altea, vissuta a distanza di tre secoli dal suo tempo, e al centro dei processi dell’Inquisizione che hanno portato molte innocenti a essere accusate di stregoneria per il solo fatto di aver avuto la sventura di essere nate donne.
Giovanna rivivrà nella sua mente le terribili sofferenze subite da Altea e dalla nonna Artemisia, conoscerà le difficili condizioni in cui era costretta a vivere una donna nata e cresciuta nei boschi trentini del XVII secolo, scoprirà la crudeltà delle maldicenze altrui e le conseguenze che portano. Saprà che la via migliore per raggiungere la felicità è farlo con le proprie forze, senza sotterfugi molto pericolosi per sé e per gli altri. Sarà grazie a un medico molto particolare, che sa curare la mente e soprattutto l’anima, che Giovanna riacquisterà se stessa abbandonando il suo pesante alter ego.

La narrazione è avvincente, coinvolgente, molto precisa e dettagliata. La vicenda storica è aderente alla realtà, come scoprirà il lettore dalle ultime pagine del libro che riportano date, nomi e luoghi straordinariamente fedeli al testo.

Ma ciò che più sorprende è il fatto che ci si sente completamente rapiti dalla storia e dalla vicenda, giungendo ad immedesimarci alternativamente in Altea e in Artemisia. Non si è in grado di abbandonare la lettura se non prima di aver concluso il libro: quando si tenta di riporre il volume, sembra quasi di udire una voce (Altea? Artemisia?) che spinge a procedere oltre. E allora si accontenta il libro, ci rilascia avvincere e avvinghiare dalle sue parole. Si giunge alla fine quasi in un soffio, e se alla fine si chiude il volume è solo perchè abbiamo terminato le pagine da leggere, non perché egli abbia esaurito il suo inestimabile tesoro.

Annabella Cabiati, L’ultima strega della Val di Non, AnordestEdizioni, pp. 261, euro 13.

Ps. che ne dite del mio nuovo banner??

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8 pensiero su “L’ultima strega della Val di Non (recensione)”

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