Ebbene sì, tra sabato e domenica la cicogna ha bussato per ben sei volte alla mia porta…

Non sono diventata madre di sei gemellini, ci mancherebbe altro, ma sei nuove piante carnivore sono arrivate a casa.
E siccome l’avevo promesso, e siccome so che non ve ne frega niente morite dalla voglia di conoscere le mie new entries, ecco a voi…

Questa qui è una pinguicula. Del genere ibarrae x ehlersiae, una piantina originaria del Messico, un ibrido tra due pinguicule, davvero bella, semplice e perfino divertente.
Le sue foglioline, come le Drosere, sono ricoperte di minuscole goccioline vischiose, sulle quali il malcapitato insetto si posa, si invischia, e finisce digerito dalla pianta.

Una semplicità che uccide. Bellina.

Questa piantina fa anche dei fiori, semplici e belli, di colore rosso o violetta, e produce questo tipo di rosette invischianti.  Sembra un fiore di zucchero, forse il sapore è anche lo stesso, e gli insetti curiosi che vi si posano sopra restano inevitabilmente colpiti dalla sua dolcezza…ma non potranno raccontarlo!

La seconda piantina che ho preso è sempre appiccicosa come la Pinguicula, ma è decisamente più bella.
Si tratta di una Drosera, genera Aliciae.
Possedevo già una Drosera, una Capensis genere Alba, e le sue belle foglie rosse sono ricoperte di minuscole gocce vischiose, sulle quali la preda rimane invischiata e finisce digerita.

La particolarità di questa pianta è che è sadica: è terribile vedere come gli insetti, le zanzare soprattutto, che restano invischiate, tentino con tutte le loro forze di scappare, senza riuscirci. E più si agitano più restano invischiate, morendo con atroci sofferenze.
Geniale e diabolica.

Poi, una pianta che mi ha sempre affascinato moltissimo. Una Nephente. Già ne ho una, del genere Rebecca Soper, ma mi sono lasciata conquistare da questa Ventricosa x Talangensis.
Si tratta di un ibrido tra due specie highlands, davvero curiosa, produce ascidi (nella foto sotto un particolare dell’ascidio della mia piccina) che contengono un liquido dolce zuccherino ma che altro non è che succo gastrico della pianta.
Nel momento in cui l’insetto entra nell’ascidio, non riesce più a uscire, resta intrappolato al suo interno e viene lentamente digerito dalla pianta.

La cosa più bella di questa Nephente è che crescerà, e crescerà anche parecchio (sempre se non mi muore prima sigh sob) e i suoi ascidi, che potranno raggiungere la grandezza di una decina di centimetri, saranno grandi abbastanza per inghiottire tranquillamente anche una lucertola. Sono davvero belli…e particolari.
Non vedo l’ora che la piccina cresca…

Mi darà davvero tante gioie. Questa specie, tra l’altro, oltre a vivere a terra, può stare comodamente appesa in un vaso agganciato da qualche parte. Ho visto numerose piante sistemate in questo modo, ed era curioso, e abbastanza inquietante, passare vicino a questi imbuti e vederli muovere da soli, forse a causa di qualche grosso insetto, tipo calabroni, imprigionati dentro.
Una volta entrati nell’ascidio, infatti, è impossibile uscire.

Altra piantina curiosa è questa: è un’Heliamphora, del genere Heterodoxa minor, un altro ibrido.
Era nelle mie mire, l’avevo annunciato, e alla fine è arrivata.

Come le Sarracenie e le Nephenthes, anche l’Heliamphora cattura, e digerisce, gli insetti che cadono inavvertitamente nei suoi ascidi. Solo che, a differenza delle altre due specie, l’heliamphora non dispone di sistemi di chiusura dell’ascidio, nel senso che non ha opercoli a tapparlo. Ma la preda non ha alcuna possibilità di uscire, poichè le pareti dell’ascidio sono ricoperte di minuscoli peli, che sospingono l’insetto sempre più in basso.
La pianta sfrutta completamente la natura: la forma aperta dell’ascidio favorisce l’ingresso all’interno degli ascidi di acqua piovana, nella quale vivono i microrganismi che devono digerire le prede che cadono all’interno, e che muoiono per annegamento, dando così modo alla pianta di effettuare l’assorbimento delle sostanze necessarie.
Ma non pensate che sia una pianta così semplice: è presente infatti un foro di “troppo pieno”, che evita l’eccessivo riempimento di acqua ed il conseguente traboccamento delle prede all’esterno.

