Quando odiava la storia della lingua latina.
Imparare l’iscrizione sulla Cista Ficoroni, studiare i primi frammenti d’iscrizione in latino antico, imparare la terminologia corretta. Ma la data dell’esame si avvicinava e doveva fare in fretta e soprattutto bene, per non rovinare l’ottima media del libretto e perchè la tesi era ormai quasi pronta, e pochi esami la separavano dalla tanta agognata fine dei suoi faticosi studi universitari.

Stava dunque alla scrivania, con i libri desolatamente aperti davanti, il vocabolario che la osservava diabolico dalla pila dei libri in cui l’aveva distrattamente posato, la matita posata noiosamente tra le labbra.

Fuori, un tempo che certo non aiutava la concentrazione: ticchettio di pioggia sui vetri, vento, nebbia piovosa. Eravamo ai primi di dicembre, troppo caldo ancora perchè quella pioggia si trasformasse in candida neve. Però era noioso lo stesso!
La tazza di caffè era ormai vuota, e sentendo la concentrazione venire meno, si alzò dalla scrivania, percorse il lungo corridoio che separava lo studio dalla cucina e decise di riempire nuovamente la tazza col caffè appena fatto.

Transitando davanti al quadro appeso in ingresso, non tralasciò di lanciargli una lunga occhiata. Era il ritratto che un pittore padovano attivo intorno al 1970 aveva realizzato per la moglie, ritraendola con i capelli raccolti, la testa reclinata all’indietro, gli occhi chiusi, la bocca semiaperta.

Solo quello, il volto di profilo della Signora, tanto bello che lei non poteva fare a meno di guardarlo, ogni volta che gli passava davanti. Anche perchè quella signora era stata la migliore amica della sua bisnonna, e aveva avuto anche la fortuna di averla conosciuta, in passato. Ma ora quella vecchia signora era morta, e tutto quello che Lei ricordava era quel quadro, e altri ritratti appesi alle pareti di casa.

Ma era quel quadro così bello a incuriosirla.

Conosceva bene la storia di quella donna. Sapeva che nel suo passato c’era stato un avvenimento che tanto “normale” non poteva dirsi. Una seduta spiritica, la richiesta a un defunto di indicare il luogo di un’eredità, la risposta ottenuta però a caro prezzo. Notti insonni, fischi prolungati nelle orecchie, un faro sempre acceso davanti agli occhi, che impediva di dormire, e poi strane ombre e figure sulle pareti di casa, e quella sensazione di “qualcosa” che si era annidato nel cuore nel momento stesso in cui la seduta era terminata. E poi, la corsa al rimedio, a prezzo molto alto: messe ogni giorno, penitenze, quella catena del rosario sempre al collo, forse una sorta di esorcismo.

Nessuno ne parlava, erano argomenti che non si dovevano toccare, ma la curiosità di Lei era così grande che ben presto la reticenza della nonna era caduta e tutta la storia era venuta a galla.

Come quell’episodio, narratole dalla nonna stessa, in cui alla Signora, che sempre pregava per lui, il caro defunto il cui sonno aveva osato disturbare era apparso durante una notte, le aveva comunicato l’inutilità delle sue preghiere, le aveva detto che a nulla servivano, perchè non provenivano da una persona “pulita”, e per far meglio comprendere all’allibita Signora il significato di quelle parole, aveva deposto sul comodino qualcosa, che al risveglio della Signora si era scoperto essere frammenti di carbone.

Sarà stata più probabilmente terra? La suggestione è forte in questi casi, il dubbio è lecito, ma prendiamo per buono quanto detto.

La ragazza scoccò un ultimo sguardo al quadro, e con la tazza piena di nuovo caffè si diresse nuovamente verso lo studio…ma le parve che, nell’allontanarsi, le labbra della Signora nel quadro si fossero dischiuse.

L’immaginazione, certo. La ragazza strinse la tazza tra le mani, assaporando il piacevole calore del caffè caldo che mi era contenuto. Posò la tazza fumante sul tavolo, e riprese a immergersi nella storia della Fibula Praenestina.

La sua attenzione fu però ben presto richiamata da un movimento raccolto con la coda dell’occhio in direzione della porta dello studio. Un movimento di un’ombra nera.
Girò la testa scrutando l’oscurità del corridoio, ed ecco subito gli occhi color smeraldo del gatto di casa fecero capolino dal corridoio. Il micio entrò guardingo in studio, con un agile balzo saltò sulla scrivania, si adagiò mollemente sulla pila di fogli completamente ricoperti di appunti e rimase lì vigile, con gli occhi ben aperti, a osservare la padrona che leggeva. Poi, il suono cantilenante della sua voce lo indusse rapidamente a cedere al sonno, e piombò nel mondo dei sogni felini. Ma Lei continuò a leggere.

Di nuovo, una strana sensazione la colpì. Un suono di passi nel corridoio. Eppure era a casa da sola, quel pomeriggio, e la casa non era molto grande, impossibile che non avesse sentito rincasare sua mamma. Ma quei passi, nel momento stesso in cui aveva focalizzato su di essi la sua attenzione, non si erano uditi più. Un brivido freddo le scese lungo la schiena. Di nuovo tornò a studiare, e di nuovo quei passi. Passi lenti, strascicati, come di una persona anziana che cammina con fatica.

Sembravano quasi i passi della nonna. Ma la nonna era morta da 15 anni ormai, possibile che…? 
I fantasmi le erano sempre piaciuti, aveva un debole per il mistero in tutte le sue forme, ma non aveva mai fatto un incontro di questo tipo, e un po’ di brividi le erano venuti.

Il gatto continuava a dormire, tranquillo. I passi si erano fermati nello stesso momento in cui lei aveva stoppato la lettura. Ora lei taceva, e anche i passi tacevano.
Riprese lentamente a leggere, quasi aspettandosi che anche i passi riprendessero a manifestarsi, ma non si udì più nulla. Contenta, la ragazza riprese a studiare con maggior lena, ma ad un certo punto, il gatto sulla scrivania si destò di colpo, girò la testa in direzione della porta e tese all’indietro le orecchie. Quindi, il pelo ritto sulla schiena, si raggomitolò. La ragazza provò ad accarezzarlo per tranquillizzarlo, ma il povero micio saltò giù dalla scrivania e andò a nascondersi nel cestino della carta straccia.

Cosa poteva averlo spaventato a tal punto?

Poi, la ragazza si accorse che qualcosa di strano era appena avvenuto, stava avvenendo in quella stanza. La porta si stava lentamente chiudendo… 

continua

Print Friendly, PDF & Email
7 pensiero su “Un pomeriggio di studio”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

* Questa casella GDPR è richiesta

*

Accetto

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: A questo blog non piace il copia-incolla!