Chi ha letto le tragedie di Shakespeare, e ha in mente l’Otello, forse saprà che il genio inglese si ispirò, per descrivere l’episodio dell’uccisione di Desdemona per mano di Otello, da un fatto realmente accaduto nell’estate 1602, a Venezia
In quell’occasione, la nobildonna Lucrezia Cappello fu trucidata dal marito, Giovanni Sanudo, che sospettandola di infedeltà ma senza il minimo fondamento, la mandò dapprima a confessarsi per un peccato in realtà mai commesso, e la notte stessa, mentre la poveretta dormiva, l’assassinò con una stilettata alla gola.
Quello che però forse non tutti sanno, tragedie a parte, è che, a distanza di quasi tre secoli, lo spirito di Lucrezia è ancora qui che pretende giustizia, e la sua presenza continua a manifestarsi nella casa dove venne assassinata.

LA STORIA 
È Alberto Toso Fei nel suo Veneziaenigma che ci fornisce tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno. 
Lucrezia Cappello era una nobildonna veneziana, e aveva solo 36 anni quando, l’11 luglio 1602, fu assassinata dal marito Giovanni Sanudo nel loro palazzo di rio della Croce, nell’isola della Giudecca, a Venezia. 
Le cronache criminali del Consiglio dei Dieci così riportano l’avvenimento: Ser Zuanne Sanudo fo de ser Alvise, senza causa alcuna, feriva con un pugnale nel proprio suo letto Donna Betta (Lucrezia) Cappello sua moglie, di cinque ferite per le quali subito morì. Zuanne (Giovanni), il marito geloso all’inverosimile, la sera prima aveva costretto la donna, con la violenza, a recarsi nella sua parrocchia di Sant’Eufemia a confessare adulteri mai avvenuti. I due avevano cinque figli, tre maschi e due femmine, ma il pensiero dei figli non bastò a fermare la mano dell’omicida. 
Subito dopo l’assassinio l’uomo fuggì e fu condannato in contumacia al bando e alla decapitazione, con un premio di duemila ducati per chi l’avesse catturato. Più volte Giovanni Sanudo implorerà la grazia, con la scusa di provvedere ai figli, diventati orfani per sua mano: Quella poverina di mia moglie, scriveva ai Signori della Serenissima, terminò innocentemente la vita
Riconoscendo di essere stato accecato dalla gelosia, ebbe dei salvacondotti, rinnovati di volta in volta, finché nel 1621, ottenuta una “carta di pace” dai Cappello, poté tornare definitivamente in città
Sulla morte di Lucrezia, il libro dei morti di Sant’Eufemia, parrocchia alla quale la donna apparteneva, riporta singolarmente una duplice versione del decesso: amalata da dogia de cuor de cinque giorni e poi amazata, (ammalata da mal di cuore da cinque giorni e poi ammazzata) riporta la prima, lasciando intendere un improbabile caso di pietosa eutanasia. Ma su queste parole sono state tirate delle righe frettolose che, cancellando una verità di comodo, lasciano spazio alla seconda motivazione di morte: amazata di molte ferite.
LA LEGGENDA
Da dove nasce il mistero del fantasma di Lucrezia? 
Negli anni Quaranta del secolo scorso, un giovane di vent’anni stava disteso sul letto della sua stanza all’ultimo piano di una casa in calle della Croce, alla Giudecca, ascoltando della musica. Il padre e la madre erano al pianterreno, la sorella minore nella stanza a fianco, la sorella maggiore nella sua stanza al primo piano. All’improvviso, ecco una sorta di “globo” luminoso salire lentamente le scale, sostare a mezz’aria sul pianerottolo e muoversi lentamente su e giù. 
Il giovane si rizzò a sedere sul letto per vedere meglio di cosa si trattasse, e immediatamente la strana luce si diresse rapidissima verso di lui. Il giovane fece appena in tempo a intravvedere in quel globo un volto femminile, dai tratti tesi, cattivi e minacciosi. Il giovane, spaventato, urlò, e il globo svanì. Nella casa regnava il silenzio, segno che nessuno, oltre a lui, aveva visto o udito nulla di strano. 
Passarono quindici anni, e la famiglia, che nel frattempo aveva traslocato, la sera di Natale si ritrovò a cena. S’iniziò a raccontare avvenimenti del passato, e quando la conversazione si spostò su spettri e fantasmi, il giovane si ricordò di quella strana apparizione avuta anni prima. Così la raccontò, e allora si scoprì l’incredibile: la stessa apparizione aveva visitato anche le sorelle, ma in ben altra maniera
Alle ragazze infatti, che all’epoca dei fatti erano poco più che adolescenti, era apparsa una donna giovane e sorridente, a figura intera e abbigliata secondo la moda cinquecentesca. La sorella minore disse anche che il misterioso fantasma l’aveva visitata più volte, e sempre l’aveva vista sorridente e con un fare benevolo. 
Solo il padre del ragazzo dissentì: anche a lui era apparso il fantasma, ma come era avvenuto per il figlio, anche a lui il fantasma di quella donna era apparso aggressivo e feroce.
Un fantasma che odia gli uomini e ama le donne, dunque? Chi era quel fantasma? Perché si comporta così? 
A queste domande rispose proprio il nostro giovane, che si mise a cercare informazioni riguardanti la casa nella quale le sua famiglia aveva abitato, in calle della Croce. Luoghi, tempi e vicende portarono, e tutt’ora portano, diritti alla storia di Lucrezia Cappello, che torna a calcare scale e pavimenti della casa che fu sua, mostrandosi irata con gli uomini e benevola con le donne. Se la sua famiglia ha perdonato chi le tolse la vita, non così lei, che si dispera per esser stata strappata al mondo ancora nel fiore dell’età, e soprattutto senza una ragione ma solo per cieca, stupida gelosia. La contrada la predica per una Santa, scriverà nel raccontare il delitto il vescovo di Canea Domenico Bollani a ser Vincenzo Dandolo.
L’unico rammarico che ho è di non essere ancora riuscita a scoprire la casa che fu di Lucrezia: calle della Croce alla Giudecca è una strada lunga, piena di bellissime dimore molto antiche, e non ci sono indizi che facciano capire quale sia la dimora della sfortunata donna. Se qualcuno avesse qualche informazione in merito, non esiti a condividerla!
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7 pensiero su “Il fantasma che odia gli uomini: Lucrezia Cappello”
  1. @angie. Addirittura?? guarda che nn sn mica una sarta! 😉 scherzi a parte, son io a ringraziare te, la mia prima follower!

  2. Brava, bravissima tu mia cara amica, che mi vieni sempre a trovare.
    Sono felicissima per te, sapevo che avevi stoffa da vendere.

    Grazie grazie Angie Ginev

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