 Ho preso poi questa piantina: Cephalotus follicularis.
Per struttura è simile alle Sarracenie e alle Nephentes, anche questa piantina è dotata di ascidi, che qui vedete verdi ma che quando la pianta crescerà assumeranno una bella colorazione violacea. La cosa particolare è che gli ascidi sono dotati di un sistema di chiusura mobile: l’opercolo infatti è in grado di aprirsi o chiudersi all’occorrenza. In un periodo di carenza idrica o scarsa umidità ambientale, si chiuderà per mantenere a livelli corretti il liquido digestivo interno all’ascidio.

E per finire, lei, la mia preferita in assoluto. La Darlingtonia Californica.

Della stessa specie di Sarracenie, è dotata di un ascidio come le Sarracenie, ma la sua particolarità è che l’ascidio è ricurvo, piegato in basso, e dotato di due “baffi” nella parte sottostante.

Cosa fa di tanto speciale questa pianta?
Intanto sappiate che è chiamata anche “Pianta Cobra“, perchè la sua forma ricorda, appunto, quella del grande serpente reale.
I due “baffi” nella parte sottostante l’ascidio sono ricoperti di una sostanza zuccherina che atttrae irresistibilmente le prede, soprattutto api, vespe, mosche ma anche formiche.

Quando l’insetto arriva ai “baffi”, nella parte sottostante dell’ascidio, proprio sotto la curvatura dello stesso, troverà un’apertura. che lo condurrà inevitabilmente verso la testa dell’ascidio. Qui l’insetto troverà altro nettare, che prenderà a sufficienza, ma a questo punto entra in scena lo spirito diabolico della Darlingtonia.
La testa dell’ascidio è infatti dotata di alcune “finestre” trasparenti, che altro non sono che sezioni più leggere dell’ascidio, che hanno la funzione di simulare delle false vie di uscita.
L’insetto infatti, al termine del pasto, cercherà la fuga dirigendosi proprio verso quelle false aperture, e cozzando contro la testa dell’ascidio finirà proiettato verso il fondo dell’ascidio, contentente succhi gastrici puri (la sua conformazione non consente infatti alla pioggia di entrare) e quindi troverà una fine orribile, finendo completamente digerito dalla pianta della quale ha creduto, stoltamente, di essersi potuto nutrire a sbafo.

Una pianta meravigliosa, la mia preferita in assoluto…chissà perchè!

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10 pensiero su “I sei voli della cicogna”
    1. Bellissime e fatali, quei poveri insetti mi fanno pena, la loro è una morte orribile, e credimi non amo gli insetti..specialmente le zanzare ed i calabroni.
      Ciao Lady

    2. D. sì la Pinguicola è davvero simpatica come piantina, fa quasi ridere 😀
      Angie: lo so, sono piante davvero fatali, e la cosa strana è che sono piante, per cui non si direbbe…però lo sono. Per questo mi attirano.

  1. Ma per l’ “alimentazione” provvedono da sole o devi fornirgliela tu? Nel senso che immagino che queste piante siano abituate a vivere in ambienti più selvaggi dove la presenza di insetti è preponderante.

    1. No no fanno tutto da sole, nessuna nutrizione forzata, non mangiano poi così tanto come potrebbe sembrare…qualche mosca, api, vespe, zanzare, moscerini…ma nessuna fornitura.

  2. Una bella collezione 🙂 complimenti per la descrizione… In particolare preferisco la Drosera per la sua predilizione alle Zanzare 😉 Un abbraccio.

    1. Grazie infinite! Sì in effetti con le Drosere il problema zanzare è quasi risolto, anche perchè sono attirate davvero da questo tipo di pianta…e ci lasciano la pelle!

    1. Grazie Salomon…ma non sono neanche tutte a dir il vero…ho anche un bel po’ di piccole dionee in fase di crescita, ma son talmente piccole che nemmeno si vedono 😀

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