Il treno che attraversa il Ponte della Libertà, quella lunga striscia di ferro che collega Venezia alla terraferma, lo percorro sempre con una certa tachicardia, perchè so che tra breve poserò il piede, si spera asciutto, su una delle città che più amo al mondo, e la stessa tachicardia mi assale quando la giornata di visita a Venezia termina, e quello stesso treno mi conduce lontana, fuori da un luogo magico, sospeso quasi nel tempo così come appare sospeso sull’acqua della Laguna.

Venezia è quanto di più bello si possa chiedere a una città, ma ci sono alcune aree che mi piacerebbe molto visitare, benchè non siano meta di traffici “usuali”.
Sto parlando delle isolette della laguna.
Alcune di esse sono arcinote, basti pensare a Murano e Burano, o anche allo stesso Lido o all’isola di San Michele, dove è situato il cimitero di Venezia.

Ma a me interessano più che altro quelle piccole perle adagiate sull’acqua, dove la gente non va perchè non sono famose, ma che tuttavia possono riservare delle sorprese memorabili.

Qui su Pensierospensierato sto per iniziare un piccolo dossier sulle isole di Venezia che nascondono una storia particolare, che potrebbe anche essere oscura o terrificante, lo vedremo cammin facendo…

E lo faccio partendo da un isolotto, il primo che il viaggiatore vede giungendo a Venezia.

Lei se ne sta lì, sulla destra rispetto al ponte, ridotta all’ombra di quello che era: a vederla è così, piccola, erosa dalle acque, ricoperta da piante e da vegetazione incontrollata, che sommerge quanto resta delle vecchie edificazioni militari ottocentesche che si trovano ancora lì in mezzo al verde che ha conquistato quello spazio strappato alla laguna e che la laguna lentamente sta riconquistando.

Da come si presenta ora, è veramente difficile immaginare che per circa otto secoli ospitò delle comunità monastiche e che, proprio per la sua posizione così a metà strada tra Venezia e il Veneto della terraferma, svolse un’importante ruolo nell’ambito delle comunicazioni tra la città d’acqua e il circondario.

Lei è l’isola di San Secondo, e la storia di quest’isola viene magnificamente raccontata in terrantica.org.

L’isola, dopo l’anno mille, ospitò una delle due comunità benedettine che si crearono in quegli anni: ci fu infatti un monastero maschile di San Giorgio in Alga, eretto nel 1020 su un isolotto posto tra Venezia e Fusina, mentre il monastero femminile, inizialmente dedicato a Sant’Erasmo, fu fatto costruire dalla famiglia Baffo nel 1034 sull’isolotto situato tra Venezia e San Giuliano, già rifugio dei pescatori durante le tempeste.

Il monastero circa due secoli dopo la fondazione venne dedicato a San Secondo, ed è proprio quel monastero che venne ospitato nella nostra isoletta.
Il monastero di San Secondo in quell’epoca era costituito oltre che da alcune strutture conventuali, anche da una chiesa e da un campanile di forma cilindrica, distrutto nel 1534, simile all’antica torre della non lontana Tessera, da orti e giardino; lungo il perimetro, secondo la tradizione dell’architettura benedettina, s’alzava un alto muro di difesa e protezione dalle incursioni esterne e dalle mareggiate. Nel 1534, soppresso il convento delle Benedettine, la proprietà dell’isola passò all’ordine dei domenicani osservanti; la chiesa subì vari restauri e rifacimenti finchè, dopo un incendio che l’aveva in parte distrutta, venne riedificata completamente nei primi anni del seicento e consacrata nel 1608; nel 1692 venne rinnovata la cappella, chiusa da una grande grata di ferro battuto, dedicata al Santo titolare il cui corpo era deposto sopra un prestigioso altare di fini marmi.

Andrenis.it

L’uso di San Secondo cambiò nel 1797, quando le truppe austriache e napoleoniche si confrontavano nel territorio veneziano, e la posizione strategica dell’isoletta la portò ad essere armata di una grossa batteria dal Senato della Repubblica; il 28 luglio 1806, durante la seconda occupazione francese, in conseguenza della soppressione di 15 monasteri maschili e di 19 femminili, l’isola di San Secondo divenne proprietà del Demanio Militare e la Marina provvide a far distruggere completamente, sin dalle fondamenta, la chiesa e gli edifici del monastero; il corpo del Santo ed alcune tele dipinte furono trasportate alla chiesa dei Gesuati, la pala dell’Altare maggiore fu posta nella chiesa dello Spirito Santo sempre alle Zattere; il resto andò disperso o distrutto. In pochi giorni si fece di tutto per cancellare anche la memoria di quasi ottocento anni di vita e attività della piccola comunità monasteriale.

I francesi prima e gli austriaci in seguito fortificarono l’isola, che da allora svolse un’importante funzione difensiva durante l’assedio di Venezia negli 1848 e 1849; per un breve periodo rappresentò l’estremo baluardo nella difesa della città verso la terraferma, ma dovette capitolare quando nel mese di agosto del 1849 fu sottoposta ai pesanti bombardamenti delle truppe austriache che provocarono la quasi completa distruzione delle opere di fortificazione.

La fine dell’isola di San Secondo fu ben presto scritta: durante il Regno d’Italia fu confermata per alcuni decenni la destinazione militare dell’isola che durò fino all’inizio di questo secolo; venne quindi concessa in affitto al Comune di Venezia che, allo scopo di impedire intanto che si compiano atti di vandalismo maggiori sembra sia il caso di provvedere subito alla custodia del fabbricato in isola di San Secondo, e ciò fino a tanto che saranno completati gli studi da parte della Divisione I sulla migliore utilizzazione di quell’Isola, la diede dal 1904 al 1936 in subaffitto a delle famiglie che ne garantivano la custodia, lo sfalcio dell’erba e la potatura degli alberi.

L’isola fu utilizzata in quel periodo anche come fabbrica di fuochi d’artificio, deposito dei sottoprodotti della macellazione dei bovini e per alcune limitate attività agricole. Nel 1950 il Comune, non essendo evidentemente ancora stati completati gli studi sulla migliore utilizzazione, decise di restituirla al Demanio.

Per alcuni anni ancora nell’isola fu ospitata una famiglia, ma da circa trent’anni è stata abbandonata completamente ed e’ sempre più soggetta al vandalismo e all’erosione: agli inizi del secolo infatti la superficie dell’isola risultava essere di circa 2 ettari, ma già nel 1936 a causa dell’erosione si era ridotta a ettari 1,2550; sempre a quest’ultima data risulta che esistevano alcuni fabbricati in stato precario adibiti ad abitazione e a stalle, di una cavana e di un pontile di approdo.
La vegetazione arborea, costituita all’inizio del secolo da circa 200 acacie d’alto fusto e da alcuni alberi da frutto, s’è andata sempre più sviluppando in questi ultimi anni.

Perchè è così misteriosa? Perchè secondo un’antica credenza popolare veneziana, non v’è calle, campiello, rio o isoletta in Venezia che non abbia il suo spirito a proteggerla.
E la stessa cosa vale, o varrebbe secondo la leggenda, anche per San Secondo.

Chi sarebbe dunque il fantasma guardiano dell’isola?

Si dice si tratti di una giovane monaca, ospite di quel primo monastero che fu eretto nell’isola, e che per la sua condotta un po’ licenziosa (v’è in veneto un detto che recita dove ghe s’è campane, ghe s’è putane, e non avete bisogno della traduzione XD) venne murata viva dalle consorelle in una cella del monastero. Da allora, sembrerebbe che lo spirito di quella monaca, di cui la leggenda dice fosse bellissima e di nobili origini, continua a vagare per l’isola, cercando i resti del monastero dove essa visse.
Non si sa se la cosa corrisponda a realtà, ma sembrerebbe che il fantasma sia stato visto più volte non solo dagli stessi soldati che operavano nell’isola, ma anche da coloro che la abitarono in seguito.

Storia? leggenda? verità? non è dato saperlo.

Questa è comunque la storia, e così ve l’ho riportata.

Una storia leggera, simpatica e spero gradevole, per iniziare nel migliore dei modi questo tour attrverso le più belle isole della laguna veneziana.
Un inizio soft, diciamo così, che prelude ad altri resoconti sicuramente più…oscuri!

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11 pensiero su “I fantasmi perduti di San Secondo”
  1. @Luigi: eheheh sì la Spensierata è tornata! e in effetti è vero quel che dici! Poi in pvt ti racconto meglio la mia personalissima interpretazione 😉

    @Mathias: no non scherzo purtroppo T_T sai com’è,c’è chi dice così solo per dire e chi invece lo dice con convinzione,in qst caso non so quale sia la verità…io so solo che ieri,sfiga delle sfighe,abbiam pure perso ma a testa alta,bisogna dirlo…però cavolo…T_T

  2. Gran resoconto storico, secondo me devi essere assunta al Turismo! 😀 Comunque mi piace l’idea del tour, finalmente si torna allo Spensierato che ci piace! 😀
    Ah, ho rielaborato il detto: “dove ghe s’è ossigeno, ghe s’è putane”. Non farà rima, ma è più veritiero. 😀

  3. @Matteo: no te digo niente,te ghe sa dito tuto ti. e mi mona che te parlo anca! :p

    @Roberto: grazie! contenta pure io di esser approdata sul tuo, a presto!^__^

  4. @Melinda: no, ai giorni nostri non si vede più nulla,per questo dico che forse è solo una leggenda sull’isola, nulla più.
    Sì sì non perdertene una delle prossime puntate, ne ho almeno 7 di cui parlare,e ci sarà una bella sorpresa 😉

    @Alberto: grazie, se ti piace il mistero penso proprio tu abbia trovato pane pei tuoi denti qui 😉

    @Matteo: ahahaha ti me fe morir!Cmq ti gà razòn,basta senò rischio de rafredarme anca mi e no xè el caso..e me sa che Mathias..no digo niente va,spetèm e vedèm, ma forse,anzi,sensa forse….te ghe razòn!!!ma pa i bòti me sà ch’el sia un fià massa presto 😉 dove xeo el luto? ihihih

  5. Una storia leggera e simpatica? Penso che la monaca murata viva si opporrebbe alla tua descrizione! Hihihihi!!! Scusa la battuta, ma ho immaginato la monaca, mentre leggeva il tuo post e commentava :)))
    Passando a noi, non ho capito se ai giorni nostri continuano gli avvistamenti di questo fantasma.
    Comunque mi piace molto la tua idea di un dossier sulle isole, non me ne perderò una 😉

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